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Patty Drizzle era stata una bella donna.

Anzi, proprio una sventola. Una di quelle che ti giri a guardare per la strada.

Le foto in bianco e nero della giovane Patty riempivano la sua casa. Erano appese sulla parete lungo la scala che portava al piano di sopra, alla camera da letto. Patty la chiamava la "scala verso l'inferno".

Ogni sera doveva salire quella scala per andare a dormire, ma più passavano gli anni e più quella scala diventava faticosa. Il suo peso era aumentato a dismisura dopo la morte del marito.

Quando Patty saliva, attaccata al corrimano, aveva tutto il tempo di guardare quelle foto appese. Era giovane e magra in ognuna di esse.

Una volta le aveva staccate tutte e le aveva riposte in uno scatolone in garage. Ma poi aveva deciso di usarle come motivazione, tra una dieta e un'altra.

«Sono sempre quella ragazza, Toto» diceva al cagnolino che la aspettava in cima alle scale. Ma forse lo ripeteva più a sé stessa che a lui.

Patty aveva un negozio di abiti vicino alla piazza principale.

Vendeva abiti vintage e anche da festa, amava lustrini e paillettes. Certo non aveva molti clienti, viveva grazie alla pensione del defunto marito e quel negozio era per lei un passatempo, perlopiù.

La sua casa piena di ricordi spesso la intristiva, e voleva passarci meno tempo possibile.

Un pomeriggio Patty faceva merenda al negozio, con l'amata torta di mele.

La porta si spalancò ed entrò Tom, Patty per poco non si strozzò.

Un profumo di rose e acqua di colonia la inebriò.

«Tom, come sono felice di vederti!».

Tom era un vero fusto nei suoi jeans slavati e la camicia a quadri. Patty cercò di alzarsi dalla sua poltroncina preferita ma vi era praticamente incastrata.

Proprio dietro Tom comparve un ometto basso e tarchiato, con dei baffi ben tagliati. L'ometto si precipitò da Patty e la aiutò ad alzarsi. Era molto forte.

«Grazie, come siete gentile».

Da molto Patty non arrossiva per qualcosa che non fosse il bourbon. Riconobbe nell'ometto gli stessi occhi castani e lo stesso sorriso gentile di Tom.

«Patty, questo è mio padre, Harry» l'uomo le fece un educato baciamano.

«Mi chiedevo se tu potessi fargli vedere un po' la città» Tom sembrava nervoso. Patty era certa che dipendesse dalla sua situazione con Michael.

«E' arrivato in città da poco». Harry aveva la faccia simpatica.

«Ma certo!» esclamò Patty entusiasta. Amava le novità. 

Tom stava per andarsene quando una folata di vento entrò nel negozio.

I capelli di Harry, accuratamente pettinati in un lungo riporto sulla tempia destra, si sollevarono. Svolazzarono in aria come la lunga coda di uno scoiattolo arrabbiato.

Patty scoppiò a ridere fragorosamente, non poté farne a meno. Rise così tanto e così di gusto, che perse l'equilibrio e cadde all'indietro. Si rovesciò come una boa in mezzo all'oceano.

Udì un sonoro "crack", da qualche parte nel suo corpo.

Impossibile dire dove, in mezzo a tutto quel grasso.

Harry si precipitò a tenerle la mano nonostante la figuraccia.

«Tom» disse Patty con un filo di voce «credo proprio di avere bisogno di un'ambulanza».

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora