27. Ad ali spiegate

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Il salotto era fin troppo caldo, nonostante l'aria gelida che soffiava fuori dalle finestre semiaperte. Le pareti gialle, illuminate dalla luce morbida dell'ametista che pendeva dal soffitto, conferivano alla stanza un'atmosfera intima, ma anche inquietante, come se la luce stessa avesse un segreto da rivelare. Il tavolo al centro era un crocevia di libri accatastati uno sopra l'altro, le pagine ingiallite dalle mani che li avevano sfogliati in cerca di risposte. Un caos ordinato.

Eldrin, seduto al tavolo, sfogliava rapidamente un libro, il volto teso e concentrato. I suoi occhi azzurri brillavano di determinazione, ma ogni tanto si alzavano per cercare lo sguardo di Kael, come se cercasse un segno che potesse fare chiarezza.

Kael, seduto su una sedia vicina al camino, osservava il fuoco con un'espressione lontana. Non parlava, ma il suo sguardo fisso tradiva la confusione che ancora lo dominava. Gli occhi, lievemente arrossati per l'uso della Vista, sembravano non vedere nulla di ciò che gli stava attorno. 

«C'è qualcosa che non mi torna.» Eldrin si trovava a pochi passi da Kael, il volto ancora immerso tra le pagine di un libro. «Vorrei potere vedere più chiaramente in tutto questo... ».

«Ora che sappiamo che non stava mentendo, perché non la lasciamo andare?» disse Alaric con le braccia incrociate, seduto con la testa leggermente reclinata sul divano. I suoi occhi brillavano di una sottile ironia, come se stesse ascoltando una storia a cui non riusciva a credere completamente. 

«Lasciarla andare? Aveva un frammento della Piuma Nera e al momento è l'unica pista che abbiamo!» disse Nassy, che nel frattempo si muoveva con passo lento e deciso, girando intorno agli arredi, come se cercasse di mettere ordine nella confusione che aleggiava nell'aria. Le sue mani erano intrecciate dietro la schiena, lo sguardo fisso su ogni angolo della stanza. Sembrava cercare risposte nei dettagli, negli oggetti sparsi qua e là. Ogni tanto si fermava davanti a una parete o a una finestra, come se ascoltasse un sussurro che solo lei poteva sentire. «Soprattutto perché sembra avere un rapporto particolare con l'artefatto... dato che non ne ha sentito gli effetti pur avendolo portato da sempre come un ciondolo.»

Kael si passò una mano tra i riccioli scuri, combattendo contro il disagio che lo assaliva. Avrebbe voluto che Nassy non avesse ragione, ma sapeva bene che il Consiglio del Palazzo d'Ombra non si sarebbe lasciato scappare questa occasione. Conosceva quel lavoro: qualunque fosse il segreto dietro alla figura di Lirael era di certo abbastanza per attirare tutta la loro attenzione. 

«Dobbiamo aspettare gli ordini dal Palazzo prima di decidere cosa fare con lei,» dichiarò, con fatica. In fondo, avrebbe preferito che se ne andasse subito. La sua sola presenza aggiungeva confusione a un quadro già caotico, facendogli temere di essere smascherato lui stesso, con tutti i segreti che si portava dietro.

«Potremmo iniziare a fare ricerche per conto nostro,...» Kieran era seduto sulla poltrona e tamburellava le dita sul bracciolo, come per scaricare l'impazienza che si agitava dentro di lui. Aveva tra le mani il calice chiaro che avevano trovato nell'ultima esplorazione, e ogni tanto lo sollevava e lo osservava, come cercando di cogliere qualcosa di invisibile nella sua fattura. «... per esempio sulla sua famiglia,...» Il suo tono era serio, ma c'era un sottile guizzo di curiosità che tradiva una certa impazienza.

Kael sollevò lo sguardo, come colto da un'idea. «Suo padre, il venditore di tessuti al mercato centrale. Forse potremmo partire da lui.»

Appoggiato al bordo del pianoforte, Soren osservava la scena con un sorriso appena accennato, la testa inclinata di lato. A ogni parola, seguiva con gli occhi il movimento di ciascuno, come se la loro conversazione fosse solo un altro tipo di melodia. Quando Kael fece riferimento al padre di Lirael, Soren si risvegliò dalla sua indifferenza e sbottò in una risata: «È la figlia di Enrick? È già tanto se si ricorda di lei, ubriaco com'è un giorno sì e l'altro pure!» Poi ritornò a fissare i suoi stivali, ma un lampo di compiacimento divertito gli brillò ancora nello sguardo.

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora