AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luce

9. Il topo nero

Kael sedeva alla scrivania della camera che Soren gli aveva assegnato al secondo piano. La villa era così grande da offrire a ciascuno di loro una camera singola. Così Kael immerso nella penombra densa accese con un gesto lento una delle candele di ametista disposte sulla scrivania. Nella sua mano, una piccola pietra scura risplendeva di un bagliore bluastro, evocando un'energia antica che scivolò verso la candela, accendendola di una luce viola e intensa. La pietra che Kael teneva in mano, chiamata Astro, era usata come miccia per fiaccole e candele di ametista. In quel momento si affievolì tra le mani di Kael come se avesse ceduto parte della sua essenza.

In Duskara la luce si otteneva attraverso energie paranormali racchiuse nelle pietre. Le ametiste, capaci di trattenere e rilasciare questa forza occulta, diffondevano un'aura luminosa che sembrava viva e sempre in movimento. La stanza si illuminò di un tenue bagliore violaceo, gettando ombre lunghe e vibranti sugli scaffali colmi di libri e sulle pareti di velluto blu notte.

Kael prese un foglio e una penna ed iniziò a scrivere tutto ciò che insieme agli altri avevano scoperto quel giorno. In particolare parlò delle incursioni nel territorio Drakmira da parte degli Aetheryum ed anche di ciò che avevano sentito in merito al famoso artefatto che sempre gli Aetheryum starebbero cercando a tutti i costi.  Probabilmente lo stesso di cui il consiglio gli aveva accennato. Scrisse con minuzia ogni dettaglio rivelante, con i lineamenti tesi e la fronte aggrottata. Nel frattempo i riccioli gli cadevano disordinati sulla fronte, rilucendo di viola sotto l'ametista splendente.

Non appena ebbe finito piegò il biglietto ordinatamente e lo sigillò con l'elsa del suo pugnale di noctium dove era posto il sigillo della casata Noxferis con il corvo dagli occhi rossi. 

Poi si avvicinò a Jasper, che se ne stava ancora rinchiuso nella sua gabbia appoggiato al davanzale dell'ampia finestra. Velocemente aprì lo sportello di ferro e fece un cenno all'animale che, ubbidiente e silenzioso, uscì e raggiunse il suo braccio. Kael annodò il biglietto intorno al suo collo e aperta la finestra lo lasciò andare. In meno di un giorno il messaggio sarebbe giunto al Palazzo di ombra tra le mani di Lucian e del signore Eryndor. 

Rimasto solo, Kael estrasse dalla tasca destra la lettera che gli era stata consegnata poco prima. Se la rigirò tra le mani, indugiando, per osservarla meglio alla luce. La carta nera, rigida e ruvida al tatto, emanava un senso di inquietudine. Sul sigillo color vinaccia era inciso un simbolo che non aveva mai visto: una serpe che si avvolgeva su se stessa in un cerchio incompiuto, la coda protesa verso la bocca senza mai toccarla. E poi quello strano messaggio,... che aveva l'aria di essere una minaccia velata. Kael non sapeva cosa lo preoccupasse di più, se il contenuto di quella lettera o la sicurezza che qualcuno lo aveva osservato fino a quel momento, sapeva che era a Nocturna. Anzi, sapeva molto di più, sapeva anche ciò che gli stava accadendo.

Cosa doveva fare ora? Avrebbe dovuto dire tutto agli altri? 

Aveva paura di ciò che avrebbe potuto scoprire, paura di perdere tutto ciò che per cui aveva lottato. In qualche modo sentiva che quella storia non riguardava altro che lui. Forse, era anche sollevato dalla possibilità che esistesse una spiegazione a ciò che gli stava accadendo.

Kael strinse la lettera nella mano con forza, sperando di riuscire ad utilizzare la Vista per vedere chi aveva mandato quel messaggio. 

Kael strinse la lettera, concentrato. Respirò profondamente, poi chiuse gli occhi e lasciò che le ombre intorno a lui rispondessero alla sua chiamata. Riusciva a sentirle sussurrare, attratte da quella rigida carta scura che emanava una vibrazione arcana. Le ombre lo circondarono, infilandoglisi nella pelle, e lui si armò della loro energia invisibile, sentendo il potere oscuro che scorreva nel suo sangue. I suoi occhi si colorarono di rosso e una scarica fredda gli percorse la schiena.