Epilogo

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«Dai, festeggiamo lo stesso!» insistette Tom.

«E' vero, il 4 luglio è già passato e i fuochi d'artificio si sono bagnati, ma cosa importa?»

Michael lo guardava rapito, i gomiti sul bancone del locale.

Lo Starbucks di Tom era diventato un posto molto frequentato, da quando aveva accettato di fare anche dei semplici caffè espressi per i pescatori più anziani.

A causa dell'onda gigante che aveva quasi distrutto Pie Town, molti pescatori avevano perso le loro barche. Michael aveva chiuso momentaneamente il suo Museo d'Arte Contemporanea e aveva chiamato alcuni amici di Manhattan per farsi dare una mano.

Bastò qualche diretta su Instagram, collegata ad una raccolta fondi, per risollevare quella che sembrava una catastrofe.

Michael non era un ragazzo di provincia, ma non era nemmeno più un ragazzo di città. Decise che era semplicemente sé stesso. Era Michael che amava correre all'aperto, in solitudine, e quello che faceva dirette online con gli amici.

Pie Town non gli era mai sembrata tanto bella.

Tom gli sorrise, dietro al bancone.

Con la testa indicò un punto fuori, oltre la vetrina. P

atty e Alan, con l'aiuto degli altri cittadini, avevano allestito un piccolo palco dove Michael potesse sfoggiare la sua fascia di sindaco.

«Tom, non dovevate» disse Michael con gli occhi che brillavano.

Ma certo che dovevano, eccome! Però voleva sembrare umile.

Theodore e Harry distribuivano caffè in tutta la Piazza. Un lungo tavolo, pieno di torte di mele , era sistemato a lato della fontana. Patty e Alan, naturalmente, ne stavano mangiando una fetta ciascuno, seduti sulla loro panchina preferita.

Toto starnutiva tra le margherite. Archie sapeva che gli ermellini erano più intelligenti dei cani, ma si divertiva comunque a stuzzicare quel grasso salsicciotto.

Jack e Bonnie erano ripartiti, all'arrivo di metà della comunità gay di Manhattan, Jack aveva sviluppato la psoriasi anche tra le dita dei piedi.

«Certo, papà» disse Michael, al telefono proprio con Jack «vi aspetto per Natale.» Due visite l'anno erano meglio che una sola.

«Non preoccuparti per la mamma, sa quello che fa.»

Bonnie aveva deciso di aprire un centro yoga assieme a Theodore, non appena fosse tornato da Pie Town. Perché la dieta iniziava prima dalla mente e poi dal corpo. Insieme avrebbero fatto faville.

Tom lasciò il grembiule sul bancone, non gli importava dei clienti nel locale. Era la giornata speciale di Michael, bisognava festeggiare.

Michael salì sul palco piuttosto agitato, ma non era una recita scolastica e lui non aveva più otto anni. Guardò la folla ai suoi piedi.

«Vorrei ringraziarvi tutti. Questa città meravigliosa vive grazie a voi».

Tutti applaudirono.

«Ma c'è qualcuno di speciale che ci ha salvati davvero» Michael guardò verso l'Oceano.

Sapeva che Perla lo stava ascoltando.

Gli aveva raccontato la verità sulla statua di Pie Town ma non voleva che tutti gli uomini conoscessero l'esistenza del popolo del mare.

«Molto tempo fa qualcuno donò il suo cuore a questa città per sempre, e io lo ringrazio. Anche io oggi vi dono il mio.»

I cittadini applaudirono di nuovo.

Michael non era certo che avessero capito ciò che intendesse, forse alcuni non l'avevano neanche sentito, senza l'apparecchio acustico.

La musica iniziò.

Un tango, naturalmente.

I cittadini si aprirono in cerchio, proprio davanti alla fontana Jenny e Narciso iniziarono a ballare. I piedi di Jenny, sempre sollevati sulle punte, erano incerti, i suoi movimenti imprecisi.

Narciso la guidava con dolcezza, la guardava come se avesse trovato il tesoro più prezioso del mondo. Ed era così. Si appoggiò sul suo collo per respirare il suo profumo. Non avrebbero mai smesso di ballare.

Patty si commosse. «Ah, guarda la mia ragazza! Niente più ragnatele per lei». Leccò le ultime briciole di torta dal piatto di carta.

«Ho ordinato un altro manichino, Alan. Un bell'uomo questa volta, non si sa mai.» Alan si strozzò con la torta.

«Sto scherzando!»

Patty rise perché quella gelosia la faceva sentire ancora la ragazza delle foto. 

Patty e Alan erano andati a vivere assieme a casa di lui.

La stanza da letto di Alan era al pianterreno, non c'erano ripide scale da salire. Patty ne fu davvero felice.

Soprattutto perché nell'ampia cucina poté sistemare la sua meravigliosa macchina taglia-biscotti, "presa in prestito" dalla fabbrica.

Gli amici di Michael erano arrivati con un auto abbastanza grande!

Harry posò il vassoio con i caffè e invitò una signora a ballare.

Narciso era felice, la Scuola di Tango, che aveva davvero aperto insieme a Jenny, dava i suoi frutti.

Appena il sole tramontò, Ben iniziò a sparare i fuochi d'artificio dalla sua piccola imbarcazione, con sorpresa di tutti.

Proprio come aveva fatto durante ogni 4 luglio, negli ultimi vent'anni.

Tutta la città restò a guardare, scese il silenzio.

I nasi all'insù, le labbra dischiuse per lo stupore. Perché anche se erano sempre gli stessi, i fuochi d'artificio erano meravigliosi.

Michael, approfittando della distrazione generale, raggiunse l'ormeggio delle barche. Guardò in alto, verso la finestra di Gabriel, e lo salutò.

Era lì a dipingere, come sempre.

Perla emerse dall'acqua, rivolgendo a Michael un gran sorriso.

«Questa dovrebbe essere tua» le disse Michael indicando la fascia da sindaco di cui andava molto orgoglioso.

«Grazie. Mi hai salvato la vita più di una volta».

Sullo sfondo della notte, le scie colorate si mescolavano alle stelle.

Michael sospirò, ne aveva dubitato a lungo ma finalmente ne era certo. Aveva avuto la riposta che aveva cercato tanto a lungo.

«Sì. Sono dove dovrei essere. A casa»  

FINE.

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora