capitolo 13

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Madrid, 25 maggio 1906

Nel salotto del Palazzo Reale, la luce del tardo pomeriggio filtrava dolcemente attraverso le bianche tende di seta.

Vittoria Eugenia di Battenberg, la giovane principessa inglese, sedeva placidamente davanti a una tazza di tè. Il suo viso, dai lineamenti aggraziati, tradiva una certa soggezione al cospetto della sontuosa mobilia che la circondava. La stanza era superba, quadri antichi e ritratti sublimi abbellivano le pareti. La Spagna si mostrava fiera ai suoi occhi attraverso immagini di uomini magnifici e battaglie gloriose.

Il re Alfonso XIII le sedeva accanto, con i dubbi e le insicurezze di un ragazzo prossimo a guidare un regno sconfinato. I due giovani conversavano sottovoce, come se quel tranquillo pomeriggio fosse un riparo sicuro al cospetto di un futuro nebuloso.

 I due giovani conversavano sottovoce, come se quel tranquillo pomeriggio fosse un riparo sicuro al cospetto di un futuro nebuloso

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"Sai, a volte mi domando se ci sia un modo giusto per affrontare tutto questo" iniziò Eugenia rompendo il silenzio. "Essere regina... sposarti... è come se ogni scelta fosse una specie di prova da superare. E se non fossi all'altezza?"

Alfonso si aggiustò sulla poltrona, l'espressione del volto divenne seria.

"È esattamente quello che stavo pensando. Il matrimonio... gli impegni di corte... il popolo che pretende certezze... mi sembrano tutti ostacoli così difficili da affrontare. Siamo entrambi ancora molto giovani e spesso mi chiedo anch'io se siamo davvero pronti".

Eugenia piegò leggermente la testa, sfiorando con delicatezza la sua mano. "Nessuno è mai davvero pronto per queste cose, Alfonsito. Ma fortunatamente non saremo soli nelle nostre scelte, possiamo farlo insieme, tu e io".

Alfonso la guardò negli occhi, trovando conforto in quella tenera intimità. La tensione che lo accompagnava da tempo, sembrò dissolversi.

"Insieme". Ripeté Alfonso con un leggero sorriso. Le mani si strinsero in un gesto affettuoso.

"Ena, promettimi una cosa: se mai il peso di tutto questo dovesse diventare insostenibile, dovrai dirmelo! Non voglio che ti senta mai sola dal momento che ci uniremo in matrimonio".

Eugenia sorrise dolcemente.

"Lo prometto. E tu farai lo stesso per me, vero?"

"Promesso..." rispose Alfonso con un leggero sorriso, prima di aggiungere con un tono più leggero: "...anche se non posso prometterti che mi convertirò al tè inglese".

Il re afferrò un calice di cristallo che conteneva del liquido scuro.

"Il vino rosso rimarrà il mio unico amore" aggiunse Alfonso bevendo d'un sorso la bevanda alcolica.

Ena rise piano, scuotendo la testa.

"Non posso costringerti, ma forse, un giorno, riuscirò a farti cambiare idea!"

"Vedremo". Rispose Alfonso, con il suo solito tono allegro, lasciando che la risata di entrambi riempisse la stanza per un istante. Era un attimo perfetto, una bolla di quiete sospesa nel tempo.

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