2. Umbrat

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Kael e i suoi compagni attraversarono a ritroso la foresta, con passi veloci si facevano largo tra la vegetazione stando ben attenti a non attirare l'attenzione di qualcuno che potesse per errore passare da lì.  La tensione era palpabile intorno al gruppo mentre si allontanavano dalla grotta e dall'orrore che avevano trovato.  L'eco del rituale degli Aetheryum, il grido del corvo Umbralis e la visione inquietante della morte di Eveline aleggiava ancora tra di loro con i molti interrogativi che portava e che nessuno aveva ancora avuto il coraggio di formulare ad alta voce.

«Devo sapere cosa significa,» mormorò Kael, che negli occhi ancora arrossati e nei pugni stretti sui fianchi tradiva la sua crescente preoccupazione. «Se Umbralis è stato evocato, dobbiamo capire le motivazioni degli Aetheryum.»

«Sicuro di non avere visto altro?» chiese Nassy, la sua voce sussurrante come un vento fra i rami, e i suoi occhi così chiari che lo scrutavano confusi. 

«Non ho visto altro» rispose brusco Kael, che ancora non riusciva a comprendere perché le sue visioni, che di solito erano sempre molto chiare, in quella circostanza non avessero mostrato che brandelli e pezzi frammentari di ciò che era successo.

«Non abbiamo scelta,» rispose Alaric, la frustrazione evidente nella sua voce. «Dobbiamo comunicare tutto al consiglio.»

Kael annuì, ma dentro di lui si sentiva lacerato. Il richiamo delle tenebre tutto intorno era sempre più forte, da quando aveva visto Umbralis nella sua visione l'intero bosco si era come animato di voci e presenze che allungavano la mano come per sfiorarlo. Se le avesse lasciate entrare avrebbe visto e saputo ciò che volevano mostrargli, ma sapeva bene di non doversi fidare delle Ombre e aveva un dovere verso la sua casata da portare a termine.

Così cercava di ignorare i sussurri del buio, mentre a passi leggeri scattava in avanti per accorciare in ogni modo la lunga strada del ritorno.

«Se non sono riuscito a vedere di più tramite i miei poteri vuole dire che sono state applicate protezioni molto potenti,» si girò verso Nassy che gli camminava al fianco, il corpo sottile e agile ben disegnato dalla divisa grigia, i capelli lunghi e biondi raccolti in una treccia dietro la nuca, «ma non era mai successo prima».

Kael lasciò cadere la frase nel vuoto, dentro di sé dubitava che un semplice gruppo ribelle di Aetheryum avrebbe potuto fare ciò che aveva visto, doveva esserci per forza qualcosa di più. Già solo riuscire ad evocare davvero Umbralis non era per nulla facile per chi non padroneggiava i poteri oscuri dei Noxferis. Questa notizia avrebbe gettato di certo il Consiglio in allarme, facendo pensare a qualche traditore interno alla casa. 

A dare voce a questi dubbi fu Kieran che emergendo all'improvviso dal folto del bosco dietro di loro, disse in un sussurro «Quindi sono davvero riusciti ad evocare Umbralis?», poi stringendo la mano intorno all'elsa del suo pugnale, «Non è possibile», aggiunse.

«A quanto pare invece si» rispose Alaric, sempre più nervoso all'idea di portare notizie così ambigue di fronte al Consiglio.

I quattro guerrieri Eclisse seguirono il sentiero tortuoso fino a che il paesaggio non si infittì ulteriormente e non vennero colti dalla nebbia perenne che avvolgeva da sempre le terre di Noxferis.

Le mura di Umbrat si stagliavano al di sopra della nebbia densa facendosi vedere nonostante il bosco alto e incolto che si stendeva tutto intorno a loro. Imponenti mura di pietra nera che per Kael e i guerrieri dell'Eclissi erano fin troppo familiari ma che in tutta Duskara rappresentavano un mistero. 

Infatti Umbrat così come tutte le città Noxferis erano la prova di un mondo antico e di un'imponente ricchezza perduta. Erano la testimonianza di un tempo in cui era la casata del corvo a governare Duskara mantenendo con fermezza il delicato equilibrio tra le forze della vita e quelle della morte.

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora