21. Mezze verità

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Lirael era stata immobilizzata. Kael lo sapeva bene, ma quel pensiero non faceva che intensificare la sensazione di angoscia che lo attanagliava. 

Dopo l'esplosione di potere che l'aveva spinto contro il muro, i suoi compagni erano accorsi immediatamente. Kieran e Nassy erano subito intervenuti, riuscendo a bloccare Lirael con una presa rapida, evitando che potesse fuggire o usare ulteriori abilità magiche. 

Mentre Aleric, con la sua calma consueta, si era avvicinato e chinandosi sul pavimento con un gesto deciso aveva tracciato rapidamente con la punta del coltello un cerchio attorno a Lirael, senza però lasciare segni sul pavimento. Nei quattro punti cardinali del cerchio aveva poi disegnato con attenzione alcune rune noxferis capaci di intrappolare e contenere. Queste avevano quindi brillato brevemente di una luce argentata, mentre il cerchio iniziava a formarsi, disegnando una barriera invisibile e inesorabile. 

Adesso, tutti si trovavano riuniti attorno a un grande tavolo nel salone di Soren, a discutere delle prossime mosse, mentre Lirael giaceva in una stanza adiacente, finalmente addormentata dopo aver lottato furiosamente nel tentativo di trovare una via di fuga.

Kael aveva raccontato quasi tutto ai suoi compagni, ma non ogni dettaglio.

Aveva detto loro di come aveva incontrato Lirael e di come, appena visto il ciondolo di le, fosse stato travolto da un richiamo irresistibile. Quell'oggetto emanava un'energia così forte da fargli subito sospettare che si trattasse di un frammento della Piuma Nera. Raccontò del furto, della sua decisione di prenderlo, ma anche della riluttanza di Lirael a collaborare e della sua ostilità che lo aveva costretto ad agire d'istinto.

Era per questo che lei era tornata quella notte, per riprenderselo. 

Non parlò della lettera anonima che aveva ricevuto, né disse la verità su ciò che gli stava accadendo da quando aveva avuto tra le mani quell'oggetto. Non voleva alimentare sospetti su se stesso, né tanto meno affrontare la verità che sapeva di dover rivelare prima o poi. Il sospetto di essere il Guerriero Nero, di essere legato alla Piuma Nera in modi che i suoi compagni non avrebbero potuto comprendere, lo paralizzava.

Mentre finiva di raccontare, sentiva gli occhi dei suoi compagni su di lui. Non erano convinti, lo sapeva. Le domande che gli facevano, la preoccupazione che trapelava nelle loro voci, gli ricordavano che qualcosa non quadrava.

«Non avresti dovuto tenerci all'oscuro di un dettaglio così importante,» disse Alaric, la voce carica di diffidenza e rabbia. Il suo sguardo fissava Kael con intensità, gli occhi un misto di delusione e frustrazione. Alaric, che come gli altri era stato svegliato nel bel mezzo della notte, era ancora con il torace nudo, le spalle larghe rigide come per sorreggere la tensione di quel confronto. 

 Kael rispose con uno sguardo che tradiva un'ombra di incertezza, ma la sua postura rimase impassibile, il volto mascherato da un'espressione che cercava di non tradire la tensione che gli attanagliava il petto. «Non era facile...» mormorò, ma la sua voce era risoluta come sperava. Sapeva che aveva commesso un errore a non parlare sinceramente, ma la verità era qualcosa che ancora non poteva condividere, né con loro né con se stesso.

«Hai trovato una pista così grossa e te la sei tenuta per te!» sbottò Kieran, alzando la voce. I suoi capelli corvini erano ancora sciolti, un groviglio disordinato che scendeva sulla fronte e sulle spalle. Le punte arruffate sembravano testimoniare una notte di sonno agitato. La sua espressione era carica di indignazione, e le braccia, che aveva incrociato sul petto, si stringevano ogni volta che pronunciava una parola. Non riusciva a sopportare i segreti, soprattutto quando coinvolgevano la sicurezza della loro missione. 

Nassy, invece, guardava Kael con apprensione. I suoi occhi blu, ancora segnati dal sonno, cercavano quelli di Kael con foga e nostalgia. I capelli biondi erano raccolti in un concio disordinato, ormai sgretolato dal caos e dall'agitazione di quella notte. Ogni mossa che faceva sembrava calcolata, come se stesse cercando di mantenere una certa distanza, ma nello stesso tempo volesse avvicinarsi a lui, fare qualcosa per guadagnare la sua vicinanza. 

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora