15. Una missione impossibile

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Dopo quel brusco risveglio, Kael non era riuscito a tornare a dormire. Aveva trascorso le ore successive a camminare avanti e indietro nella sua stanza, stringendo tra le mani il ciondolo di Lirael. Un senso di vergogna lo attanagliava per quello che aveva fatto, usando addirittura i suoi poteri e rivelando la sua vera identità a un'umana.

O forse non era nemmeno un'umana, si disse, ripensando all'onda d'urto che aveva sollevato il terreno fin sotto ai suoi piedi, una forza che sembrava provenire da lei... l'idea di un potere misterioso che non aveva mai visto prima lo inquietava, facendogli dubitare di tutto ciò che credeva di sapere.

Chiunque avesse inviato quella lettera voleva sicuramente che trovasse la collana, ma ora, tenendola tra le mani, temeva di essere caduto in una trappola, in un gioco molto più grande di lui. Quel sogno,... era stato solo un'illusione o c'era qualcosa di reale?

L'oggetto che stringeva era un pezzo di ghiaccio freddo, ma emanava una magia antica e potente. La sua superficie riflettente sembrava pulsare di un'energia occulta, e l'attrazione che provava nei suoi confronti era quasi irresistibile. Ogni volta che posava lo sguardo su di lui, sentiva un richiamo profondo, come se il ciondolo stesse cercando di comunicargli qualcosa di importante, di primordiale. La possibilità che fosse un frammento della piuma nera si faceva sempre più concreta nella sua mente, ma pensarlo lo metteva a disagio, quasi come se quel pensiero fosse un tabù.

Il freddo penetrante di quell'oggetto gli intorpidiva la pelle. Inspirò profondamente e chiuse gli occhi, provando ad accedere alla Vista, nella speranza di svelare la storia di quel misterioso ciondolo.

Improvvisamente, davanti a lui si dispiegarono distese infinite di ghiaccio chiaro e lucido, che scintillavano di una luce innaturale. Le lastre di ghiaccio si stagliavano verso l'orizzonte, perfette e impenetrabili, ma oltre quella breve visione un muro invisibile lo bloccava, come un'ombra gelida.

Tentò di penetrare più a fondo nella storia del gioiello, ma una barriera di energia oscura si frappose tra lui e il segreto che  il frammento custodiva. Era come se un'immensa forza lo respingesse: solo i Drakmira potevano decodificare il messaggio intriso nel Gelargento. 

Quel materiale era unico, una riserva di conoscenze sepolte nei ghiacci eterni, un portale verso i ricordi congelati del passato. Eppure, per quanto si sforzasse, la sua Vista non poteva svelare quei segreti né il semplice passato dell'oggetto.

Kael riaprì gli occhi, frustrato.

Dopo un po', prese una decisione. Con cura, ripose il ciondolo in un cofanetto di legno intagliato, dove di solito custodiva i suoi pugnali migliori, quelli in noctium pregiato che suo padre gli aveva regalato da bambino. 

Decise di non rivelare nulla agli altri riguardo il ciondolo e il sogno inquietante, soprattutto non avrebbe mai confessato di aver rubato la collana a un'umana usando i suoi poteri nel bel mezzo di Nocturna. Anche se mentire era per lui una vera tortura, sentiva di volere prima capire meglio quale fosse il suo ruolo in tutto quello. 

Con un respiro profondo, Kael cercava di inghiottire il boccone amaro della sua confusione quando improvvisamente sentì battere Jasper al vetro della sua finestra.
Il corvo, posato sul davanzale esterno, scrutava dal vetro Kael con quegli occhi scuri e intelligenti, impaziente di consegnare il messaggio legato alla zampa. Kael si avvicinò alla finestra e la aprì con cautela, lasciando entrare Jasper che atterrò con grazia sulla scrivania, attendendo silenzioso mentre Kael scioglieva il sottile nastro di cuoio.

Con le mani leggermente tremanti, Kael srotolò la pergamena sigillata con l'emblema del Palazzo d'Ombra. Lesse in fretta le nuove istruzioni che il Consiglio mandava e lo sguardo gli si bloccò su una frase in particolare:  

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora