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«Credo proprio che a Natale riusciremo a fare delle bancarelle con i biscotti di pastafrolla» Patty guardava fuori dal finestrino sognante, come se stesse tornando da una bellissima gita.

«Niente batte la tua torta di mele, Patty».

Alan la guardava con occhi sognanti mentre guidava lento come una tartaruga per tornare in città.

«Forse dovevamo legarlo più stretto» rifletté Narciso. Archie agitò la testa, era il suo modo per dire a Narciso che era stato uno sciocco. Ultimamente lo faceva davvero spesso.

Harry invece se ne stava raggomitolato sul sedile, a capo chino. Mentre Alan e Patty parlavano di Natale e biscotti, lui e Narciso sedevano in un imbarazzato silenzio.

«Così...hai un ermellino» disse Harry solo per rompere il ghiaccio con l'uomo.

«A volte va male, ma troverai un'altra donna magari quella giusta» disse Narciso. Si stupì delle sue stesse parole di conforto. Parole che suo padre aveva usato con lui molto tempo prima. Ma lui non aveva voluto ascoltare. Il tempo era passato e lui era rimasto per anni con il cuore spezzato.

Sorrise.

Archie gli si accoccolò sul petto, come se ascoltasse il battito del suo cuore.

«Sì, credo non battesse da molto» rise Narciso. Harry tornò a chiudersi nei suoi pensieri.

Alan parcheggiò proprio davanti allo Starbucks. Fece il giro per aiutare Patty a scendere. Sembravano tubare come due colombelle.

Harry li precedette, il pelo bianco intristito sulle spalle.

«Ma dov'è Tom?» chiese entrando nel locale.

Theodore chiacchierava allegramente con Bonnie. Jack sonnecchiava con il giornale sul petto.

«Sono venuti a cercare voi!» esclamò Theodore. Alan e Patty entrarono, anche loro preoccupati.

«Dove sono Michael e Tom?»

«Sono andati a cercarci», Harry scosse la testa «spero tornino subito. Prima che quel pazzo possa liberarsi. Dite che lo sceriffo lo ha già raggiunto?»

Narciso, fuori accanto alla macchina, non ebbe il coraggio di entrare. Era colpa sua se quelle brave persone erano finite nei guai. E poi lui doveva andare dalla donna che forse lo aspettava ancora.

Fece un cenno di saluto ad Alan, che si era voltato a cercarlo con lo sguardo.

Alan annuì.

Così Narciso percorse la Piazza del Mare e tornò al "Pretty Vintage" da Jenny.

Entrò e le andò accanto.

«So di averti delusa. So che tutto ciò che è accaduto oggi è colpa mia.»

Narciso prese dolcemente Jenny per i fianchi e la fece ruotare sul suo piedistallo, verso di lui. «Ho bisogno che tu mi guardi negli occhi». La mascella di Narciso si contraeva, era agitato come la prima volta che aveva indossato delle scarpette da ballo, quando era bambino.

«Forse non ti interessa uno come me. Ma da quando sei arrivata, quella sera, il mio cuore si è sciolto. Lentamente, nei sogni, senza che io me ne accorgessi. Fino a svegliarmi innamorato di te».

Narciso attese che lei si muovesse, che scendesse dal piedistallo e cadesse tra le sue braccia.

«Ora basta giocare! Alza le mani» dall'ombra del negozio comparve Ciobar.

«Dovevi farlo meglio, quel nodo alla corda».

Narciso era stanco di lottare.

«Che cosa vuoi, Ciobar?».

L'uomo passeggiò accarezzando i vestiti appesi, come se gli interessasse davvero qualcosa lì dentro.

«Bè, all'inizio volevo solo farti fuori. Anche se il capo voleva che ti riportassi indietro. Credo tu gli sia sempre stato simpatico.»

Lo disse con un certo fastidio.

«Sai, non mi aspettavo quella banda di trichechi» disse riferendosi a Patty e ad Alan «ma non possono aiutarti, li ho rinchiusi dove potranno godersi lo spettacolo».

Narciso aveva ancora le mani alzate. Archie, ai suoi piedi, rizzò il pelo soffiando.

«Se il tuo topo mi attacca questa volta lo ucciderò. Lo giuro.»

Narciso fischiò per richiamare l'attenzione di Archie, che si voltò a guardarlo. Narciso scosse la testa per dirgli di non fare niente. Doveva ubbidirgli.

«So quando un uomo mi dice la verità e tu hai anche qualcosa da perdere. Non hai mentito sul tesoro.»

Narciso abbassò le braccia.

«Sono vere entrambe le cose» disse «il tesoro è tuo, ma poi voglio essere lasciato in pace.»

Ciobar rise.

«Non puoi dettare le condizioni.»

Narciso sapeva che era in una situazione difficile e in netto svantaggio. Guardò Jenny. La vide dischiudere le labbra, moriva dalla voglia di baciarla.

«Chiudi quel topo nel baule, forza. Non voglio altre sorprese.»

Narciso a malincuore obbedì. Prese Archie in braccio, carezzandolo come un piccolo fiocco di neve. Lui si lasciò sollevare docilmente e lasciò che il suo padrone lo rinchiudesse.

«Tornerò, Archie. Da tutti e due.»

E così Ciobar lo spinse fuori dal negozio, con la pistola piantata nella schiena. Narciso andò dritto verso la fontana al centro della Piazza del Mare. Era certo che il tesoro perduto di Price fosse proprio nella statua della sirena, o almeno lo sperava.

«Ci serviranno un piccone e una pala» disse Narciso mentre camminava davanti a Ciobar.

«Non preoccuparti, amigo. Li ho sempre con me, nel caso dovessi seppellire qualcuno.»

Intanto lo sceriffo era arrivato alla fabbrica di biscotti. Chiamò Dotty, la sua segretaria, per avvisarla che lì non c'era nessuno.

«Come dici Dotty? Una macchina taglia-biscotti?» lo sceriffo dondolò sulle punte delle scarpe lucide.

«No, non credo di poterla portare nel bagagliaio. Ma che ti salta in mente? Ah, te l'ha chiesto la signora Drizzle. Sì, ok ma non posso portarla con me.»

Lo sceriffo chiuse la telefonata e sbuffò.

Quella donna era davvero incredibile.    

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora