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Narciso Estrada era cresciuto ballando il tango.

A sedici anni però aveva capito che non sarebbe mai diventato un ballerino professionista. Non aveva la "Sandunga" come gli ripeteva spesso il suo maestro di ballo. Cioè non era aggraziato, né sensuale.

Era nato con una gamba più corta dell'altra e aveva sempre avuto una strana postura. Così Narciso, che aveva sofferto tutta la vita le prese in giro della gente, un giorno si era arreso. Basta, con i suoi sogni di gloria!

Iniziò a lavorare per il cartello messicano.

Lo chiamavano "armiño" per via dell'animaletto che lo accompagnava, un ermellino appunto, che lui chiamava Archie. Bianco come la neve il piccolo roditore aveva un cuore nero come la pece. Era il suo partner di crimine, addestrato a rubare gioielli e a rosicchiare e i fili dei sistemi d'allarme più intricati.

Narciso si era nascosto a Pie Town dopo aver combinato un vero casino, uno di quelli per cui presto sarebbe morto. Aveva rapinato l'uomo sbagliato e lui e Archie erano dovuti sparire. Aveva scelto Pie Town perché non compariva nella maggior parte delle mappe, era un piccolo e microscopico rifugio perfetto.

Sera dopo sera, Narciso cercava di trovare una soluzione. Sapeva bene che prima o poi tutti vengono trovati. Un uomo con un ermellino non era invisibile in alcun luogo del mondo, ma non avrebbe mai abbandonato il suo unico amico.

La sua vita era sempre stata così, niente andava mai per il verso giusto. Nemmeno la musica di Julio riusciva più ad ispirargli un'idea brillante.

Quella piccola città di pescatori gli piaceva, anche se non aveva molto da offrire. 

Un giorno camminando notò un manichino nella vetrina di un negozio.

Aveva il viso di Francisca, un amore di gioventù. Da tanto non pensava a lei, alla vita di prima.

Prima di diventare un delinquente, di scucire soldi alla gente, era una persona molto diversa. Gli venne una tale nostalgia che telefonò a sua madre.

Quella sera, mentre ascoltava il tango nel suo salotto, qualcuno bussò alla sua porta. Archie rizzò il pelo pronto ad attaccare. Narciso prese la pistola nascosta dietro il cuscino del divano. Temeva il peggio e raggiunse la porta con il cuore in gola.

Una donna lo guardava sbirciando dal vetro della finestra.

«Francisca» la voce gli morì in gola.

Narciso si decise ad aprire. No, non era lei ma le assomigliava così tanto.

Il cuore di Narciso riprese stranamente a battere. Archie si arrampicò sulla sua gamba e gli si avvolse sul collo come una stola, mansueto.

La bellissima donna indossava uno svolazzante abito nero stampato a rose bianche.

«Voglio ballare il tango» disse decisa.

Non aveva le scarpe e se ne stava sulla punta dei piedi. Era buffa.

Narciso moriva dalla voglia di ballare di nuovo con una donna. Assaporò la sensazione di stringerla tra le braccia e lasciarsi guidare dalla musica. Quanto gli mancava, respirare il profumo dal magnifico collo di una donna.

Lei gli sorrideva invitante, ancora sull'uscio della porta. Narciso moriva dalla voglia di passare una mano tra quei lunghi capelli corvini.

Ma poi ricordò tutto il resto, quello che aveva voluto dimenticare. 

Francisca, la bellissima Francisca dai lunghi capelli neri, gli aveva spezzato il cuore. In vista di una gara di ballo importante lei, che era stata sempre la sua unica e sola compagna di ballo, lo lasciò.

Per il suo eterno rivale, il ballerino Carlos Ortega. Voleva vincere ad ogni costo, non le era importato di fargli il cuore in mille pezzi.

«Io non ballo più» disse Narciso freddo.

Appena lo disse si rese conto che non era vero.

Ballava quando era solo, ballava nella doccia, per la strada. Ballava anche quando dormiva, dimenandosi tra le lenzuola. Faceva parte di lui ma non voleva aprire di nuovo il suo cuore a qualcuno.

La sua carriera criminale non era andata altrettanto bene e ora si sentiva smarrito.

«Vi prego, vorrei una lezione di tango. Una soltanto. Voglio ballare con voi» insistette la donna con occhi speranzosi.

Narciso stava per dire che non era un insegnante ma poi gli balenò un'idea nel cervello.

«D'accordo, ci vediamo presto alla Scuola».

La donna parve sorpresa.

«Sì, voglio dire qui nella mia Scuola di Tango. Ci sarà presto l'inaugurazione».

E così dicendo sbatté letteralmente la porta in faccia alla donna, perché gli occhi di lei lo stavano trafiggendo come lame e si sentiva vulnerabile.

Gli ci sarebbe voluto molto lavoro ma ce l'avrebbe fatta. Una scuola di tango era proprio quello che poteva salvarlo dall'impaccio in cui si trovava. Poteva dare lezioni nel seminterrato, tanto per iniziare. E una volta attirate abbastanza persone, Archie avrebbe ripulito le case dei pescatori. Era certo che nei loro materassi gli abitanti di Pie Town nascondessero parecchi quattrini. La vita lì era semplice, era impossibile spendere i propri soldi!

Pensò a Julio Iglesias, con la sua musica.

L'aveva salvato un'altra volta.

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora