«Forza Alan, vai più veloce!»
Patty, incastrata nei sedili posteriori della minuscola macchina di Alan, si stava spazientendo. Si sentiva come un wurstel in un hot-dog.
Muovendosi avanti e indietro non faceva che scuotere i sedili davanti come un terremoto.
«Patty, non agitarti. Non dovresti nemmeno essere fuori dall'ospedale!»
Harry, intanto se ne stava imbronciato sul sedile del passeggero. Borbottava tra sé e sé come una caffettiera sul fuoco.
«Che hai da brontolare, Harry?».
«L'avevo detto io, di prendere la mia macchina. Era più grossa, non capisco perché hai insistito a prendere la tua!».
«E rischiare un altro incidente per Patty? Scusa, bello mio, non ti conosco».
Harry si voltò a guardare Alan la cui pancia prominente sfregava sotto al volante, come un palloncino ad elio pronto a scoppiare.
«Ma come parli? Cosa sei un bullo?».
Patty alzò gli occhi al cielo. Quei due non avevano fatto altro che bisticciare da quando avevano lasciato l'ospedale.
Alan inchiodò strappando un gemito di dolore alla povera Patty.
Scese dall'auto e così fece Harry, per niente intimidito.
I due uomini si ritrovarono faccia a faccia, uno di fronte all'altro. Non vedevano davvero l'ora di fare a pugni. Harry Bower caricò il suo pugno destro mentre con la mano sinistra si teneva fermi i capelli.
Pie Town era davvero ventosa, voleva evitare che il suo riporto svolazzasse di nuovo in aria. Alan scuotè i baffi e si batté la pancia come un lottatore di sumo. Era pronto a fare a pezzi il suo avversario.
«Ehi! Aiutatemi a scendere!».
Patty era rimasta incastrata. La piccola utilitaria di Alan ondeggiava come una barca in mezzo al mare. Alan allargò le braccia indicando un punto alle spalle di Harry, che gli stava davanti minaccioso. Erano proprio davanti al negozio di Patty il "Pretty vintage".
«Credi che mi sia fermato per fare a botte? Siamo arrivati» lo sfotté Alan.
Anche se ci aveva pensato per un attimo, poi decise che era troppo grasso e vecchio, non voleva rischiare un infarto.
Harry sembrò rimpicciolirsi per la vergogna.
Alan fece il giro della macchina, guardando Harry dall'alto in basso. Sentiva comunque di aver vinto. Si precipitò ad aprire la portiera a Patty ma era davvero incastrata.
«Vieni a darmi una mano razza di Minion!» sbottò Alan quando capì che tirare Patty per le gambe non sarebbe bastato a farla uscire da lì.
Harry, rosso in viso per la rabbia, si affrettò all'altro lato della macchina.
Spalancò la portiera posteriore e cercò di spingere Patty verso Alan, prendendola per le spalle.
«Ah, le mie costole! La mia delicata cassa toracica, fate piano!».
Patty si lamentava senza fare il minimo sforzo per sollevarsi.
«Come possiamo fare?» gridò Alan ad Harry. Erano già sfiniti.
Harry si tolse giacca e camicia e rimase in canottiera, rivelando un paio di bei bicipiti. Al collo portava una grossa catena d'oro, una nuvola di peli bianchi gli ricoprivano interamente petto e spalle.
Alan scoppiò a ridere.
«Diamine, sembri una marmotta!».
Patty gli rivolse un'occhiataccia.
«Alan è colpa tua se sono incastrata in questa scatola di sardine».
All'ennesimo strattone di Alan, Patty gli tirò un calcio dritto in faccia, mettendolo K.O.
«Oddio» Patty se ne pentì subito ma era stato un gesto involontario, una sorta di reazione di difesa. Harry, solo ed esasperato stava per gettare la spugna.
Avrebbe chiamato un carro attrezzi.
Toto, da dentro il negozio iniziò ad abbaiare disperato.
Patty sollevò la testa. Eccolo lì, il suo adorato confettino, la sua vera gioia.
«Toto!» gridò con le lacrime agli occhi.
Toto premeva le zampette e il muso contro la vetrina, era ai piedi di Jenny.
Patty si fece coraggio e iniziò a dondolare. Non fu facile coordinare gambe e braccia ma Patty inizio a muoversi come un lombrico. Raccogliendo e distendendo le gambe riuscì a scivolare fuori dall'auto quel tanto che bastava per afferrare con le braccia il tettuccio. Con un ultimo sforzo si issò fuori e finalmente all'impiedi tirò un sospiro di sollievo.
«Alan mi dispiace» disse al pover'uomo ancora disteso a terra privo di sensi.
Patty corse ad aprire la porta del negozio liberando Toto. Il cagnolino iniziò a farle festa, le saltellava attorno come uno di quei cani a molla. Erano anni che Patty non lo vedeva così vivace e felice.
Poi scappò. Sgusciò tra le gambe di Patty, saltò via l'immensa pancia di Alan e aggirò Harry. Puff! Sparito.
Patty lo chiamò disperata. Se ne era andato come se avesse avuto un impegno, qualcosa di importante da fare.
Clic. Il rumore del cane della pistola attirò l'attenzione di Patty e Harry. Un uomo li teneva sotto tiro.
«E così è per questo che ti chiamano l'ermellino, eh?» disse lo sconosciuto indicando la candida coltre di peli bianchi che ricopriva Harry.
Lo straniero indossava dei vestiti fuori moda e un sombrero a coprirgli la faccia da mastino.
«Non fare il furbo con me, ermiño. O preferisci Narciso».
Harry aprì la bocca per parlare ma lo sconosciuto gli fece segno di tacere. «
Tu sai chi sono. Sali in macchina» disse indicando l'auto con le portiere ancora spalancate.
«Anche tu, forza» disse indicando Patty.
«Ah,no!» esclamò lei «se entro lì non esco più, scordatelo».
L'uomo sparò in aria terrorizzando i poveri malcapitati.
«El Ciobar non dice le cose due volte. Salite».
Così Patty e Harry obbedirono. Rapiti, sotto gli occhi immobili di Jenny.
Alan intanto sognava. Sognò Patty che prendeva il sole in bikini, sugli scogli, circondata da bellissime sirene.
STAI LEGGENDO
Maratona a Pie Town
HumorPie Town è una piccola e deliziosa cittadina sul mare. I suoi abitanti sono collegati da un filo invisibile. Michael e il suo amore segreto per Tom, l'affascinante barista di Starbucks. Patty e le sue torte di mele e bourbon, con cui fa merenda ogn...