La sveglia suonò assordantemente alle 7 del mattino, pronta a ricordarmi che il mondo non era affatto finito la sera prima quando ero riuscita a chiudere occhio soltanto alle 4.
Per quanto mi sforzassi di ignorare la fastidiosissima seguenza di sveglie da me medesima impostata, dovetti fare conto con la realtà delle cose: dovevo andare a lezione.Impiegai qualche secondo a capire chi fossi e dove con esattezza mi trovassi.
Soltanto i fuori sede possono comprendere la strana sensazione che si prova dopo essere stati per molto tempo abituati a svegliarsi sempre nello stesso posto e improvvisamente essere costretti a stravolgere le proprie abitudini .La cosa che più facevo fatica ad accettare da quando vivevo a Bari era il fatto di non poter più chiamare casa mia, quella in cui ero nata e cresciuta, con l'appellativo per l'appunto di casa.
Adesso casa mia era questo posto, lontana dai miei affetti e con un cuore pieno di nostalgia. Adesso casa mia era soltanto un insieme sterile di mura che di gente ne aveva vista passare, anche troppa probabilmente.
Dopotutto casa non è quel posto che basta allontanarsi per lasciare, ma è quel luogo dove il cuore resterà sempre ben saldo ed il mio era solo fisicamente a Bari.Raccolsi quanta più forza di volontà possibile per riuscire a preparmi e mi diressi a lezione. Di Annalisa nessuna traccia per fortuna.
Consapevole di essere in ritardo riuscii a fare colazione solo a spiegazione iniziata.Dopo ieri sera, io Anna, non ci eravamo incrociate, probabilmente, in preda all'euforia, non aveva chiuso occhio e sicuramente preferiva dormire piuttosto che assistere alla lezione di biochimica.
Così mi trovavo in quella stanza da sola, con il sottofondo del professore, a fantasticare sugli occhi di quel meraviglioso sconosciuto.
Ovviamente non mi sarei mai abbassata al livello della mia coinquilina, istericamente stalker nel perseguitare un calciatore sposato. Ma ora come ora conservavo gelosamente il ricordo di quel momento.
Negli ultimi due anni vivevo di questo, di ricordi. Vivevo di emozioni non realizzabili perché quelle che hanno possibilità di divenire concrete, mi spaventavano. Preferivo piuttosto fantasticare su un ricordo che frequentare qualcuno di reale. Non sarei mai tornata allo stadio e mai avrei rivisto quel ragazzo, però custodivo gelosamente quell'attimo di felicità
Da due anni a questa parte mi ero soltanto concentrata su me stessa e sulla mia malattia, mi ero concentrata sullo stare bene appoggiandomi all'affetto sterile dei miei cari. Dopotutto nessuno può uscire dall'anoressia da solo e grazie ai miei genitori potevo dire che quel mostro era soltanto un brutto ricordo.
Tuttavia stavo ancora cercando di riordinare i pezzi della mia vita e ritrovare una stabilità mentale, per il momento non ero pronta a concedermi il lusso di frequentare qualcuno.
Per il momento preferivo essere io a portarmi a cena, a regalarmi fiori, a corteggiarmi.
Per il momento avevo bisogno di bastarmi da sola e fortunatamente ci stavo riuscendo.Fu proprio mentre il professore spiegava per la 3 volta il ciclo di krebs che i miei pensieri furono interrotti dall'arrivo di una notifica di Instagram. Improvvisamente l'intera classe si voltò verso di me: mi ero dimenticata di silenziare il cellulare.
No, non era proprio partita bene la giornata...
🌻Mie care lettrici come state? Spero bene. Eccoci in un capitolo di passaggio, ma funzionale ai fini della storia. Un grosso abbraccio e Hasta luego🌻
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"PERFETTA COSÌ" Leandro Paredes 🌻
FanfictionLeandro Paredes, 29 anni, calciatore argentino agli esordi della propria carriera, uomo dal carattere forte e dalla dirompente personalità. Rebecca, 19 anni, studentessa del primo anno di medicina. Animo fragile e salute precaria. Un inaspettato inc...