14. IL PRIMO APPUNTAMENTO

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Is it cool if I hold your hand?

Is it wrong if I think it's lame to dance?

Do you like my stupid hair?

Would you guess that I didn't know what to wear?

I'm just scared of what you think

You make me nervous, so I really can't eat

First Date - Blink-182

2 agosto 2019

Il ristorante è lo stesso dove abbiamo celebrato tutti i compleanni di Arthur, qui a New York. Eppure, stasera, ogni dettaglio sembra diverso. Le luci soffuse non creano più l'intimità familiare di una cena tra amici, ma piuttosto l'imbarazzo di due persone che si osservano per la prima volta sotto una nuova luce. Lui si sistema il colletto della camicia, con un gesto nervoso. Abbasso lo sguardo, giocherellando con il bordo del tovagliolo. Nessuno dei due sa esattamente come comportarsi: è un gioco nuovo, ma le regole non sono ancora chiare.

"Ti piacciono i fiori?" mi chiede, rompendo il silenzio con un sorriso che tradisce l'inquietudine.

Guardo il vivace bouquet multicolore di rose, gerbere e alstroemeria che mi ha regalato e sorrido.

Annuisco, perché non riesco a parlare, e sento subito le guance diventare rosse.

Ci scambiano un sorriso timido, entrambi consapevoli dell'atmosfera tesa che ci circonda. Arthur si schiarisce la gola, cercando di rompere nuovamente il silenzio.

"Allora... hai visto che hanno cambiato il menù?" chiede, cercando disperatamente un argomento sicuro.

Annuisco di nuovo, come se non avessi più una voce per dire sì, osservando la carta dei piatti senza davvero leggerla. "Sì, mi sembra che abbiano aggiunto dei piatti nuovi. Forse dovremmo provare qualcosa di diverso stasera."

"Già... magari il risotto allo zafferano. L'ho sempre voluto provare" risponde Arthur, facendo un cenno al cameriere che si avvicina per prendere l'ordinazione.

Mentre il cameriere si allontana, il silenzio torna a cadere sul tavolo, pesante e imbarazzante. Arthur, incapace di sostenere quell'atmosfera, si inclina leggermente verso di me, abbassando la voce.

"Alma, possiamo parlare seriamente per un attimo?" chiede, la sua voce più morbida ma anche più intensa.

Sollevo lo sguardo, incrociando i suoi occhi. "Certo, dimmi."

"Perché... perché ci stiamo comportando così?" Arthur mi fissa, con una nota di frustrazione nella voce. "Prima eravamo solo amici, tutto era così naturale tra noi. Ora... sembra che ogni cosa sia cambiata, che siamo cambiati."

Sospiro, cercando le parole giuste. "Arthur, prima c'era solo l'amicizia, ed era meraviglioso. Ma adesso... adesso ci sono altre emozioni in gioco. È come se avessimo aperto una porta che non sapevamo nemmeno esistesse."

Arthur annuisce lentamente, riflettendo sulle mie parole. "Sì, hai ragione. E oltre a tutto... c'è anche l'attrazione sessuale, giusto?"

Lo guardo per un momento, sorpresa dalla sua franchezza. Poi, senza riuscire a trattenermi, scoppio a ridere. La risata è liberatoria, un sollievo che dissolve la tensione che si era accumulata tra di noi. Arthur mi segue e capisco che si sente finalmente libero di essere se stesso.

"Beh, ora che l'abbiamo detto, sembra un po' meno imbarazzante, vero?" dico, asciugandomi gli occhi mentre le risate si placano.

"Sì, decisamente meno imbarazzante," risponde Arthur, sorridendo. "Forse possiamo smettere di camminare sulle uova e tornare a essere noi stessi... anche se con qualche sentimento in più."

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