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Michael Pollan restò morto per 6 minuti e 54 secondi prima di essere rianimato e riportato in vita. Almeno questo è quello che raccontò Patty Drizzle agli altri concittadini di Pie Town. 

Lei e Alan seguirono Michael fino al porto, incuriositi da quel suo strano comportamento. Ci volle un po' prima che Patty riuscisse ad alzarsi davvero dalla panchina, Alan aveva fatto ricorso a tutta la sua forza. Così lo avevano perso di vista.

Arrivati alla banchin si ritrovarono soli, nelle loro tute da ginnastica fosforescenti. Michael si era letteralmente volatilizzato.

«Ma dove è andato quello svitato?».

Alan scosse la testa, dai baffi caddero a terra delle briciole di torta, subito aspirate da Toto. 

Michael intanto affondava nell'Oceano, pesante come un sasso. Se avesse aperto gli occhi in quell'istante sarebbe morto di paura. Affondava tra le bollicine e strani pesci, sempre più giù, dove l'acqua diventa più scura.

Anche Perla aveva osservato tutto. Si sentì in colpa, le cose non erano affatto andate come aveva sperato. Nuotò tra i flutti fino ad afferrare Michael. Lo abbracciò stretto e lo riportò in superficie, aveva perso i sensi.

Era pieno giorno e per Perla era rischioso avvicinarsi tanto al porto ma non voleva lasciare affogare Michael.

Lo trascinò fino ad una piccola barca dalla vernice scrostata, ormeggiata in un angolo. Perla si issò tirandosi dietro Michael, all'asciutto. Era stremata, le dolevano le braccia.

Cercò di riprendere fiato, distesa accanto a Michael.

«Michael» lo chiamò «Michael ti prego, rispondi!».

Era cianotico. Perla lo schiaffeggiò, lo scosse. Poi con la pesante coda lo colpì su petto, per fargli sputare l'acqua che aveva bevuto.

Michael tossì. L'acqua gli uscì dalla gola come lo zampillo di una fontana.

Aveva ancora gli occhi chiusi quando cominciò a lagnarsi. Sembrava la sirena di un'ambulanza. Non ci sarebbe voluto molto prima che qualcuno lo sentisse e lo soccorresse. 

Perla stava per rituffarsi in acqua quando si fermò. Si sentì osservata, un filo invisibile le fece voltare lo sguardo.

Un ragazzo bianco come un lenzuolo, la osservava da una finestra aperta. Aveva la bocca spalancata, le labbra ina silenziosa "o" di stupore. Teneva in mano un pennello e una tavolozza piena di colori.

Perla si rituffò in acqua in uno spruzzo di flutti e squame cangianti.

«Aspetta!» le gridò dietro il ragazzo.

Ma lei si era già inabissata. Aveva appena infranto la regola del mare, un umano l'aveva vista.

Il piccolo Toto, anche se con la cataratta, aveva ancora un buon olfatto. Trascinò Patty e Alan fino alla barca dove si trovava Michael.

Alan recuperò gli ormeggi e finalmente Michael fu in salvo. Patty insistette per una respirazione bocca a bocca, anche se Michael già respirava.

«I tuoi baffi lo soffocherebbero, ci penso io!» protestò lei quando Alan, forse geloso, si offrì volontario al posto suo. 

Michael si risvegliò in ospedale.

Sul comodino a fianco al suo letto c'era un bellissimo mazzo di fiori con un biglietto.

"Rimettiti presto, Michael. Non mi fanno salire a trovarti ma ti aspetto al locale per un altro Pumpkin Spice Latte. Ti tirerà su il morale. Tom"

Al povero Michael si attorcigliarono di nuovo le budella.

La parola "latte" doveva essere bandita dalla Terra. Per sempre. La bile gli risalì in gola incontrollabile.

Non trovò altro posto che il vaso di fiori, per vomitare.

Poi si sentì decisamente meglio.

Maratona a Pie TownDove le storie prendono vita. Scoprilo ora