Capitolo 10: Un vortice di emozioni

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Dadda's pov

Era come un viaggio della speranza.

Dentro l'ambulanza, tutto sembrava un vortice di luci e suoni ovattati.

Greta giaceva sulla barella, il respiro corto e il viso pallido come mai l'avevo visto prima.

Continuavo a stringerle la mano, cercando di trasmetterle tutto il mio calore, tutto il mio amore, anche se dentro di me mi sentivo congelato dalla paura.

-Gre, ti prego, resta con me...-mormoravo a bassa voce, mentre cercavo di ignorare il battito incessante nel petto.

Gli infermieri si muovevano rapidi, facendole dei controlli, attaccandole elettrodi al petto, e ogni tanto uno di loro mi dava un'occhiata rassicurante, anche se sapevo che non potevano promettermi nulla.

Lei aprì leggermente gli occhi, il suo sguardo sembrava perso, confuso, ma almeno era lì, ancora con me.

-A-amore...- mormorò, quasi come un soffio.

Le accarezzai la fronte, cercando di sorriderle nonostante le lacrime che mi rigavano il viso. "Sono qui, piccola, non andare via... ci sono io qui con te, va tutto bene..."

Arrivati in ospedale, fui costretto a lasciarla andare. Le porte dell'ambulanza si aprirono, e un gruppo di medici la portò immediatamente dentro.

Volevo seguirla, ma un'infermiera mi fermò con dolcezza, dicendomi che dovevo aspettare fuori. Restai lì, paralizzato, guardando Greta allontanarsi su quella barella, fino a che scomparve dietro una porta.

Non sapevo quanto tempo fosse passato; minuti, ore?

Simo, Jas e Richi arrivarono poco dopo, mi misero una mano sulla spalla, cercando di consolarmi, ma in quel momento nulla sembrava reale.

Avevo gli occhi fissi su quella porta, aspettando disperatamente che qualcuno venisse a dirmi che Greta stava bene.

Dopo un tempo che sembrava infinito, finalmente un medico uscì. Il cuore mi balzò in gola mentre mi avvicinavo a lui, trattenendo il respiro.

-È stabile adesso, sta riposando-disse, e in quel momento mi sembrò di poter respirare di nuovo.

Le gambe mi cedettero quasi, la tensione si sciolse in un'ondata di sollievo, e mi lasciai andare, piangendo tra le braccia dei miei amici.

Alla fine, potei entrare a vederla. Era lì, nel letto d'ospedale, con gli occhi chiusi e il viso rilassato, finalmente serena. Mi avvicinai e le presi la mano, grato che la piccola gre fosse ancora qui con me.

Mi sedetti accanto a lei, continuando a stringerle la mano, come se quell'atto potesse tenerla ancorata a me, al mondo. Non c'era più l'adrenalina di quei momenti folli, e il silenzio della stanza era quasi assordante. Guardavo il suo viso, così tranquillo ora, e mi sembrava impossibile che solo poco prima fossimo stati sul balconcino, inconsapevoli di quello che sarebbe successo.

Dopo un po', Greta aprì lentamente gli occhi. Il suo sguardo era ancora stanco, ma quando mi vide al suo fianco accennò un debole sorriso. Le lacrime che avevo cercato di trattenere tutto quel tempo iniziarono a scendere di nuovo, ma stavolta erano di sollievo.

-Ciao, amore- disse con un filo di voce, quasi come se fosse stata via da un lungo viaggio e ora fosse finalmente tornata.

Le accarezzai il viso, il cuore pieno di emozioni. "Mi hai fatto prendere un bello spavento, piccola... Non lasciarmi più così, d'accordo?"

Lei annuì piano e strinse la mia mano con una forza inaspettata. Sembrava voler dirmi qualcosa di importante, ma era troppo stanca per trovare le parole. Non ce n'era bisogno, in quel momento bastava stare insieme, in silenzio.

Simo, Richi e Jas ci raggiunsero poco dopo, portando con loro un po' di energia e di leggerezza che mi mancava. Ci misero al corrente di quanto si erano preoccupati, di come avevano corso per raggiungermi, e mi resi conto di quanto fosse importante avere amici come loro accanto.

Restammo lì, tutti insieme, finché Greta non si addormentò di nuovo. Quando finalmente uscimmo dalla stanza, mi sentivo esausto, ma allo stesso tempo incredibilmente grato. Quella notte mi aveva insegnato quanto fosse fragile ogni cosa, e quanto fosse preziosa la persona che avevo accanto.

Ero deciso a non dare mai più nulla per scontato. Greta era ancora con me, e tutto il resto non contava più.

Greta's pov

Aprire gli occhi è stato come emergere da un sogno lungo e confuso, un sogno in cui mi sentivo lontana, come se stessi vagando in un mondo ovattato. La prima cosa che vidi fu il suo volto, chino su di me, con gli occhi pieni di preoccupazione e di sollievo insieme. Per un attimo mi sembrò che il tempo si fosse fermato. Lui era lì, la sua mano nella mia, e io mi sentii subito al sicuro.

"Ciao, amore," mormorai con un filo di voce, e vidi le sue labbra tremare in un sorriso spezzato dalle lacrime. Mi accarezzò il viso con una delicatezza che mi fece stringere il cuore. Era rimasto con me per tutto il tempo, me lo leggevi negli occhi. In quel momento, mi resi conto di quanto avessi lottato per restare sveglia, di come le sue parole sussurrate nell'ambulanza mi avessero aiutata a non lasciarmi andare. Non mi ero mai sentita così vulnerabile e al tempo stesso così amata.

"Mi hai fatto prendere un bello spavento, piccola... Non lasciarmi più così, d'accordo?" disse lui, con la voce incrinata dall'emozione.

Mi limitai ad annuire e gli strinsi la mano con tutte le forze che avevo, anche se erano poche. Non avevo bisogno di dire nulla.

Lui era lì, e questo era tutto ciò che importava.

Poco dopo arrivarono Simo, Richi e Jas, e in qualche modo mi sentii più serena.

Vederli insieme, tutti lì per me, mi diede la forza di affrontare quel momento.

Si misero a parlare tra loro, cercando di distrarre lui e di fargli tornare un po' di colore in viso.

Sentivo la loro presenza come una rete di sicurezza che mi sosteneva, che mi teneva ancorata a questa realtà.

Poco dopo, la stanchezza cominciò a farsi sentire, e chiusi di nuovo gli occhi, ma stavolta senza paura, sapendo che c'era lui accanto a me.

Sentivo la sua mano che non mi lasciava, il suo respiro vicino, e quella sensazione mi diede la pace che cercavo.

Prima di addormentarmi del tutto, mi promisi di non dare mai più nulla per scontato.

Essere circondata da persone che mi volevano bene, avere lui al mio fianco... era la cosa più preziosa che avessi mai avuto.

E mentre il sonno mi avvolgeva, mi lasciai andare, serena, sapendo che al mio risveglio sarebbe stato ancora lì, come sempre.
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Spazio autrice ✍🏻
Ciao ragazzi!! Scusate per questa lunga attesa ma la scuola mi distrugge. Questo tempo mi é servito pure a migliorare il mio modo di scrivere. Spero che capitolo vi piaccia e ricordate che se vi è piaciuto di lasciare qui in basso una stellina⭐️⭐️

Non lasciarmi quiDove le storie prendono vita. Scoprilo ora