11. La piuma nera

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Il sole era già alto nel cielo, avvolgendo il paesaggio in una calda luce dorata, nonostante non fosse ancora arrivata l'ora di pranzo. La macchina a cristalli si allontanava da Nocturna levitando silenziosamente e scivolando sopra la terra come un sogno effimero.

Attraverso il finestrino, Kael osservava il panorama trasformarsi lentamente. Le ultime architetture della città si allontanavano, dissolvendosi in un reticolo di strade acciottolate e piccoli villaggi vivaci. Il rumore della vita urbana si affievoliva gradualmente, sostituito dal fruscio della natura che si risvegliava.

Mentre la macchina si dirigeva verso sud, le colline si profilavano all'orizzonte, dolci e accoglienti. Le distese verdi cominciavano a brillare sotto la luce del giorno, e i campi di erba alta ondeggiavano dolcemente nella brezza mattutina, riflettendo il luccichio di rugiada come piccole gemme. Gli edifici della città cedevano il passo a una vegetazione lussureggiante, punteggiata da alberi frondosi e fiori selvatici che danzavano al ritmo del vento.

Al suo fianco, Nassy guardava fuori dal finestrino con curiosità, il suo viso illuminato dalla luce mattutina. La meraviglia nel suo sguardo contrastava con la tensione palpabile che aleggiava tra loro. Alaric, con la mascella contratta, si era sistemato in una posizione attenta, gli occhi fissi su un punto lontano mentre Kieran tamburellava nervosamente le dita sul bordo del sedile, inquieto. Davanti a loro, Soren che guidava, scrutava il panorama con il solito sorriso sul viso chiaro.

«Soren, dove hai detto che stiamo andando?» chiese Alaric, rompendo il silenzio che li accerchiava. 

Soren ridacchiò. «Posso garantirvi solo che è qualcuno che s'interessa molto di questa faccenda dell'amuleto di cui tanto parlavate ieri sera. Un amico di vecchia data che penso potrà darvi molte delle risposte che cercate.»

Il silenzio tornò a farsi spazio tra loro, mentre il viaggio proseguiva veloce tra colline e boschi che scorrevano al di là dei vetri. 

Finalmente, dopo quasi un'ora di viaggio, la macchina si fermò con una lieve vibrazione. I cristalli si spensero e il veicolo si abbassò delicatamente fino a posarsi sulla terra, emettendo solo un sussurro d'aria. Soren, con i suoi capelli biondi che brillavano al sole e gli occhi blu vivaci, aprì la portiera e uscì per primo, con indosso un completo rosso che contrastava fortemente con il verde circostante rendendolo un bersaglio subito riconoscibile.

Davanti a loro si stagliava una piccola abitazione di pietra annerita dal tempo. La casa era nascosta tra alberi contorti, i rami nodosi si protendevano come artigli verso il cielo, e un silenzio pesante avvolgeva l'area, rotto solo dal gracchiare di un corvo appollaiato in cima a uno degli alberi vicini.

Kieran non poté resistere alla tentazione di commentare. «Sembra il posto ideale per un eremita folle, non vi pare?» sussurrò, un sorriso malizioso stampato sul volto.

Alaric lo fulminò con uno sguardo gelido. Indossava un abito di cotone robusto, adatto per un guerriero, ma anche elegante nei dettagli, mentre un pugnale era nascosto con discrezione nel suo stivale, pronto all'uso se necessario.

«Hai detto che ci stava aspettando, giusto?» chiese Kael, voltandosi verso Soren, mentre il corvo gracchiava ancora, come se il loro arrivo lo avesse irritato.

Il nobile annuì, avvicinandosi alla porta scura e battendo due colpi decisi contro il legno. Dopo un momento di attesa, si udì il rumore di un chiavistello arrugginito e la porta si aprì. Un uomo anziano, dal viso segnato dal tempo e gli occhi chiari come il ghiaccio, apparve sulla soglia. 

«Amico mio,» disse vedendo Soren, poi si spostò per accogliere i nuovi arrivati facendogli segno di entrare.

Nassy fu la prima a varcare la soglia, quella mattina indossava un abito blu scuro dalle maniche lunghe sotto al quale, così come tutti loro, aveva nascosto i suoi due coltelli noctium attaccati alla vita grazie ad una stretta cintura di cuoio. Era strano per loro guardarsi senza la divisa dei guerrieri Eclissi, ma in quel periodo ci stavano quasi facendo l'abitudine, e ognuno aveva dovuto ingegnarsi per trovare un modo oppure un altro per nascondere le armi alla quale, ovviamente, da veri combattenti non potevano rinunciare.

AB UMBRA LUMEN - Dall'ombra viene la luceDove le storie prendono vita. Scoprilo ora