"Vieni entra, non c'è nessuno tranquillo" dissi a Leandro invitandolo ad abbandonare l'uscio di casa mia.
La conversazione al cellulare non era durata molto, ma dalla voce aveva subito intuito che qualcosa fosse andato storto.
E così si era invitato a casa mia.
O meglio, era stato gentile nel propormi un'uscita e un film a casa sua, ma non avevo nessuna voglia di abbandonare il letto in quel momento.Dopo essere entrato in casa mi guardò per qualche istante senza parlare, nella mano sinistra reggeva una busta.
"Reby" disse dolcemente lasciando cadere il sacchetto a terra e cingendo il mio corpo con le sue braccia.
Profumava di vaniglia ed ebbi la bellissima sensazione di avere addosso il suo corpo che, adattandosi al mio, lo avvolgeva in ogni curvatura.
"Profumi di vaniglia" gli dissi a voce bassa persa nell'incavo del collo. Persino quello era profumato.
Non disse nulla, ma ebbi la percezione che stesse sorridendo. Mi piaceva stare con lui, mi donava pace e tranquillità.
Mi rassicurava la sua presenza poiché, in momenti di delusione come quello, avevo seriamente paura di me stessa." Ho portato una cosa speciale" disse allontanandosi il tanto che bastasse per poter incrociare i nostri occhi.
" Vieni" gli dissi guidandolo in camera. Non potevo correre il rischio di farmi vedere da Anna negli ambienti in comune assieme a lui. Non era in casa, ma se fosse tornata, sarebbe stato un bel casino.
" È molto carina" affermò dopo essere entrato nel mio tugurio personale.
Evidentemente era anche una persona parecchio educata..." Cos'è?"chiesi curiosa indicando la busta.
"La mia raccolta di film del signore degli anelli" rispose fieramente.
" Ma a me non piace..."
"Sch...non lo hai mai visto" mi zittì.
La sera in cui avevi avuto l'attacco di panico, avevamo parlammo di tutto, anche di film.
Dopo avergli confessato di non aver mai visto " il signore degli anelli" mi aveva fatto promettere di recuperarlo, anche a costo di vederlo assieme a lui e, a giudicare dal contenuto del sacchetto, era intenzionato a mantenere la promessa." Lea, perché sei venuto?" Chiesi dopo qualche attimo di silenzio mentre sistemava il lettore nella mini TV di cui si era munito.
" Perché non volevi uscire e perché non ti conosco molto, ma dalla tua voce sconvolta ho capito che avevi bisogno di qualcuno vicino" rispose dandomi ancora le spalle.
Non guardarlo in viso mi dava il coraggio di dire cose che altrimenti non avrei mai chiesto.
" Perché? Ti importa?"
" Si, mi importa. Mi interessa perché...
Perché...
Senti non so il perché"Rispose voltandosi verso di me.
La sua espressione dolce mi faceva bene all'anima."Sono triste Lea" gli confessai abbandonando il mio corpo al materasso.
Sentii i suoi passi farsi sempre più vicini.
Si posizionò accanto a me e, con fare paterno, iniziò ad accarezzare i capelli elettrizzati dal tessuto del piumone.Un brivido immenso e forte attraversò il mio inerme corpo.
"Al cellulare non mi hai voluto dire cosa è successo" disse continuando ad arrotolare le ciocche di capelli attorno alle possenti dita.
" Mi vuoi parlare di com'è andato l'esame ?' aggiunse lasciando un leggero bacio nello spazio fra le sopracciglia e l'attaccatura dei capelli.
" C'è che faccio schifo. C'è che la causa del mio male sono proprio io, sono terrorizzata dal deludere le altrui e mie aspettative e perennemente finisco per farlo"
🌻Come state ? Vi sta prendendo questa storia? Hasta luego 🌻
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"PERFETTA COSÌ" Leandro Paredes 🌻
FanfictionLeandro Paredes, 29 anni, calciatore argentino agli esordi della propria carriera, uomo dal carattere forte e dalla dirompente personalità. Rebecca, 19 anni, studentessa del primo anno di medicina. Animo fragile e salute precaria. Un inaspettato inc...