"E POI NON PUOI CAPIRE, MI HA RIACCOMPAGNATA A CASA LUI...SI...FIN SOTTO CASA TI GIURO E CON TANTO DI "CI VEDIAMO PRESTO""
La voce squillante della mia coinquilina, intenta a fare gossip al cellulare con chissà chi, in relazione alla serata precedente, mi svegliò prima ancora che potesse farlo la sveglia stessa.
Non tolleravo la sua voce già normalmente, figuriamoci al mattino.Ogni tentativo di attutire il suo timbro, risultò vano e con un misto di sconforto e disperazione, mi decisi ad andare in cucina per la colazione.
Prima o poi avrei dovuto affrontare i suoi scleri, ma per pietà, prima un caffè.Per qualche secondo sentii silenzio, magari era caduta sbattendo la testa...
Tuttavia così non fu e quando mi recai in cucina, venni letteralmente sommersa dal racconto della sua "atomica" serata con Alessio.
Chissà se aveva notato che oltre a lui, in quella stanza, erano presenti altre centinaia di persone.Parlava, parlava, parlava...
Ininterrottamente.
Senza prendere neppure fiato.Il caffè intanto era terminato, ma non aveva affatto reso la conversazione più interessante. Sarei volentieri scappata, ma purtroppo quella mattina non avevo nessuna lezione in programma.
Ovviamente non le raccontai niente di quello che era successo a me, neppure alla domanda " e tu ti sei portata a casa quel gran figo di Paredes eh?"
Palesemente voleva sapere di più in relazione al mio rapporto con il calciatore."No ci siamo fermati a chiacchierare un po', poi pioveva e ci siamo rifugiati in auto. Tanto tu eri in buone mani" dissi nella speranza di deviare nuovamente l'attenzione su di lei. E così fu.
Riprese a raccontare tutte le cose interessanti che aveva detto e fatto assieme ad Alessio, chissà se anche quest'ultimo definiva la serata atomica o attualmente si trovava alla ricerca di uno psicologo, uno bravo però.Il ricordo della notte precedente con Leandro, mi dava la forza di affrontare tutto ciò.
Ero proprio stata bene con lui, anche dopo l'infarto avuto non appena venuta a conoscenza della sua età.
10 anni sono veramente tanti, ma attribuivo a ciò tutta la sua maturità e comprensione.Era la prima volta che di fronte a qualcuno di così grande, mi sentivo capita. Neppure con i miei genitori era mai successo.
Alcune connessioni non è vero che si creano naturalmente, neppure quelle fra genitori e figli, una connessione necessita innanzi tutto di una propensione empatica, ma soprattutto di tanta comprensione e quest'ultima si ottiene soltanto parlando, ascoltando ed essendo disposti a mettersi nei panni l'uno dell'altro. Con i miei ciò non era mai successo.Mio papà, brillante avocato penalista, si poteva definire tutt'altro che empatico. La mia mamma invece, troppo concentrata sul suo lavoro per parlare con i figli. I miei genitori erano per me, ed io per loro, dei perfetti sconosciuti. Non c'era affetto o comprensione o dialogo nel nostro rapporto. Tutto girava solo ed esclusivamente attorno al denaro ed io, con o senza la mia approvazione, dovevo fare parte di questo ingranaggio infernale, guai fidanzarsi con un operaio...
Nonostante ciò gli volevo bene, mi mancavano tanto e avrei voluto tornare a quei momenti meravigliosi con loro la domenica pomeriggio, ma sapevo bene che, nonostante fossero i miei genitori, non provavano affetto per me come persona, ma per i miei successi e le mie conquiste.
La mia ricerca di amore si trasformava in un attaccamento ambivalente: se ero motivo di soddisfazione o lode erano presenti. In alternativa si sarebbero occupati di nascondere bene il problema e farlo risolvere a qualcun'altro celandosi dietro il " ti abbiamo affiancato ai migliori dottori, spiega ciò che senti a loro".Questo era successo pure con la mia malattia: guai avere un figlio malato, ciò era motivo di delusione.
Così mi erano stati vicino, lo ammetto, ma sempre mantenendosi a debita distanza: mi avevano fornito ogni supporto psicologico, farmaceutico, terapeutco, ma mai si erano seduti accanto a me per indagare su quale fosse la vera natura del problema.
Ne ero uscita grazie a loro, ma con esattezza grazie ai soldi che mi avevano permesso di andare in centri di supporto adeguati.Leandro invece in poco, pochissimo tempo, era riuscito ad entrare nelle dinamiche della mia testa e a farle sue. Mi aveva capita, fatta aprire e aiutato a trovare soluzioni. Non si era limitato a giudicarmi in silenzio.
Quel ragazzo aveva la capacità di farmi sentire ascoltata, ma ascoltata davvero. Non come quando vai dallo psicologo che è pagato per farlo, no. Lui mi sapeva ascoltare con il cuore e questo non era mai accaduto prima di conoscerlo.
Persa fra i pensieri e le parole della bionda, non mi accorsi della notifica arrivata sul cellulare, non ancora almeno
🌻Oggi capitolo di passaggio, ma necessario ai fini della storia. Vi sta piacendo? Hasta luego🌻
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"PERFETTA COSÌ" Leandro Paredes 🌻
FanfictionLeandro Paredes, 29 anni, calciatore argentino agli esordi della propria carriera, uomo dal carattere forte e dalla dirompente personalità. Rebecca, 19 anni, studentessa del primo anno di medicina. Animo fragile e salute precaria. Un inaspettato inc...