15.

22 10 4
                                    

Jenny aspettò a lungo.

Non se l'era sentita di lasciare di nuovo il negozio incustodito, in fondo quella era casa sua. Il povero Toto aveva dormito nel suo angolino, poi si era stiracchiato e aveva mangiato delle crocchette stantie. Infine se l'era presa con la poltrona preferita di Patty masticandone la gommapiuma. Non doveva avere affatto un buon sapore, perché lui la sputacchiò tutta in giro.

Gli occhi tristi di Toto rivelavano che Patty gli mancava molto.

Jenny cercò di scendere dal piedistallo per tutto il giorno ma non ci riuscì. Qualcosa era cambiato.

Toto le si avvicinò guaendo ma lei non poté prenderlo in braccio, così lui le si accoccolò su un piede e lì rimase per il resto del pomeriggio. 

Jenny era di nuovo invisibile.

Nessuno si era fermato passando di lì, nessuno era entrato. Si chiese perché quell'uomo affascinante l'aveva rifiutata. Forse le avrebbe spezzato il cuore, si chiese se anche lei en avesse davvero uno.

Qualcosa nella freddezza di lui la fece sentire più triste di prima, non sapeva niente del mondo.

Quando il sole tramontò Jenny udì di nuovo la musica.

La solita dolce e sensuale melodia le riscaldò il cuore nonostante tutto.

«Oh, povero piccolo!» disse prendendo in braccio Toto, che iniziò a scodinzolare. «Non resterai qui da solo, non preoccuparti».

Jenny scese finalmente dal suo piedistallo e uscì. Si chiese perché Patty non fosse venuta a prendere il suo cagnolino. Li aveva abbandonati entrambi. 

Lungo la banchina Perla osservava.

C'era qualcosa di diverso in lei, aveva voglia di parlare con qualcuno.

Il pallido pittore che l'aveva vista, dipingeva davanti alla sua finestra aperta e guardava il mare cercandola.

Toto scappò dalle braccia di Jenny e raggiunse Perla abbaiando.

Il pittore si affacciò con il cuore in gola. Seguì con lo sguardo il punto dove il cagnolino abbaiava ma vide solo schiuma di mare.

Sospirò. Non poteva credere di aver immaginato tutto. Lei era lì, era sempre stata in quelle acque, lo sentiva.

Prese un fiore dal vaso che teneva sul comodino e il suo dipinto migliore.

Da tempo non usciva da quella casa che era ormai una prigione, ma il fatto che il sole non fosse lì a ferirlo gli diede coraggio. Temeva la luce del giorno così come temeva le persone.

Voleva rivedere quella sirena, quella magnifica creatura che non faceva che apparigli in sogno.

Mise un piede fuori dalla porta e gli sembrò che esistesse un mondo nuovo.

«Non importa se non ti farai più vedere, io so che ci sei. Non voglio farti del male». 

Appoggiò la sua tela sul pelo dell'acqua e lasciò che scivolasse lentamente, come una barchetta di carta donata alla corrente.

Tra le dita stringeva il suo fiore. Il ritratto di Perla iniziò ad affondare nel mare, cullato dalle onde.

Il pittore osservava quel volto angelico scomparire nel buio.

«Mi chiamo Gabriel. Anche io mi sento una strana invenzione delle favole».

Rise delle sue stesse parole.

Si sedette vicino all'ormeggio delle barche assaporando lo sciabordio delle onde. Mise i piedi nell'acqua.

«Solo la Luna non mi fa paura. Il sole mi brucia, il vento mi soffoca. Il mondo è un posto tremendo per me, non gli appartengo. Come te».

Perla ascoltava, nascosta da un barca. Osservava quel giovane ragazzo parlarle con il cuore.

«Nuoterei nell'Oceano insieme a te se tu me lo chiedessi. Non mi importerebbe di rischiare una polmonite».

Toto si avvicinò a Gabriel in cerca di qualche coccola e si sedette acacnto a lui. Anche Jenny li raggiunse sulla sponda. Aveva ascoltato le parole di Gabriel e ne rimase colpita. Si chiese perché la sirena non si facesse vedere.

Un pescatore, tornato da una fruttuosa pesca notturna, scivolò con la sua barca bianca nel porto. Alla luce della luna sembrò una perla sul velluto della notte. Il pescatore prese a suonare un'armonica che riempì l'aria di nostalgia.

«Innamorarsi è sempre così doloroso?» chiese Gabriel guardando Jenny. 

«Non lo so. Ma so che il cuore poi non è più lo stesso» gli rispose lei guardando lontano. Toto mordicchiava le dita di Gabriel che rise. 

«Hai freddo, gentile ragazza?»

Jenny non poté rispondere, era di nuovo immobile.

Gabriel sapeva che Pie Town era una città magica, dove i desideri potevano avverarsi. Toto cercò di svegliare Jenny scuotendola con una zampa.

«Non temere amica mia» disse Gabriel alzandosi.

Starnutì. Poteva già sentire la febbre scuotere il suo corpo. L'aria fresca della notte era inusuale per lui. 

Prese Jenny tra le braccia e seguì Toto che lo guidò fino al negozio.

«Credo che tu abbia paura di innamorarti. Ma succede a tutti, prima o poi».

E così Gabriel rimise Jenny sul suo piedistallo, Toto rimase a vegliarla.

Perla osservava il suo ritratto alla luce della luna.

Era così che lui la vedeva? Il cuore nel petto iniziò a batterle più veloce.

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora