54. Fleimisa

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Fleimisa era un'abile spadaccina, di fatto portava infoderate due spade sui fianchi. 

Aveva un effemminato usbergo slanciato che pareva fatto di fiammeggianti carboni ardenti, uno sempre più denso e corposo dell'altro. 

Verso il basso era altresì decorato dall'aggiunta di qualche drappo rosso, i quali rendevano la corazza meno stabile con il loro continuo ondulare.

Le sue braccia erano esili e benedette, sugli avambracci, da degli spuntoni lavici che le vertevano incontro. 

A sorregger il suo fuoco c'erano due forti e robuste gambe, delle quali lei si serviva per compiere grandi balzi, capriole e alacri schivate.

Il sembiante, infine, stranamente non era fatto di fuoco come ci s'aspettava: dall'elmo spinato a visiera si potevano scorgere due bellissimi occhi pittati di verde scuro, scevri da malizia e distrazione; decisi e convinti. 

"Cavaliere," disse togliendosi lentamente l'elmo. Dei lunghi e fulgidi capelli corvini si sprigionarono. "Non vorrei interrompere per molto il cammino tuo e del caro Solumn, ma ho una cosa importante da darti." 

La solerte guerriera fece per estrarre lentamente la spada del fianco di sinistra, e dopo averla posta in tralice all'Ultimo degli Ultimi rimbeccò.

"Guata l'inizio della lama della mia spada." 

Fleimisa portava sempre con sé una piccola campana vizza che teneva avviluppata alla spada che brandiva con la mano destra. Solo lei sapeva cosa simboleggiasse; fatto sta che con pacatezza chiese al Cavaliere di sciogliere il nodo e d'appropriarsi del malconcio oggetto.

Quando l'Invocato dell'Acqua fece per avvicinarsi di più alla spadaccina, scorse che senza l'elmo aveva un aspetto suadente e allo stesso tempo misterioso. Pareva venisse da un altro mondo.

Una malìa imbevve il Cavaliere: dinanzi a lui aveva la figura di una donna avente in testa due appuntite corna ricurve vertenti verso l'alto. Esse erano della fattispecie della sua pelle: rossa e accesa. 

Scendendo da esse, il viso aveva una connotazione soave, quasi angelica. 

Le guance spiccavano sulla sua rossa pelle, poiché pigmentante d'uno scuro borgogna. 

Sul loro stesso asse v'erano due appuntite orecchie oblique, simili a quelle elfiche, ma d'una sublime aberrazione che le facevano risultare suadenti alla vista.

Ad attorniare i suoi rotondi occhi erano presenti delle serafiche ciglia scure. Nessuna donna della Terra dei Principi le aveva mai avute così. 

Sul suo efebico volto, tuttavia, v'era altresì qualcosa d'imperfetto, stranamente. Innumerevoli cicatrici la battezzavano: sotto il mento, sulla guancia sinistra, su entrambe le sopracciglia e addirittura una su un occhio. 

Il destro era il prescelto dallo squarcio, il quale lo divideva in due. Tagliava a metà pure la scura pupilla, che però, per qualche strana ragione, non cessava di muoversi e di esistere dietro quel lascito di guerra. 

Tutto questo rendeva Fleimisa d'una bellezza rara. Una siffatta meraviglia non s'era mai parata dinanzi il Cavaliere, che di fatto rimase stupefatto mentre trafugava la campana per la volontà della sua ammaliatrice con l'unico braccio che gli era rimasto. 

Appena l'ebbe in mano, la sfregiata guerriera ripose al proprio posto la spada. 

"Non voglio sapere cos'è successo al tuo braccio destro...mi basta vederti desto e in piedi davanti a me." 

Disse Fleimisa dopo ch'ebbe ringuainato la sua arma d'ossidiana. 

"Sguaina la tua spada, adesso. Questo feticcio della vecchia Sole Cadente va legato a essa proprio come era legato alla mia."

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⏰ Ultimo aggiornamento: 2 days ago ⏰

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