Capitolo 15

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Madrid, 31 maggio 1906

Alfonso si aggiustò con cura il colletto della camicia. L'immagine, che vedeva riflessa nello specchio dorato della sua stanza privata, era impeccabile. 

La mattina della cerimonia nuziale era cominciata in sordina, avvolta in un'atmosfera densa d'apprensioni.

I servitori si avvicinarono con fare silenzioso, e lo aiutarono a indossare la giacca affollata di medaglie e mostrine. Ogni dettaglio che portava indosso era studiato per conferirgli un aspetto di magnificenza.

Quella giornata non era solo la sua, ma apparteneva a tutto il regno. Sapeva di essere ancora troppo giovane e impreparato; il paese, prima o poi, gli avrebbe chiesto di onorare tutti quei fregi che portava sul petto. Era ugualmente consapevole che il matrimonio con Vittoria, piuttosto che rappresentare l'unione fra due giovani innamorati, era un segno di stabilità per la nazione, una promessa di gloria in tempi difficili.

Si guardò il viso più da vicino, per l'ennesima volta. Il volto era segnato dalla notte insonne. L'immagine di Elaia, con i suoi capelli rossi, e il suo abito bianco, continuava a tornare prepotentemente nei i suoi pensieri.

Sentì bussare alla porta. La regina madre pareva chiedere udienza al re di Spagna, anziché a suo figlio. Anche il viso della donna sembrava stanco, quasi sofferente. La vide piccola, per la prima volta, stretta in un abito sfarzoso che poco le si addiceva in quel momento di serenità familiare. In lei aveva sempre visto la compostezza fatta persona; una donna devota al suo paese, prima ancora che a sé stessa. Non sembrava più quella leonessa che tanto caparbiamente si era seduta sul trono dopo la morte del compianto marito, almeno, non in quel momento. Quella che vedeva dinnanzi, era semplicemente la sua mamma. Non la chiamava più così da tanto tempo, e avrebbe voluto abbracciarla per dimostrarle tutto il suo affetto.

"Buongiorno mamma!"

Quelle parole provocarono una scossa nel cuore della regina. 

"Figlio mio" disse la donna accennando un sorriso, mentre i suoi occhi tradivano uno stato d'animo tutt'altro che felice.

Alle spalle della regina madre un uomo col mantello rosso fece un inchino.

Maria Cristina fece un respiro profondo e poi attaccò a parlare senza esitazioni. Quello che aveva da dire, lo aveva già ripetuto all'infinito dentro la sua testa. I lineamenti del viso tornarono quelli di sempre, la regina madre era tornata improvvisamente lucida e presente a sé stessa.

"Quest'uomo è Felix Mortiger, un colonnello della guardia civile, ma soprattutto un uomo di cui mi fido ciecamente".

L'uomo, ancora poggiato su un ginocchio, volgeva lo sguardo in terra. Alzò gli occhi in quel momento. Emanava un energia e una forza d'animo quasi palpabile.

"E' giunto il momento che tu sappia ciò che mi turba da diversi giorni..." continuò con un filo di voce Maria Cristina "...quello che sto cercando di dire..." si interruppe per un breve attimo per poi riprendere con più vigore "...che un fatto grave stava per accadere, ma che ora, grazie al nostro comandante, tutto si sistemerà per il meglio".

Il giovane re fece un cenno ai servitori di lasciarli soli. Un velo di silenzio avvolse la stanza non appena quest'ultimi furono usciti. 

"Madre..." Alfonso si sporse in avanti, con tenerezza, prendendo le mani della regina fra le sue "...Mamma, dimmi cosa sta succedendo".

"Nulla che ti possa preoccupare. Abbiamo qui Il colonnello Mortiger, questo è quanto devi sapere. Lui penserà a tutto. Sarà a capo della sicurezza durante tutta la cerimonia. Tu hai un compito da svolgere, e devi portarlo a termine".

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