un piano disperato

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Capitolo 11: *Un Piano Disperato*

Dopo aver passato ore nel rifugio, in silenzio e con il fiato sospeso, i rumori dei loro inseguitori si erano finalmente dissolti nel nulla. La tensione si allentava, ma l'urgenza di agire diventava sempre più pressante. Eleanor, Robert e Adrian erano esausti, ma sapevano che non potevano restare lì per molto.

"Non possiamo continuare a nasconderci," disse Robert, rompendo il silenzio. "Abbiamo bisogno di agire prima che il Consorzio riesca a trovarci di nuovo. E dobbiamo anticiparli se vogliamo arrivare a Hale."

"Giusto," confermò Adrian, fissando la mappa che aveva disteso sul pavimento del rifugio. "Ma per farlo dobbiamo sapere con certezza dove si trova."

Eleanor si accovacciò accanto a lui, lo sguardo serio. "Hai detto che ci sono tre possibili luoghi dove potrebbero tenerlo. Abbiamo bisogno di informazioni più precise, altrimenti rischiamo di andare alla cieca."

Adrian annuì. "Posso contattare alcuni dei miei vecchi contatti. Gente che lavora ancora nell’ombra, infiltrata tra le file del Consorzio. Ma non sarà facile, e potrebbe volerci del tempo."

Robert, però, non sembrava convinto. "Tempo è qualcosa che non abbiamo. Se Hale è già nelle loro mani, ogni minuto che perdiamo è un minuto in cui loro possono costringerlo ad aprire quella porta."

Il gruppo rimase in silenzio per qualche istante. La gravità della situazione li stava schiacciando. Ogni scelta era un rischio calcolato, ma l'inattività era un lusso che non potevano permettersi. Eleanor fissava la mappa, cercando disperatamente un'idea, una pista che li potesse condurre nella giusta direzione.

All'improvviso, le venne in mente qualcosa. "E se provassimo a forzare una mossa da parte loro?"

Robert la guardò con curiosità. "Cosa intendi?"

"Se non possiamo trovarli prima, potremmo costringerli a venire allo scoperto. Creare una situazione in cui siano loro a cercare noi. Forse possiamo usare le informazioni che abbiamo per attirare la loro attenzione e scoprire dove si trovano."

Adrian aggrottò la fronte, pensieroso. "Stai parlando di farli cadere in una trappola?"

"Sì," rispose Eleanor con decisione. "Ma non noi. Qualcosa che li costringa a rivelarsi. Potremmo diffondere informazioni su Hale, far credere loro che sappiamo dove si trova o che abbiamo scoperto qualcosa che minaccia il loro piano."

Robert annuì lentamente. "È rischioso, ma potrebbe funzionare. Se pensano che siamo vicini alla verità, potrebbero fare un passo falso. Il problema è: come faremo a diffondere queste informazioni senza che risalgano subito a noi?"

Adrian si alzò, il volto illuminato da una scintilla di ispirazione. "Conosco un modo. Ci sono reti sotterranee di comunicazione, usate da chi si oppone al Consorzio, ma che a volte sono monitorate dai loro agenti. Se riusciamo a infiltrarci in una di queste reti, possiamo diffondere la notizia e attendere la loro reazione."

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Il piano era semplice, ma pericoloso. Adrian contattò un vecchio alleato, un hacker chiamato "Spectre", noto per la sua abilità di muoversi tra i sistemi senza lasciare tracce. Spectre era riuscito a inserire una notizia criptata in uno dei canali segreti del Consorzio, suggerendo che Eleanor e i suoi compagni avessero ottenuto informazioni cruciali su dove fosse Hale.

La notizia si sarebbe diffusa rapidamente, e con un po' di fortuna, qualcuno del Consorzio avrebbe abboccato.

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Poche ore dopo, si trovavano nuovamente in movimento. Adrian guidava verso una nuova destinazione: un vecchio capannone abbandonato ai margini di una città dimenticata, dove avrebbero potuto osservare le reazioni del Consorzio senza essere notati.

"Se tutto va secondo i piani," disse Adrian mentre guidava, "non dovremmo aspettare molto. Il Consorzio ha orecchie ovunque, e se credono che abbiamo informazioni su Hale, invieranno qualcuno per confermare."

Eleanor fissava il paesaggio scorrere fuori dal finestrino. Ogni minuto che passava sembrava allungarsi all'infinito. Il pensiero che stessero giocando una partita contro un'organizzazione così potente la faceva sentire vulnerabile, ma allo stesso tempo determinata.

Arrivarono al capannone al calare del sole. L’edificio era vecchio e cadente, ma offriva una perfetta copertura per quello che stavano per fare. All’interno, trovarono un punto strategico da cui osservare i dintorni, pronti a intercettare qualsiasi segnale di attività sospetta.

Il tempo passava lento. L’attesa era soffocante, carica di tensione. Eleanor cercava di mantenere la calma, ma sapeva che tutto poteva cambiare da un momento all'altro. Continuava a guardarsi intorno, controllando ogni minimo movimento fuori dalle finestre polverose.

All'improvviso, Robert alzò una mano, indicando qualcosa all'orizzonte. "Un'auto."

Adrian si affacciò dalla finestra. "Non è un'auto qualunque. È loro."

Il veicolo si avvicinava lentamente, parcheggiando a qualche centinaio di metri dall'edificio. Due uomini scesero dall'auto, vestiti in abiti scuri, perfettamente ordinati. I loro movimenti erano precisi e studiati, e mentre si avvicinavano all'ingresso del capannone, non parlavano tra loro.

Eleanor trattenne il fiato. Il Consorzio aveva abboccato.

"Restiamo nascosti," sussurrò Adrian, stringendo un’arma. "Dobbiamo capire cosa sanno prima di agire."

Gli uomini entrarono nel capannone, muovendosi con cautela. Cercavano qualcosa, o meglio qualcuno. Uno di loro parlava attraverso un auricolare, dando aggiornamenti a qualcuno dall’altra parte.

"Non li troveremo qui," disse uno di loro, la voce fredda e meccanica. "Devono essere già fuggiti. Ma la notizia su Hale potrebbe essere vera. Dobbiamo verificare i dati che abbiamo raccolto."

Eleanor si sentì gelare. Non solo avevano abboccato, ma avevano ottenuto informazioni che li avvicinavano a Hale.

"Rimaniamo in attesa," disse l'altro, facendo un gesto al compagno. "Se sono nei paraggi, non potranno sfuggirci a lungo."

Le loro parole si spensero nell'aria pesante del capannone, mentre Eleanor, Robert e Adrian rimanevano nascosti, trattenendo il respiro. La partita era iniziata, e ogni mossa successiva sarebbe stata decisiva.

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