linizio del crollo

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Capitolo 4: *L’Inizio del Crollo*

Eleanor e Robert uscirono dalla cripta in fretta, con la chiave stretta nella mano di Eleanor. Nonostante la freddezza metallica dell’oggetto, il calore delle sue dita sembrava quasi sciogliere la barriera di mistero che la circondava. Ma ora sapevano che qualcuno, o qualcosa, stava osservando i loro passi. Quel ronzio che li aveva seguiti nella cripta non si era dissolto nell’aria; sembrava quasi attenderli, accompagnarli.

Mentre risalivano le scale della cantina e uscivano nel corridoio principale della villa, Eleanor sentì il bisogno di fermarsi, di respirare profondamente. Sentiva una pressione crescente sulle sue spalle, come se il peso della chiave avesse risvegliato forze invisibili.

"Eleanor, questa chiave... cos'è davvero? Sembra più di un semplice oggetto," disse Robert, osservandola con preoccupazione. "Senti anche tu qualcosa, vero?"

"Non lo so," rispose Eleanor, fissando la chiave che adesso portava appesa al collo con una catenina trovata nella villa. "Ma sento che questa chiave apre qualcosa di più di una semplice porta."

Mentre cercavano di elaborare quello che avevano appena scoperto, il suono di passi risuonò nella villa. Qualcuno stava entrando. Robert tirò fuori la sua pistola e fece segno a Eleanor di mettersi al riparo. Si nascosero dietro un grande mobile, trattenendo il fiato mentre cercavano di capire chi fosse entrato.

Il rumore dei passi si avvicinava, e presto fu chiaro che non erano soli. Due uomini, vestiti di nero e armati, entrarono nel salone. Uno di loro parlava a bassa voce in un auricolare.

"Siamo arrivati. Il perimetro è sicuro, ma non c’è segno della chiave," disse uno degli uomini, esaminando attentamente la stanza.

"Continuate a cercare," rispose una voce dall’auricolare, distorta dal segnale. "Non possiamo lasciare che la prendano."

Eleanor guardò Robert con occhi spalancati. Questi uomini erano qui per la chiave. E se l’avevano seguiti, significava che sapevano molto di più di quanto avessero immaginato. Probabilmente erano legati al mistero dietro la scomparsa di Hale, forse addirittura agli eventi della spedizione artica.

Robert fece segno a Eleanor di mantenere la calma e si preparò a muoversi, pronto a difendersi se fosse necessario. I due uomini cominciarono a frugare nella stanza, sollevando oggetti, spostando mobili, cercando disperatamente qualcosa che sapevano essere lì.

Ma Eleanor sapeva di avere un vantaggio: la chiave era già nelle sue mani.

Con un cenno deciso, Robert indicò una porta laterale, una via di fuga che avrebbe permesso loro di lasciare la villa senza essere visti. Eleanor annuì e insieme si mossero silenziosamente verso l’uscita, evitando i due uomini che continuavano la loro ricerca. Ma proprio mentre stavano per attraversare la porta, un rumore improvviso fece eco nella villa.

Un telefono stava squillando.

Eleanor e Robert si fermarono di colpo. Il telefono proveniva da una stanza vicina, una stanza che avevano notato ma non avevano esplorato. Gli uomini si voltarono all'istante verso il suono, visibilmente sorpresi.

"Chi c’è qui?" gridò uno degli uomini, mentre l’altro si dirigeva verso la stanza da cui proveniva il telefono. Robert prese rapidamente la decisione di approfittare della loro distrazione. Senza un momento di esitazione, afferrò il braccio di Eleanor e la trascinò fuori dalla villa, attraversando il giardino coperto di nebbia.

Mentre correvano, Eleanor sentiva il telefono squillare ancora, insistente, come se chiamasse proprio lei. Avrebbe voluto rispondere, scoprire chi ci fosse dall'altra parte, ma non c'era tempo. Non potevano rischiare di essere catturati.

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Una volta fuori dalla villa, corsero verso l'auto di Robert parcheggiata a poca distanza. Una volta dentro, chiusero le portiere e cercarono di riprendere fiato.

"Chi erano quelli?" chiese Eleanor, ancora scossa dall’incontro.

"Non lo so," rispose Robert, accendendo il motore e partendo velocemente. "Ma non sono dilettanti. Sanno esattamente cosa stanno cercando e non si fermeranno finché non lo trovano."

"La chiave," disse Eleanor sottovoce, toccando l’oggetto che portava al collo. "Ma perché è così importante? E soprattutto, cos'è che apre?"

Robert annuì. "Abbiamo bisogno di risposte. E penso che la dottoressa Shepherd potrebbe darcele."

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Dopo aver guidato per ore, si fermarono davanti a una piccola casa isolata alla periferia della città. Era la casa di **Olivia Shepherd**, la ricercatrice che aveva partecipato alla spedizione artica e che, dopo il ritorno, era sparita dalla scena pubblica. Robert aveva contattato alcuni vecchi colleghi per ottenere il suo indirizzo, e ora speravano che lei fosse disposta a parlare.

La casa era modesta, circondata da un giardino incolto. Nessuna luce era accesa all'interno. Robert e Eleanor si scambiarono uno sguardo prima di uscire dall'auto e avvicinarsi alla porta. Robert bussò con discrezione, ma non ci fu risposta.

"Olivia?" chiamò Robert, bussando di nuovo, questa volta con più insistenza.

Ancora nessuna risposta. Ma Eleanor sentì un movimento leggero provenire dall'interno della casa. Robert si avvicinò alla finestra e guardò attraverso le tende semi-chiuse.

"C'è qualcuno lì dentro," sussurrò Robert, facendo segno a Eleanor di rimanere vigile.

Improvvisamente, la porta si aprì di scatto. Davanti a loro comparve una donna esile, con lunghi capelli grigi e occhi pieni di paura e stanchezza. Era la dottoressa Olivia Shepherd, ma sembrava l'ombra di sé stessa.

"Voi... voi non dovreste essere qui," disse con voce tremante. "Se siete venuti per la chiave, ve ne dovete andare. Non posso aiutarvi."

"Olivia, siamo qui per scoprire la verità," disse Eleanor, cercando di rassicurarla. "Sappiamo della spedizione. Sappiamo che Jonathan Hale ha trovato qualcosa. E ora è scomparso. Abbiamo bisogno di sapere cosa sta succedendo."

Gli occhi di Olivia si riempirono di terrore. "No... no... non potete capire. Quello che abbiamo trovato sotto il ghiaccio non doveva essere risvegliato. È troppo tardi... è troppo tardi per tutti noi."

Prima che Eleanor potesse chiedere altro, Olivia chiuse la porta di scatto, lasciandoli fuori, nella notte fredda e silenziosa.

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