17. DEVE AVERE UN SENSO

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'Cause lately it's been hard

They're selling me for parts

And I don't wanna be modern art

But I only got half a heart

To give to you

IDK You Yet - Alexander 23 

25 aprile 2024

Mi siedo sul divano, il corpo un po' rigido, le spalle cariche di tensione. Apro il pacchetto di cartine, lo tengo tra le dita, e per un attimo mi fermo a respirare. Il silenzio nella stanza mi avvolge, il fruscio della carta tra le mani è l'unico suono. Prendo un pizzico di erba dal piccolo sacchetto, la sminuzzo tra i polpastrelli, sento il profumo dolce e terroso che si sprigiona. Lo distribuisco con cura sulla cartina e arrotolo con gesti lenti, precisi. Le mie dita si muovono con l'abitudine di chi ha fatto questo mille volte.

Porto la canna alle labbra, l'accendino scatta e una fiamma danza per un istante. Aspiro, il fumo caldo mi riempie i polmoni, denso, morbido. Trattengo il respiro per qualche secondo, poi lo rilascio piano, come se insieme a quel soffio uscisse anche il peso della giornata. La tensione nelle spalle inizia a sciogliersi, il mio corpo si distende, lentamente. Un'altra boccata, poi un'altra ancora. Il mondo intorno si sfuma, si fa più distante, e io comincio a sentirmi leggera, quasi sospesa.

I sogni, della scorsa notte, mi hanno creato una contrattura sulla parte superiore del tronco. Erano belli, anzi stupendi, ma mi hanno lasciato l'amaro in bocca. Mi hanno ricordato ciò che avevo e che ora non ho più. La nostra relazione è durata all'incirca quattro anni, intensi e pieni di momenti che sembravano destinati a durare per sempre. In quei sogni, eravamo di nuovo insieme, tutto sembrava perfetto, come se nulla fosse cambiato. Il modo in cui mi guardava, il calore delle sue mani sulle mie, il suono delle nostre risate. Era così reale che al risveglio ho sentito un vuoto, un'assenza fisica che mi ha bloccato il respiro.

La contrattura che sento adesso, proprio qui, sulla parte alta del petto, è il mio corpo che reagisce. Un riflesso di quello che provo dentro: tensione, nostalgia, forse anche un po' di rabbia. Non è facile convivere con questi ricordi.

Faccio un altro tiro, più profondo, come se volessi riempirmi di qualcosa che ormai non c'è più. Aspiro finché i miei polmoni non si riempiono del tutto, e sento il calore scendere, sciogliere quella tensione che si aggrappa ostinata. So che è impossibile, che non basterà questo fumo a cancellare i pensieri, ma per un attimo ci provo lo stesso. Trattengo il respiro più a lungo, sperando che insieme all'aria che esce da me, se ne vadano anche i ricordi.

Ho bisogno di collegare tutti i punti della storia.

Mi alzo dal divano, con le gambe ancora un po' molli, ma decisa. Attraverso il salotto in silenzio e raggiungo l'angolo dove ho conservato tutto: bigliettini, regali, piccoli segni che mi ha lasciato. Li raccolgo uno ad uno, con gesti misurati, come se toccarli troppo a lungo potesse risvegliare qualcosa che preferisco non affrontare. Li porto in cucina e li poso sul tavolo, tutti insieme, ammucchiati. Ogni oggetto sembra pesare più del precedente, come se racchiudessero non solo i ricordi, ma anche il dolore che non ho ancora lasciato andare.

Dove vuole portarmi? dov'è che si trova?

Leggo i biglietti: una, due, tre volte. Distolgo lo sguardo, ma le parole continuano a danzare nella mia mente, come incise nel nero dell'inchiostro. Le lettere, le frasi, rimangono impresse davanti ai miei occhi anche quando non le guardo più.

Però c'è qualcosa che non quadra.

La calligrafia.

È la sua, ne sono sicura... ma c'è qualcosa di strano. Forse una curvatura troppo marcata in alcune lettere, o forse la distanza tra le parole. Non riesco a capire, ma quel lieve senso di inquietudine cresce in me, un piccolo fastidio che si insinua come una spina invisibile.

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