16.

36 11 14
                                        

Creare e stampare i volantini fu facile.

Michael veniva pur sempre da Manhattan, aveva una classe e un gusto che un forestiero potevano sognarseli! (Sì, ce l'aveva proprio con Tom e il suo "non tanto ex" ragazzo).

Ignorava le sue chiamate e i suoi saluti da giorni, era pur sempre occupato per le elezioni.

Per i suoi volantini Michael scelse una delle sue foto migliori e dei colori sgargianti. Sapeva bene qual era la cosa che mancava a Pie Town: il divertimento, quello vero!

Distribuì con cura i volantini, fermandosi a chiacchierare con tutti, facendo sentire importante ogni cittadino. Da una vita eleggevano sempre lo stesso sindaco, un anziano pescatore che veniva indicato come un discendente di Ray Price, anche se nessuno poteva dirlo davvero. Da anni infatti non parlava molto e ci sentiva ancora meno.

Il povero sindaco si limitava a restare seduto a dormicchiare alla sua scrivania. Firmava qualche ordinanza cittadina e a volte presenziava alle feste come una sagoma di cartone.

Michael era furbo. Alla pasticceria promise un Festival delle Torte, al ristoratore di sceglierlo per il rinfresco della vittoria. Ecco lui non la vedeva proprio come corruzione, ma come un suggerimento a fare la cosa giusta.

Svoltò un angolo e si ritrovò a sbattere contro un uomo tenebroso, anche lui aveva in mano dei volantini.

Michael sbiancò. Sbirciò i fogli che l'uomo teneva in mano "Scuola di Tango" .

«Meno male!» esclamò «credevo ti candidassi per le elezioni, Antonio Banderas».

L'uomo non rispose e Michael gli lasciò il suo volantino.

«Qui serve un cambiamento. Farò pubblicità alla tua scuola di tango mi sembra un ottima idea».

Qualcosa oltre la spalla dell'uomo, attirò l'attenzione di Michael.

Non poteva davvero crederci, Tom era in compagnia del solito ragazzo. «Perdoname, Antonio!» disse superando l'uomo. Si diresse verso lo Starbucks di Tom deciso, sfoderando uno dei suoi migliori sorrisi.

«Michael!»

Tom sfoderò un sorriso killer ma Michael resistette, si disse che era più forte di così, non si sarebbe fatto incantare.

L'odore del latte gli solleticava le narici come una nebbia velenosa.

«Buongiorno, colombelle!» disse mal celando il risentimento che covava.

Si avvicinò al bancone lasciando i volantini con sopra la sua faccia sorridente.

«Ma è fantastico, Michael».

Tom sembrava sinceramente colpito da quella svolta inattesa, così Michael finse modestia.

«É arrivato il momento di voltare pagina».

La verità era che Michael aveva una dannata paura di seguire il suo cuore. Lui, l'eterno secondo. 

L'ex ragazzo di Tom osservava la scena in silenzio, sorseggiando il suo cappuccino.

Michael lo ignorò, un po' per ripicca, un po' per non dover vedere il lucido candore della schiuma di latte bagnargli le labbra. Bleah!

«Potrei aiutarti con il tuo rinfresco, quando vincerai» disse Tom guardandolo negli occhi. Michael ebbe un brivido. Ed eccolo di nuovo lì, il suo Tom. Questa volta lo immaginò con un grande vassoio, intento a distribuire brioches e pasticcini agli elettori di Pie Town. A petto nudo, ovviamente.

L'ex di Tom aprì bocca, interrompendo il sogno ad occhi aperti di Michael.

«Prima del rinfresco della vittoria ci sarà almeno una serata di dibattito elettorale. Sei sicuro di vincere?».

Michael lo guardò a braccia incrociate.

«Gli elettori avranno di certo delle domande da farti» continuò il ragazzo.

«Sono pronto».

Michael era sicuro di sé.

Il ragazzo posò il cappuccino e allungò una mano verso Michael.

«Comunque sono Theodore». 

Michael si morse le labbra per non scoppiare a ridere. 

Theodore. Proprio come il chipmunk grassottello di "Alvin e the chipmunks". Michael allungò la mano moscia e strinse con poca convinzione.

Theodore aveva davanti un enorme e lucido croissant alla crema, gli sarebbe andato dritto sui fianchi, alimentando già quelle piccole maniglie dell'amore.

«Io sono Michael» disse cercando di essere gentile, cercò di ricordare il suo vero obiettivo. Tom l'avrebbe fatto soffrire, doveva lasciar perdere.

«Comunque spero di vedervi ai festeggiamenti. Buona giornata».

L'essere a disagio non gli si addiceva.

Si voltò per un uscita ad effetto, che sembrò più una ritirata. Una volta fuori inspirò l'aria fresca, si era sentito di nuovo come se avesse otto anni. Osservato, giudicato. Forse aveva fatto lo stesso con quel ragazzo ma cercò di scacciare subito quel pensiero.

«Ehi» la voce di Tom alle sue spalle lo scosse.

«Non rispondi alle mie telefonate, ai miei saluti. Qualunque cosa ti abbia fatto, mi dispiace».

Michael sentì il suo cuore sciogliersi come un marshmallow in una cioccolata calda. Non era pronto a soffrire ancora, la paura era un sentimento più forte. Incrociò le braccia e annuì, distratto. Poteva sentire su di sé lo sguardo di Theodore attraverso la vetrina.

«Sono stato molto occupato. Credo anche tu, Tom» disse Michael alludendo a Theodore che fingeva di guardare altrove. Gustava il suo croissant ma con la coda dell'occhio osservava Michael e Tom.

«Bé, con mio padre in città e l'incidente di Patty io...».

Michael trasalì.

«L'incidente di Patty?»

«Sì. Patty è caduta al negozio. Si è incrinata una costola, ora è in ospedale». Michael aveva già iniziato a correre lasciando cadere gli ultimi volantini dietro di sé. Patty si sarebbe offesa non vedendolo al suo capezzale.

Cercò di pensare velocemente alla torta più adatta da portarle.

Il vento soffiò via qualche volantino abbandonato, portandoli fino al mare.

Perla non vedeva l'ora di gustarsi la serata del 4 luglio e vedere i fuochi d'artificio, li aspettava con impazienza ogni anno.

Guardò verso la finestra di Gabriel che quel giorno era rimasta chiusa. Si chiese se stesse bene, se fosse a letto con un raffreddore. Era strano preoccuparsi così per un umano.

Scosse la testa e sparì tra i flutti, nuotare le avrebbe schiarito le idee.

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora