12. Allo scoccare dell'ora

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La locanda Dei Tre Corvi era avvolta da un'aria densa e pesante, fatta di conversazioni basse, risate soffocate e il crepitio delle lanterne d'ametista grezza, ormai usurate dal tempo, con la luce fioca e stanca. Le teste dei tre corvi scolpite sulla porta di ingresso sorridevano beffarde a chiunque varcasse la soglia, e l'interno del locale non tradiva le aspettative: era il genere di posto che prometteva incontri segreti e bisbigli mai apertamente condivisi. I quattro guerrieri erano seduti a un tavolo nell'angolo, tenendosi vicini per evitare orecchie indiscrete. 

 Quella sera avevano deciso di andare lì per continuare la loro indagine, dato che Soren gliel'aveva indicata come uno dei possibili centri di interesse, ma fino a quel momento i quattro non avevano fatto altro che discutere, cercando di mettere insieme i pezzi di ciò che avevano appreso in quei pochi giorni di benvenuto a Nocturna. 

 Kael cercava di mantenere la conversazione, ma con la coda dell'occhio controllava freneticamente l'orologio. Aveva deciso che quella sera, dopo che i suoi compagni si fossero addormentati, lui avrebbe proseguito la sua indagine da solo cercando "Il topo nero di Nocturna". Il luogo che quella strana voce gli aveva mostrato nella sua visione. 

 Era la prima volta che si separava dal gruppo e tradiva il codice dei Guerrieri Eclissi, la prima volta che veniva meno al suo impegno, che mentiva ai suoi compagni. Sapeva che stava rischiando grosso, che quel messaggio poteva essere facilmente una trappola. Anche per questo voleva affrontare la situazione da solo. O almeno se lo ripeteva cercando di convincersene. 

 Si specchiò nella bevanda iridescente che gli colmava il bicchiere, non si riconosceva più né sapeva cosa aspettarsi da se stesso e dagli altri. Ma fin da bambino era cresciuto come un lottatore, imparando a fidarsi del proprio intuito come di un compagno inestimabile. Ora il suo intuito gridava determinato di tenere quel segreto per sé, sentiva che quella storia della lettera e qualunque cosa lo stava aspettando, non riguardavano altri che lui. 

 E poi voleva essere cauto. 

 «Almeno,» sussurrò Nassy, abbassando la voce mentre i suoi occhi studiavano uno a uno i compagni. «La storia del vecchio Eldrin spiega perché dovrebbero volere evocare Umbralis. Questo combacia. Probabilmente lo usano per cercare questo... chissà cos'è... questo cimelio.» Si appoggiò allo schienale della sedia, il vestito blu le schiariva ancora di più la pelle mettendo in evidenza tutta la stanchezza che stava accumulando in quei giorni. «Dato che sarebbe stato proprio lui a crearlo.»

 Si scambiarono uno sguardo fugace, che però era carico d'intesa.Nassy aveva promesso di mantenere le distanze, e così stava facendo. Kael era sollevato, sembravano essere tornati in sintonia come prima, e per ora ogni conflitto era passato in sordina. 

 Kael avrebbe voluto condividere almeno con lei quello che gli stava capitando, forse dire tutta la verità avrebbe messo in ordine le idee. Ma la verità è che lui non voleva abbandonare la speranza che ci fosse anche solo la minima possibilità di scappare al suo destino. E se lui non era chi credeva, come insinuava quella lettera, allora forse finalmente avrebbe potuto essere un altro. 

 «Non lo so, Nassy.» Alaric era pensoso, teso. 

 Kael, con il gomito appoggiato sul tavolo e le dita che tamburellavano distrattamente sul legno ruvido, osservava con aria assente la sala piena di gente, aspettando di cogliere qualcosa degno d'interesse. Ma lì intorno sembrava non accadere nulla. 

 La voce rauca di un vecchio narratore, quasi del tutto coperta dal baccano generale, raccontava una storia di fantasmi al gruppo di ubriaconi che lo circondava; mentre dall'altra parte, una cameriera slanciata e dalle forme prorompenti, cercava di attenzione di Kael ogni volta che passava. 

 I quattro avevano ordinato della Scaglia di luna, la bevanda alcolica preferita dalle creature del mondo di Duskara, ottenuta dalla fermentazione dell'orzo e dalla raccolta dell'acqua lunare, creata tramite un'esposizione prolungata alla luce della luna piena. Come guerrieri Eclisse quello era il primo momento di svago dopo anni interi, e in generale nessuno di loro era abituato a bere. Ma tutto quel che stavano scoprendo, Nocturna e il suo frastuono, l'assurdità di trovarsi in incognita anziché sul campo di battaglia,... si sentivano tutti esausti e frastornati. 

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora