la prigioniera

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Capitolo 28: *La Prigioniera*

La luce fredda delle lampade al neon gettava un'ombra tagliente sul volto dell'uomo davanti a Eleanor. Era alto, con occhi neri che sembravano perforare la sua mente. Ogni suo movimento era misurato, calcolato, come se non avesse fretta di arrivare al punto.

Eleanor cercò di muoversi, ma i polsi e le caviglie erano legati a una sedia di metallo. L’aria era gelida, sterile, e l’odore pungente di disinfettante le bruciava le narici. Ogni fibra del suo essere voleva reagire, ma le forze la stavano lentamente abbandonando. Era esausta, consumata dal legame con la fonte.

L'uomo si avvicinò con calma, fermandosi a pochi centimetri da lei. "Immagino tu ti stia chiedendo chi sono." La sua voce era quieta, ma portava con sé una sorta di autorità innaturale.

Eleanor rimase in silenzio, cercando di capire il suo prossimo passo. Non c'era traccia di Adrian, Hale o Katia. Era sola, ed era evidente che il Consorzio aveva orchestrato tutto questo per arrivare a lei.

L’uomo continuò, come se non si aspettasse una risposta. "Mi chiamo Gabriel. Sono il direttore delle operazioni speciali del Consorzio. Abbiamo atteso molto a lungo questo momento."

Eleanor lo fissò, cercando di capire dove volesse andare a parare. "Se è per il portale, è troppo tardi. L'ho chiuso."

Gabriel inclinò leggermente la testa, come se la sua risposta fosse stata prevista. "Lo so. E ti ringrazio per questo. Ci hai liberato di un problema minore."

Le parole di Gabriel la colpirono come uno schiaffo. "Cosa?" balbettò. "Voi... volevate che lo chiudessi?"

"Sì," rispose con calma. "Il portale che hai chiuso era instabile, pericoloso persino per noi. Era una distrazione. Il vero potere non si trova in quei miseri frammenti di energia dispersa. Il vero potere è nella fonte... e ora che sei legata ad essa, possiamo accedervi completamente."

Eleanor sbiancò. "State cercando di usarla per i vostri scopi. Ma non riuscirete a controllarla."

Gabriel ridacchiò, un suono gelido e privo di umanità. "Non ci serve controllarla. Abbiamo te per questo. Tu sei la chiave, Eleanor. Il legame che hai stabilito con la fonte ci permetterà di sfruttarne il potere come mai prima d'ora."

L’aria sembrava diventare ancora più fredda. Eleanor lottava per mantenere la calma, ma la paura stava prendendo il sopravvento. "Non mi piegherò al vostro volere."

Gabriel fece un passo indietro, incrociando le braccia. "Oh, non dovrai farlo volontariamente. La fonte ha una sua volontà. Non ti abbiamo catturata per convincerti, ma per farti cedere al suo potere. E quando lo farai, quando il suo potere ti consumerà, sarai solo un’ombra di te stessa... e noi ne avremo il controllo."

Eleanor sentì il cuore accelerare. Le voci nella sua mente, che prima erano sussurri distanti, ora stavano diventando urla assordanti. La fonte dentro di lei si agitava, minacciando di prendere il sopravvento. La tentazione di cedere era forte, ma sapeva che farlo avrebbe significato perdere tutto.

"Non riuscirete mai a controllarmi," disse tra i denti, stringendo i pugni.

Gabriel si avvicinò di nuovo, inchinandosi fino a portare il viso vicino al suo. "Vedremo."

Con un gesto della mano, Gabriel fece cenno a qualcuno che stava dietro di lui. Un momento dopo, una porta si aprì, e due uomini in camice bianco entrarono, portando con sé una serie di strumenti medici. Cavi, aghi e schermi elettronici. L’aria diventò densa di una minaccia invisibile.

"Abbiamo un protocollo speciale per casi come il tuo," disse Gabriel mentre uno degli uomini iniziava a preparare un dispositivo che sembrava progettato per monitorare le onde cerebrali. "Un’infusione calibrata di stimolanti mentali. Ti permetterà di connetterti ancora più profondamente alla fonte, accelerando il processo di fusione."

Eleanor lottava contro le cinghie che la legavano, ma era inutile. Gli aghi si avvicinarono alla sua pelle, e l’ultima cosa che sentì prima di perdere il controllo fu il freddo pungente del metallo che entrava nelle sue vene.

**

Un’esplosione di luce accecante. Il mondo intero sembrava scomparire. Eleanor si trovò improvvisamente immersa in un vuoto totale, fluttuante in uno spazio senza tempo né forma. Non c'era suono, né calore. Solo lei, sola nell'oscurità.

Ma non era davvero sola.

Dall’ombra emerse la figura che aveva visto nelle sue visioni. La figura indistinta, avvolta in un bagliore etereo, si avvicinò lentamente. Anche se non poteva vederne il volto, Eleanor sentiva la sua presenza come una pressione schiacciante. Era la fonte, la vera essenza di tutto ciò che aveva temuto.

"Sei pronta?" sussurrò una voce che sembrava provenire da ogni direzione. "Il tuo destino è inevitabile."

Eleanor si sentì sopraffatta dalla forza che emanava da quella figura. La tentazione di cedere, di abbandonarsi a quel potere incommensurabile, era quasi insostenibile. Ma nel profondo di sé, sapeva che se lo avesse fatto, sarebbe finita.

"Non lo farò," mormorò, anche se la sua voce sembrava perdersi nel vuoto.

La figura si avvicinò ancora di più, fino a sovrastarla completamente. "Non puoi resistere per sempre, Eleanor. Sei già parte di me."

In quel momento, un ricordo emerse nella sua mente: il volto di Adrian, il calore della sua mano, la determinazione nei suoi occhi. Era quella la sua ancora. Non avrebbe permesso che il Consorzio vincesse.

Con uno sforzo sovrumano, Eleanor si concentrò. Sentiva l’energia della fonte fluire attraverso di lei, ma invece di cedere, cercò di dominarla. Non avrebbe lasciato che la consumasse.

"Non mi prenderai," sibilò, stringendo i pugni nel vuoto.

Un’esplosione di luce si sprigionò intorno a lei, e per un attimo tutto sembrò crollare. Poi, improvvisamente, si svegliò. Tornata nella fredda stanza, il respiro pesante, il corpo intriso di sudore. I cavi e gli aghi erano sparsi sul pavimento, come se qualcosa di potente li avesse strappati via.

Gabriel la osservava, sorpreso, con un’espressione che non aveva mai mostrato prima: paura.

Eleanor lo fissò, sentendo dentro di sé un nuovo potere, una consapevolezza più profonda della sua connessione con la fonte.

"Non vincerai," disse con voce ferma.

Gabriel indietreggiò di un passo, e per la prima volta, Eleanor capì che non era lei ad essere in trappola.

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