24. Serpe in seno

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Le strade di Nocturna, ancor più cupe nel tardo pomeriggio, si snodavano in un intricato labirinto di vicoli bui e piazze dimenticate. Il cielo, di un arancione intenso, si stava abbassando lentamente, ma la luce che penetrava a fatica tra gli alti edifici di pietra e metallo creava solo ombre lunghe e distorte. Le strade erano fiancheggiate da case strette e alte, dai tetti a spiovente, che si aggrappavano l'una all'altra come se temessero di cadere. Nella penombra, i rumori della città si mescolavano al brusio di mercanti e passanti, ma quella parte di Nocturna sembrava priva di vita, come se fosse stata dimenticata da tutti, tranne che da chi la abitava per necessità.

Kael, Kieran, Alaric e Nassy camminavano a passo deciso, ma ognuno di loro si portava dietro il peso di pensieri che, in quel momento, sembravano impossibili da cancellare. L'atmosfera intorno a loro era tesa, come se l'intera città fosse in attesa di un segno, un cambiamento che avrebbe spinto i suoi abitanti a rivelare ciò che si nascondeva dietro quelle tante maschere di normalità. 

Soren li guidava con un'aria di assoluta spavalderia, il passo ampio e sicuro come se fosse il padrone delle strade di Nocturna. I suoi capelli chiari erano perfettamente pettinati, immacolati anche sotto la luce che stava scomparendo, e il profumo che emanava era quasi eccessivo. Indossava un cappotto elegante dai colori sgargianti, con una sciarpa che svolazzava al vento come un drappo di vanità, e con la mano destra portava un bastone da passeggio con l'impugnatura in oro.

«Eh, non preoccupatevi,» disse con tono ciarliero, senza voltarsi nemmeno per un secondo. «Questa parte della città la conosco come le mie tasche. Qui il rischio è sempre a portata di mano, ma a chi piace rischiare se non a gente del mio calibro, eh?» Sorrise, quasi divertito dalla loro attenzione. «Mi raccomando, però, non dite a nessuno che vi ho portato qui. Non vorrei rovinare la mia reputazione di persona tanto... discreta.»

I guerrieri si scambiarono uno sguardo rapido, ma nessuno osò rispondere. 

Kael non riusciva a togliersi dalla testa l'incontro di quella mattina con Lirael. Kieran e Alaric l'avevano interrogata a lungo, ma lei aveva risposto con sguardi vuoti e parole evasive, senza rivelare nulla di utile se non che quel ciondolo era ciò che gli rimaneva della propria famiglia, e che del resto lei non né sapeva niente. 

Kael non aveva partecipato, frastornato dal sogno terribile di quella notte e dai suoi tanti pensieri, si era rinchiuso in camera sperando di vedere tornare Jasper con i nuovi ordini da parte del Palazzo. Sperava segretamente che quando questo fosse arrivato, avrebbero potuto lasciarla andare. Non poteva fare a meno di pensare a lei, alla sua presenza enigmatica e alla paura che lui stesso sentiva crescere dentro di sé, giorno dopo giorno, da quando l'aveva incontrata e le aveva sottratto quella maledetta collana. 

La sensazione di essere sull'orlo di un abisso lo sovrastava, come se la sua ombra stesse iniziando a inghiottirlo senza speranza di ritorno.

Il pensiero del suo sogno, la visione di se stesso consumato dal potere di Umbralis, lo tormentava anche in quel momento. Ogni volta che passava vicino a Nassy si sentiva vacillare. Non riusciva a smettere di guardarla, ma non poteva avvicinarsi. Aveva paura che lei fosse l'anello debole, che la sua oscurità potesse contaminarla, e non voleva che ciò accadesse. 

Soren si fermò per un attimo a un incrocio, gettando uno sguardo furtivo verso le strade che si diramavano in diverse direzioni. Poi, con un sorrisetto divertito, fece cenno al gruppo di avvicinarsi, mentre tamburellava le dita sull'elegante bastone da passeggio intarsiato che si portava dietro.

«Il gruppo che state per incontrare, di cui io sono, modestamente, portavoce... beh, diciamo che apprezzano la discrezione. Perciò, facciamo in modo di non farli pentire di questo incontro, d'accordo?»

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora