13. Preda o predatore?

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Kael attese pazientemente che fosse il momento di salutarsi. Tutti erano ormai nelle loro stanze, e chi ancora non si era chiuso nel suo piccolo regno era in salone al piano terra. Aveva precisato di non volere essere disturbato, e sperava bastasse a tenere chiunque lontano dalla sua stanza, solo per quella notte. .

Prese un respirò e aprì la porta, sgattaiolando fuori silenzioso come un sospiro.

Spostandosi lungo il corridoio i suoi piedi si muovevano senza produrre alcun rumore sul pavimento di legno. Il buio lo avvolgeva come un vecchio amico, mentre veloce scendeva le scale fino ad arrivare al corridoio del primo piano. Lì, un'ampia finestra si affacciava sull'ingresso imponente, proprio sotto alla tettoia del portico d'ingresso. 

Si avvicinò furtivo, con un movimento fluido apri i vetro e si arrampicò sulla cornice, il suo corpo che si piegava in un perfetto equilibrio mentre scavalcava. Le sue mani si aggrapparono al telaio, la pelle che sfiorava il legno freddo, e con un ultimo sforzo si lanciò fuori.

Atterrò con grazia sulla tettoia, piegando le ginocchia per attutire il colpo. Da lì,  Nocturna si stendeva sotto di lui avvolta dalle sue luci pulpuree. Con un balzo deciso saltò giù dal portico, atterrando facilmente sull'erba umida del giardino.

La libertà si apriva davanti a lui, e già sentiva l'energia della città pulsare nell'aria.

I vicoli erano stretti e tortuosi, con muri che sembravano stringersi attorno a lui come un abbraccio soffocante. Kael si sentiva quasi invincibile mentre avanzava, un'ombra tra le ombre. Ogni passo che faceva nel silenzio della notte lo avvolgeva in un abbraccio di oscurità, come se il mondo stesso lo accettasse incondizionatamente ora che anche lui aveva accolto le sue ombre. Più passava il tempo, più si sentiva parte di quelle tenebre, ogni pensiero che lo tormentava si dissolveva in un'energia primordiale. Questa era in lui e fuori da lui. Ora, nella notte, poteva camminare per ore senza essere visto, protetto dai suoi poteri che gli permettevano di plasmare l'oscurità a suo piacimento. E si sentiva di nuovo un guerriero.

Mentre si dirigeva determinato al Topo Nero, non aveva alcuna paura di ciò che avrebbe trovato; tutto era meglio di quello a cui era stato costretto fino a quel momento: essere solo un'arma e nient'altro.

La piuma nera, si disse ancora, questa volta con un'aria beffarda.
Gli sembrava già di possederla, o che fosse sua per diritto di nascita. Perché lui era un Noxferis, e nel suo sangue scorreva lo stesso mistero che aveva generato Umbralis.

Kael era imprigionato in strane fantasie, che non facevano che aizzare la sua forza e gonfiargli il petto, mentre avanzando verso sud passava al di sotto delle possenti mura della corte Aetheryum, che erano talmente alte da celare ogni dettaglio della struttura interna. Queste cingevano il palazzo formando un ovale maestoso di metallo lucido, che brillava sotto la luce della luna. 

Kael pensò al contrasto tra quella grandezza e la miseria della vita del popolo di Nocturna. Quella maestosità non era tanto diversa dall'opulenza del Palazzo di Ombra. Si trovò all'ora a pensare a come tutte le grandi casate siano il realtà simili nel loro gioco sleale, costruito sulle ossa di altri. E un moto di profondo disprezzo lo pervase.

Superato il Palazzo, la città cominciò a diradarsi, i vicoli diventarono sempre più bui, finché anche le fiaccole di ametista scomparvero costringendo Kael ad accontentarsi solo della fioca luce delle stelle. Le facciate delle case si affacciavano tetre e silenziose su strade sempre più sporche e malandate. Le finestre tutte sigillate, come se chi vivesse lì temesse il solo contatto con l'esterno. buie, con finestre sbarrate e porte chiuse, come se gli stessi abitanti temessero il mondo esterno. 

Ecco, infine, la locanda. Nell'angolo di una via buia e circondata da vegetazione incolta, Il topo Nero emergeva dall'oscurità, con la suo insegna logora che oscillava pigramente nel vento. Dalla sua porta un brusio e un vociare indistinti si stendevano oltre l'uscio per sfiorare chi si aggirava da quelle parti. 

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora