Del mio caffè macchiato, riuscii a bere soltanto la metà, troppa era la paura di ingrassare se solo avessi ingerito un'altra piccola ed insignificante goccia di quel delizioso liquido.
Poggiai la tazza accanto a quella del suo cappuccino e vidi Leandro sbirciare all'interno."Non ti è piaciuto?"chiese confuso.
Certo che mi era piaciuto, ma come faccio a spiegare ad uno sconosciuto le mie paranoie mentali? Come faccio a spiegare ad un ragazzo visto mezza volta che ogni giorno che mi siedo a tavola e vedo un pezzo di pane, non posso fare altro che pensare a quanto ingrasserebbero le mie gambe se solo lo mangiassi? Come posso spiegargli che un pezzo di pizza neppure ricordo che sapore abbia? Oppure come posso dirgli che ogni volta che ho dovuto restringere un vestito, quello era il solo momento di pace per la mia mente?
"Si, molto" mi limitai a dire e fortunatamente non aggiunse altro. Anche perché con il tempo mi ero abituata a non rispondere più a queste domande, preferivo accampare una scusa e correre via.
"Allora, dicevamo?" Aggiunsi al fine di sbloccare la conversazione.
"Senti le cose sono andate in maniera abbastanza lineare: quel giorno ti ho notata alla partita. C'è stato uno scambio di sguardi, ti ho anche sorriso, non so se hai visto. Comunque guardavo nella tua direzione per caso e mi sono trovato ad osservare i tuoi occhi. Sono veramente belli sai?" Chiese retorico.
E pensare che anche io mi ero soffermata su di lui per lo stesso particolae...
"In ogni caso la tua amica diciamo che si è fatta notare. Quando Sabbione è tornato negli spogliatoi era praticamente perplesso, ancora di più quando arrivò lui la notifica IG della pubblicazione di una delle 300 foto che avevano fatto assieme, dopo praticamente 2 minuti dall'incontro. Per il resto lo abbiamo bullizzato un po' ed invitato a vedere il profilo della "pazza isterica", noi eravamo assieme a lui e nulla, fra i post comparivi anche tu" aggiunse pensando di aver risposto esaustivamente alla mia domanda.
Affatto...
"Si ma non ero taggata" gli feci notare.
"Lo so che non eri taggata, non eri neppure fra i suoi like. Ho perso più di 2 h a ritrovarti fra i seguaci e per fortuna hai il profilo aperto, pensa te se mi fosse toccato inviare la richiesta a tutti i profili chiusi che segue e che la seguono"
"Tu sei pazzo" Fu l'unica cosa che riuscii a dire con un velo di disagio nella voce.
"Non è vero. Mi sono semplicemente soffermato sui tuoi occhi il tanto che è bastato per volerlo fare di nuovo" disse sorridendo e puntando lo sguardo verso di me. Proprio non riuscivo a reggere il suo contatto visivo e istintivamente abbassai il viso.
"Senti ha fatto comodo anche a te"aggiunse.
"In cosa scusa?" Chiesi .
" Per la maglietta ovviamente"
In quel momento mi tornò alla mente il motivo apparente per il quale avevo accettato l'incontro...
Forse l'acutil fosforo non funzionava poi così tanto."Ehm..." Risi.
Fu una risata spontanea e genuina, non si ride con tutti dopotutto. Quando si ride, ci si lascia andare, si resta nudi, ci si scopre. Quando si ride, si permette all'altro di vedere la propria anima. E poi quando si ride ci si dimena, ci si scuote proprio come un albero in autunno mosso dal vento che lascia cadere a terra cose che gli altri possono vedere, prendere, ma anche calpestare. Chi non ha nulla da offrire, non ride mai.
Lui si lasciò contagiare dal suono della mia risata."Posso avere il tuo cellulare?" disse poco dopo.
Prima ancora di sapere la risposta, lo aveva già fra le mani.
Che tipetto autoritario."Ti ho salvato il mio numero e mi sono mandato un messaggio: Alessio era ancora fra 20 cuscini. Comunque domani sera dovremmo passare qua vicino, all'ecoinè con esattezza. Ti scrivo e ci aggiorniamo per l'orario così porti anche la tua amica e riceve il regalo di persona"
Annalisa avrebbe urlato e parecchio anche...
🌻esame superato...
Oggi però un solo aggiornamento, sono a pezzi. Hasta luego 🌻
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"PERFETTA COSÌ" Leandro Paredes 🌻
FanficLeandro Paredes, 29 anni, calciatore argentino agli esordi della propria carriera, uomo dal carattere forte e dalla dirompente personalità. Rebecca, 19 anni, studentessa del primo anno di medicina. Animo fragile e salute precaria. Un inaspettato inc...