16. IN UN MONDO PERFETTO

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In a perfect world, I am here with you

And I kiss you slow in a dim-lit room

When you ask me if I love you, I say, "I do"

I'm not running from my problems, and I'm not running from you

And we're so damn happy, and I'm not confused

I'm not looking for an escape all 'cause I'm scared I might lose you

Ooh, in a pеrfect world

In A Perfect World – Dean Lewis & Julia Michaels

9 ottobre 2019

Arthur ed io siamo in cucina, circondati da ciotole e ingredienti sparsi sul tavolo. È strano pensare che abitiamo già insieme, considerando che la nostra relazione ha appena superato i due mesi. Ma poi rifletto sul fatto che eravamo già coinquilini prima, e capisco che, in fondo, non è cambiato molto. Ci conosciamo da tempo, conosciamo le rispettive abitudini, i piccoli rituali quotidiani, e quel senso di comfort e familiarità che abbiamo sempre avuto l'uno con l'altra è ancora lì. Certo, ci sono delle differenze. Come il fatto che ora dormiamo nello stesso letto, con i piedi che si intrecciano sotto le coperte e le nostre braccia che si cercano nel sonno. E poi ci sono tutte quelle fusioni amorose, quegli sguardi complici che ci scambiamo tra una faccenda domestica e l'altra, o quei momenti in cui il semplice fatto di sfiorarci sembra riempire la stanza di un'energia nuova. È come se la nostra convivenza avesse preso una piega più dolce e intima, trasformando il familiare in qualcosa di sorprendentemente nuovo.

Mentre io misuro la farina, lui mi osserva con quel sorriso divertito che adoro, pronto ad afferrare la ciotola appena ho finito. Mi piace come ci coordiniamo, senza bisogno di parole, come se ci fosse una danza silenziosa tra di noi. Impasta la pasta con cura, mentre io aggiungo il tocco finale di gocce di cioccolato. Ogni volta che le sue mani si muovono, sento un calore che mi avvolge, una sensazione di familiarità e complicità. Mentre infilo l'ultima teglia di biscotti nel forno, sento Arthur avvicinarsi dietro di me. Le sue braccia mi avvolgono in un abbraccio che sa di sicurezza e affetto, e per un attimo mi fermo, chiudendo gli occhi per assaporare la sensazione del suo corpo contro il mio. Il calore del forno si mescola con quello del suo abbraccio, creando un'atmosfera intima e familiare. Sento il suo respiro sul mio collo, leggero e rilassato, mentre mi sussurra all'orecchio, con quel tono malizioso che tanto mi piace: "Hai dimenticato qualcosa." Mi giro verso di lui, un po' confusa, ma vedo il sorriso giocoso che gli illumina il viso. Nella sua mano c'è una piccola pallina di pasta, che dondola con fare innocente. "Arthur, cosa stai facendo?" gli chiedo, divertita e sospettosa allo stesso tempo. Ma prima che possa ottenere una risposta, lui preme delicatamente la pallina contro il mio naso, lasciandomi con un'impronta di farina bianca proprio al centro del viso.

Scoppio a ridere, la sorpresa mista all'affetto riempie l'aria.

"Ah, vuoi giocare così?" gli dico, mentre afferro un po' di farina dalla ciotola vicina. Con un gesto rapido, gli sporco la punta del naso, restituendo il gesto con un tocco affettuoso. La sua espressione cambia, da sorpresa a una risata sonora che risuona nella cucina. Ci guardiamo negli occhi, ancora ridendo, ma c'è un momento in cui il tempo sembra fermarsi. Lui mi osserva con quella tenerezza che mi fa sentire amata in un modo che va oltre le parole. Prima che possa dire qualcosa, mi prende il viso tra le mani, il tocco leggero e dolce. Mi attira a sé e mi bacia, un bacio che sa di pasta cruda, di farina e zucchero, e soprattutto di noi. È un bacio che porta con sé il sapore della nostra complicità, della nostra felicità condivisa. Quando ci separiamo, entrambi con un sorriso sciocco sulle labbra, lui mi guarda e dice con un tono che è a metà tra il serio e il divertito: "Ecco, ora i biscotti sono perfetti. Non mancava solo un pizzico d'amore?"

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