Capitolo 7

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Papà, è tutta la sera che ti aspetto. Il sole è andato a dormire e la luna ha preso il suo posto già da parecchio tempo, ma tu ancora non hai fatto ritorno. La tavola è tutta imbandita di cose buone. C'è tanto di quel cibo che mi sono immaginata la tua faccia. Non vedo l'ora di sedermi accanto a te e di vederti mangiare una volta tanto. Tu, che ti fai servire sempre per primo, perché ci dici sempre che sei il capofamiglia. Lo dici scherzando ma io ho capito perché fai così. Quando mamma serve la zuppa, che sia di carne o di verdure, ho notato che l'ultimo ha sempre la parte più corposa. Alvaro è sempre l'ultimo! Lui che piange e strilla perché ha fame e vuole sempre iniziare prima degli altri, non lo capisce. Non capisce proprio perché la mamma e il papà fanno così. Dove sei ora papà?
Con noi questa sera ci sono anche altre persone. C'è lo zio Luis e la zia Ainara (mi hanno detto loro che potevo chiamarli così) con il piccolo Markel. Loro mi sono molto simpatici e so per certo che anche a te piacciono molto. Tra poco la mamma ci spedirà a letto, è già molto tardi, Lucia e Alvaro hanno divorato tutto il possibile e ora sono qui seduti con la pancia piena che non riescono neanche a muoversi. Guardo il mio piatto freddo. Non ho toccato nulla. Non voglio iniziare senza di te.

Paula guardò il grosso chiodo piantato nel muro; il basco di Mariano non si trovava al solito posto dove era abituata a vederlo.

L'aria era fredda e il camino crepitava in una parte remota della stanza.

Attorno al tavolo gli amici di sempre a dare conforto. Luis e sua moglie Ainara, considerati ormai come parte della famiglia, sedevano assieme al loro figlioletto Markel poco più grande di Renata.

Uno scialle logoro ricopriva le spalle di Paula. I bambini, che avevano smesso di domandare insistentemente dove fosse il loro papà, si muovevano nella stanza con fare silenzioso.

"Cosa ne sarà di noi adesso? Ho una casa da mandare avanti e due bambini a cui dare da mangiare tutti i giorni".

"Paula, vedrai che le cose si sistemeranno. Mariano è innocente. Luis mi ha giurato e spergiurato che lui con questa faccenda non c'entra proprio nulla. Non è stato lui a sparare".

Lo sguardo colpevole di Luis era rivolto in terra. In cuor suo sapeva di essere parte in causa del disastro che si era abbattuto su quella famiglia.

"Per quanto riguarda i tuoi tre bambini..." i due coniugi si scambiarono un'occhiata furtiva "...hai un bell'orto qui fuori e poi..." la donna abbassò la voce "...hai ben più di un animale per il brodo e la carne".

Paula guardò Renata che era rimasta immobile per tutta la sera a fissare la porta. Le fece un sorriso dolce e poi richiamò la sua attenzione.

"Ma che ti prende? Quante volte devo dirtelo che la roba da mangiare non va sprecata? Mangia sù". La voce era stranamente gentile, a tratti rotta dal pianto.

La bimba si chiuse nelle spalle continuando a guardare il suo piatto ormai freddo.

Un colpo improvviso fece sobbalzare tutti i presenti. Le posate e i piatti vibrarono per una frazione di secondo. 

"VUOI MANGIARE, PICCOLA STREGA?!" gridò Paula, gli occhi spalancati e il pugno chiuso sul tavolo mentre afferrava il coltello con rabbia.

Renata fece un balzo dalla sedia. Si precipitò fuori lasciando la porta aperta per poi correre a piedi nudi verso la piccola stalla in legno dove si trovava l'asino Hugo. Il suo vecchio amico era lì a guardarla con l'aria di chi aveva già compreso tutto. L'animale abbassò la testa muovendo indietro le orecchie per farsi accarezzare il muso.

Come era triste quel momento. L'assenza del padre era una presenza insostenibile. Se solo ci fosse stato lui a darle conforto.

"Dove sei papà mio. Se torni adesso giuro che sarò buona e non farò più arrabbiare la mamma".

Sentì dei passi nel buio. Senza voltarsi si preparò alla solita strigliata. Prese un filo di fieno da terra e lo diede da mangiare al suo fedele amico peloso. Non aveva più paura. Attese quello che si meritava con rassegnazione.

La porta in legno fece il consueto cigolio.

Una mano leggera si posò sulla sua spalla.

Il piccolo Markel le stava porgendo un fiorellino appena colto. Era un normale fiorellino come tanti, ma nessuno glielo aveva mai dato. Non era abituata a gentilezze che non le provenissero dal padre e quel gesto la confuse per un istante. Forse quel bambino non era cattivo. Forse non c'erano altri fini dietro quella manifestazione amichevole. Allungò timidamente una mano e tirando su con il naso fece suo quel semplice dono.

La mamma, Alvaro e Lucia sembravano sempre insofferenti nei suoi confronti e non facevano altro che schernirla, facendola soffrire per ogni cosa. Per questo si trovava più a suo agio con gli animali della piccola fattoria, loro almeno non le avrebbero mai fatto del male. Con loro comunicava davvero. Non serviva parlare perché per quelle simpatiche bestiole, contavano più i gesti che le parole. E poi, cosa avrebbe dovuto dire a una madre che la mattina le dava sempre meno latte e meno pane rispetto ai suoi fratellini? Certo, lei era la più piccola e giustamente doveva mangiare di meno, ma era sempre affamata. Alvaro invece faceva i capricci e non terminava mai il latte che le dava la mamma.

"Basta..." gridava delle volte "...non ne voglio più!" e spesso rovesciava tutto per terra. Ma la mamma a lui non diceva mai nulla.

Cosa avrebbe dovuto dire a quei due piccoli mostri che dopo aver fatto precipitare in terra il pentolone in coccio erano corsi via in lacrime dicendo che era stata lei? Era sempre sua la colpa, di tutto quanto. Le botte e le punizioni prese dalla matrigna erano immancabilmente accompagnate dalle risatine cattive dei suoi fratellastri. Sopportava con tutte le forze
trattenendo il pianto; mai si sarebbe fatta vedere in lacrime da loro.

Provava vergogna a parlare poiché sapeva che qualunque cosa avesse detto l'avrebbero
sempre e comunque presa in giro. Sempre. Nessuno di loro meritava la condivisione dei suoi pensieri.

Il bambino continuava a guardarla.

In quella notte buia e fredda Renata fece udire per la prima volta la sua voce. Sembrava più un rantolo e se ne vergognò subito.

"Gra-zie".

Il suo cuore si scaldò per un breve attimo.

La strega di EibarDove le storie prendono vita. Scoprilo ora