Tutto è possibile

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19 Maggio

«Oggi siamo qui riuniti per rendere i nostri omaggi a una donna dal cuore d'oro, orgogliosa e testarda. La mia professoressa di storia, ma soprattutto il mio grande amore.»

A queste parole si alza un brusio dalle sedute.

«L'amore ha molte forme, il nostro amore era una cosa indescrivibile, pieno di affetto, rispetto. E con queste parole è come se lo stessi minimizzando. Chi ci conosce lo sa, avevamo un rapporto molto professionale, mai inappropriato, ma ci permettevamo di amarci.»

«Adesso ti sei ricongiunga ai tuoi genitori...» sono le uniche cose che riesco ad aggiungere.

Sono passati due giorni da quando se n'è andata.

«Signorina, sono il medico della signora Rea Sanzio. Mi dispiace molto dirle che non possiamo fare niente. La signora ha un tumore, lo sapeva e non ha voluto curarsi, nonostante le mie insistenze. Mi dispiace molto.»

Dice anche molte altre cose, dettagli sul male che non ascolto, l'unica cosa che sento è un abbraccio alle spalle, subito riconosco Mary.
Mi accompagna su una sedia e cerca di rassicurarmi, ma anche lei sa che c'è poco da fare.

L'avevo appena ritrovata... e adesso l'ho persa nuovamente, per sempre questa volta.

I medici dal poco che ho capito dicono che le restano qualche ore di vita, ma che quando il dolore diventerà insostenibile, un antidolorifico e scivolerà in un sonno profondo che diventerà la morte.

«Potete andare da lei.» A quelle parole scatto in piedi e corro nella stanza.

Eccola, la vedo lì su quel letto bianco, distesa ma con gli occhi vigili coperti da un velo di sofferenza.

«Sely... mi dispiace...»

Mi fiondo tra le sue braccia e piango, piangiamo insieme per tutto il tempo che non avremo più.

«Anni fa, mi hai lasciata perché stavi male. Era questo?»
«In forma meno grave, ma sì.»
«Quando sei tornata mi hai detto che stavi meglio.»
«Infatti stavo meglio.»
«Rea vai a quel paese!! Dovevi dirmelo!! Me lo hai nascosto!!»

«Ascoltami, ormai non c'è nient'altro da fare. Ho scelto questa fine il giorno in cui ho deciso di tornare a scuola e interrompere le cure, che comunque non mi avrebbero più fatto niente.»

Scuoto la testa «No no no!! Non può, mi avevi promesso...»
«Lo so tesoro, mi dispiace...»
«Perché, perché non ti sei curata. Lo sapevi!! Perché non me lo hai detto?!»
«È genetico, mio babbo, ti ricordi in seconda, quando ho preso un lungo tempo di aspettativa? Lui ne è morto, le cure hanno solo prolungato la sua sofferenza.»

Mi prende il viso tra le mani «Guardami, ascoltami. Non piangere, non te l'ho detto perché non volevo farti sentire impotente. Tra pochi minuti i medici verranno a darmi l'antidolorifico, vai per favore a chiamare Mary e Mira, poi lasciaci da sole.»
«Ma...» non ho la forza di ribattere, così faccio come dice.
Quando entrano vedo solo che parlano e annuiscono preoccupate.

«Vai da lei...» non me lo faccio ripetere due volte e torno lì, tra le sue braccia. Ad un certo punto sento qualcosa poggiarsi sul mio petto.

«Tesoro, prendi la collana. Così quando la guarderai penserai a me.»

La guardo e mi perdo nei suoi occhi che pian piano cedono al dolore e alla stanchezza.

«Aspettami, ti raggiungerò...»

Con una flebile voce mi risponde «Non pensarci nemmeno, te mi raggiungerai quando avrai i capelli bianchi e le rughe. Quando sarai nonna e con più di ottant'anni.»

Lentamente riapre gli occhi pieni di dolore «Promettilo»
La fisso pensando a come possa chiedermi una cosa del genere...

Lei alza un mignolo «Promettimelo» silenziosamente incastro il mio dito al suo e prometto.

«Mi stai chiedendo l'impossibile...» «Tutto è possibile...» «...anche l'impossibile.»

Terminiamo insieme, è la nostra frase. Ciò che mi ha ripetuto molte volte.

Per ore facciamo finta che niente ci separerà, che lei non mi lascerà mai e che continueremo a fare lezioni insieme.

«Togliermi una curiosità bella prof, anni fa quando hai fatto quella verifica alla mia classe, ti divertivi a mettermi pressione? A mettermi in difficoltà?»
Tre tutte le domande che potevo farle questa è la prima che mi è venuta in mente, a lei invece è del tutto inaspettata che è scoppiata a ridere.

«Sì, era divertente. Vedere il tuo sguardo di sfida nonostante sapessi benissimo che ti stavo mettendo i bastoni fra le ruote mi divertiva e faceva crescere in me un moto d'orgoglio.»

«Vieni qui, dammi l'ultimo abbraccio.»

«Mi mancheranno.»

«Lo so tesoro, anche a me mancherai tantissimo. Ma ricordati della promessa. Inoltre, nella mia borsa c'è una lettera, è per te. Leggila quando ti sentirai pronta.»

Restiamo abbracciate per molto tempo e sento la sua vita scivolare via, lontanissima da me.

«Moon, svegliati» una voce rotta dal pianto, una mano morbida ad accarezzarmi la guancia e un petto freddo si cui sono appoggiata.

Mi sono addormentata e anche lei.

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✍️💘

Non credo che ci siano parole da aggiungere.

Solo: buonanotte

Un po' della mia vitaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora