"Senti bella, chiariamo le cose: se dovessi farmi male, devi pregare vivamente che il mio essere mezzo zoppo non mi permetta di alzarmi. Perché se dovessi riuscirci, faresti una brutta fine" disse leandro con sguardo cupo e voce minacciosa.
"Ma non devo fare nulla di eccezionale Leandro....
Devo semplicemente spalmare questa" risposi mostrando al ragazzo, al fine di rassicurarlo, la scatola della pomata per gli strappi muscolari prescrittagli dopo le dimissioni." Mi fido di te perché studi medicina, non sei un medico. Non mi piacciono i medici. Se fossi stata già laureata non ti avrei chiamato sia chiaro"
" Oh grazie mille per la fiducia" gli dissi ironicamente fingendo di essere offesa.
Sicuramente non si poteva definirlo un cuor di leone...
Alla fine tutto era andato bene e, dopo appena due giorni di ricovero, era stato dimesso con una prognosi a 5 e qualche pomata per favorire la ripresa del muscolo strappato.
Tuttavia il grosso calciatore muscoloso, provava una folle paura per i dottori e, in preda all'ansia, mi aveva telefonato al fine di prendermi cura di lui.
Pur sapendo di non essere in grado di farlo, il suo riempirmi di chiamate, mi convinse: doveva proprio essere disperato.Dopotutto, a suo dire, dovevo soltanto leggere le prescrizioni e fare ciò che era raccomandato sui bugiardini.
Semplice no?
E invece non si era rivelata affatto un'impresa facile poiché Leandro, in preda alle sue ansie, non risparmiava nessun capriccio o lamentela.E così mi ritrovavo ad obbligarlo persino per stendere una semplice pomata anti edema.
Cercai di spiegare lui più volte che ciascuno di noi, me compresa, nutre una fisiologica paura nei confronti del dolore.
Ma molto spesso più che il dolore stesso a farci provare paura, è l'attesa della spiacevole sensazione.
E lui, con tutti quei giochetti, finiva per prolungare la sofferenza per ore.Al termine di quei giorni lo avrei bloccato, ne ero certa.
" Che fai stasera?" Mi chiese mentre cercavo di sistemare le confezioni che, con il suo polpaccio ingombrante, aveva abbattuto nell'atto di dimenarsi al fine di non mettere la garza pressurizzata.
" Nulla..." Risposi continuando a sistemare.
Per qualche secondo nessuno parlò, ma una vocina nella testa cercava di convincermi che la domanda non fosse fine a se stessa bensì avesse un fine, uno scopo.
E questo mi spaventava notevolmente, ma eccitava al contempo." Ti va se ordiniamo qualcosa a casa e vediamo una partita insieme?" Chiese .
Le sue parole, tanto attese quanto temute, si erano schiantate dritte contro il muro di silenzio formatosi. Un muro dietro il quale mi ero piacevolmente nascosta sperando non continuasse la frase.
Eppure una parte di me lo voleva, una parte di me era felice di essere finalmente stata invitata a fare qualcosa di diverso dallo spalmare unguenti.Era una sorta di appuntamento dopotutto...
"Ok, ma ad un patto" risposi volgendo lo sguardo verso il moro tutto intento a controllare se gli avessi squartato il polpaccio.
" Dimmi" rispose.
" Prendiamo il sushi e non guardiamo la partita bensì un film. Affare fatto?" Chiesi speranzosa.
Non volevo ricordare il primo appuntamento della mia vita come una serata passata a vedere un branco di uomini sudati rincorrere un pallone...
" Affare fatto" accettò sorridente.
Ci ero riuscita!
Un sorriso enorme si stampò sulle mie labbra, avrei voluto dire alla Reby del passato caduta nel vortice dei problemi alimentari, alla Reby che continuava a sentirsi sempre meno degli altri, che un giorno qualcuno avrebbe scelto di dedicarci il suo tempo, non le pause fugaci come mi era sempre capitato.
Qualcuno, fra le centinaia di persone nella sua vita, seppur per una serata, aveva scelto noi. Quel qualcuno era stato Leandro.🌻salve come state? Vi sta piacendo la storia ? Cosa ne pensate? Hasta luego🌻
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"PERFETTA COSÌ" Leandro Paredes 🌻
FanficLeandro Paredes, 29 anni, calciatore argentino agli esordi della propria carriera, uomo dal carattere forte e dalla dirompente personalità. Rebecca, 19 anni, studentessa del primo anno di medicina. Animo fragile e salute precaria. Un inaspettato inc...