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Anche nascosta nell'acqua, Perla riuscì a sentire il baccano che i due uomini stavano facendo. Emerse per respirare e per capire che cosa stesse accadendo. Si avvicinava un temporale a Pie Town. Il cielo aveva uno strano colore, pervaso da una strana energia. Due uomini erano davanti alla statua della sirena. Uno dei due, immerso nella fontana fino alle ginocchia, colpiva la statua con un piccone.

Perla sentì un tuffo al cuore. Come potevano distruggere la statua della guardiana?

Dentro lo Starbucks di Tom, intanto, i prigionieri cercavano di uscire. Ciobar aveva sbarrato la porta di uscita, minacciandoli. L'unica finestra del locale era troppo piccola perché potessero passarci e così Alan, Patty e tutti gli altri osservavano la scena terrorizzati. 

«Diamine! Ma sono tutti a pesca?» esclamò Harry. 

«E' una città di pescatori» disse Alan scuotendo la testa.

Perla si immerse di nuovo nell'acqua e nuotò fino alle barche ormeggiate, sotto la finestra di Gabriel. La sua finestra era chiusa e Perla si sentì smarrita. «Gabriel!» lo chiamò.

«Gabriel!».

Dall'interno della casa sentì un cagnolino abbaiare. Gli scuri della finestra si aprirono e il muso del cagnolino fu la prima cosa che apparve. Il piccolo Toto era andato a vegliare su Gabriel. Il ragazzo si affacciò, era stato così male che non aveva avuto la forza di alzarsi dal letto per giorni.

Vide Perla e il suo viso si distese, come se avesse visto  l'alba più meravigliosa di sempre.

Si affrettò a scendere indossando una camicia. Toto, trotterellava ai suoi piedi. Abbaiò fino a che Gabriel non raggiunse Perla.

«Credo l'abbia fatto per te» disse Gabriel «è rimasto con me per tutto il tempo che sono rimasto a letto in preda alla febbre.»

Perla nuotò fino a raggiungere la sponda. Si issò con le braccia sull'acciottolato che ricopriva la banchina del porto. Toto, che non sempre era coraggioso, esitò.

«Vieni qui, voglio ringraziarti».

Il cagnolino esitò ma poi si decise ad avvicinarsi e lasciò che Perla gli accarezzasse la testa.

Poi corse via, era il momento di ritornare da Patty.

Gabriel le era così vicino che poteva sentirne il respiro. La guardava rapito. Perla arrossì. La sua coda iridea ondeggiava nell'acqua come un nastro bellissimo. «Credevo di non rivederti più» disse Gabriel prendendo tra le dita una ciocca dei capelli bagnati di lei «anche se ti ho sognata sempre.»

Moriva dalla voglia di baciarla, ora che vedeva il suo viso così da vicino. Era ancora più bella di ciò che lui aveva dipinto, guardandola solo da lontano.

«Mi dispiace che tu sia stato così male.»

Perla lo prese per mano.

Il rumore delle picconate li riportò alla realtà.

«Ho bisogno del tuo aiuto. Se distruggono quella statua, niente potrà salvare la città.»

Gabriel sorrise.

Una sirena del mare cercava di salvare una città di uomini. Aveva saputo fin dal primo istante che lei era speciale. 

Uno dei due uomini impugnava una pistola. Gli avrebbe sparato prima che potesse raggiungerlo.

«Vieni, distraiamoli. Diamo del tempo a qualcuno» disse Gabriel. Corse verso una delle barche bianche ormeggiate e ne sciolse la cima. Sotto un telo di plastica erano sistemati dei fuochi d'artificio e alcuni razzi colorati. Il vecchio Ben li preparava sempre nello stesso posto, da anni. Li sparava dalla sua barca al largo ogni 4 luglio.

Gabriel aiutò Perla a salire sulla barca accanto a lui, poi iniziò a remare. Scivolando sull'acqua vedevano la statua cadere sotto i colpi di Narciso. La statua della guardiana accoglieva i viandanti del mare, da sempre.

Quando furono in un buon punto, Gabriel si alzò. Cercò di mantenere l'equilibrio e prese uno dei razzi più grossi. Lo puntò proprio verso i due uomini. Lo accese e si aggrappò all'imbarcazione per non cadere.

In quell'istante Narciso sferrò un ultima, violenta picconata al petto della statua che lo distrusse. Il petto della sirena iniziò a creparsi e rompersi come se fosse il guscio di un uovo. Un meraviglioso cuore di oro zecchino era incastonato in una piccola cavità.

Narciso restò a bocca aperta. Quel cuore d'oro doveva pesare parecchio, era del tutto simile ad un cuore umano per forma e dimensione. Un brivido gli percorse la schiena, sembrava così vero.

Il razzo partì in una luminosa scia fucsia. Mancò i due uomini per un soffio, passando sopra le loro teste. Finì per schiantarsi su una casa già malridotta.

Ciobar, pieno di rabbia guardò la barca ma non aveva tempo per quello. Spinse Narciso di lato, facendo cadere in acqua. Infilò la mano nel petto della statua. Aveva gli occhi fuori dalle orbite per l'avarizia che lo consumava. Ciò che restava della statua si crollò su sé stessa in un cumulo di cocci. Solo il bellissimo volto della sirena restò intatto, sprofondando nell'acqua della fontana.

Il cielo si oscurò all'improvviso, come se fosse sceso il tramonto. Un vento freddo iniziò a spirare dall'Oceano. Ciobar, che questa volta non voleva fare errori, puntò la pistola contro Narciso.

«Mi dispiace» disse caricando il colpo «dirò che non mi hai lasciato scelta.»

Sparò.

Un unico colpo a bruciapelo, dritto nel petto.

Narciso ricadde all'indietro tra gli schizzi d'acqua. Ciobar fuggì via con il prezioso cuore d'oro stretto al petto.

Perla in lacrime si strinse a Gabriel, mentre l'Oceano iniziava a gonfiarsi, sollevando la loro barca. L'acqua era agitata, in preda alla corrente non sarebbero riusciti a tornare indietro.

«Non so nuotare» disse Gabriel spaventato.

Certo, come poteva, dopo aver passato la vita a nascondersi dal mondo esterno e dal sole?

«Resterò con te, qualunque cosa succeda.»

Perla lo baciò sulle labbra.

Era la prima volta che capiva cosa intendessero gli umani, quando dicevano che il cuore usciva loro dal petto. Il suo batteva così forte che era certa lo sentisse anche Gabriel.

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora