55. La Furia Nera

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E' CONSIGLIABILE FAR PARTIRE LA MELODIA QUANDO RICHIESTO

NOME DELLA CANZONE: Darkeater Midir - Dark Souls III

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Sedevano in ginocchio con le mani avvolte in una prece. 

Il Cavaliere fece qualche passo addietro dallo shock, allorquando seduti vide altresì Ignirios e lo stesso Solumn. 

Dalla grande piattaforma li sentiva borbottare, purché non percepisse nulla. S'arguiva solo che dai loro rantoli erano preoccupati per l'ordalia che il Dio del Fuoco stava per emanare alla sua guisa.

Il Cavaliere, una volta arrivato a debita distanza dal simulacro, si chinò e porse riverenza come consigliatogli da Testa a punta.

Ma nulla succedeva.

Dagli spalti, il vociare, invece, s'acuiva.

Dagli spalti, la paura, rimpinguava.

Dopo qualche secondo, levò gli occhi e li verté sulla statua, che ferma e immobile continuava a fissare l'orizzonte urlando senza emettere suono alcuno. 

Ma quando fece per alzarsi, sentì un'epifania alle sue spalle.

La terra iniziò a tremargli da sotto i piedi.

Sicché, si girò.

Dal pieno centro della rutilante piattaforma il terreno s'aprì scaraventando in aria numerose rocce e detriti. 

Alcuni gli vennero scagliati incontro. Ma, abilmente, li distrusse affettandoli con la spirale d'acqua.

Nell'arena ora s'era innalzato un gigantesco alone di polvere rossa, quale non faceva vedere all'Ultimo degli Ultimi la fattispecie della minaccia. 

Mentre si riparava il volto dalla perturbazione con l'unico braccio funzionante, che in quel momento brandiva la spada, nel cielo arancione udiva dei violenti ruggiti striduli.

Ottenebrato dal rossore, il Cavaliere si muoveva circospetto sulla piattaforma invasa da quegli esecrabili versi.

A un certo punto, tutto tacque. Nulla pareva si potesse udir più. Era rimasto solo il sempiterno polverone ad annebbiare.

Il Cavaliere s'anchilosò, sempre con la mano a fargli d'egida al volto. 

Sentiva che il pericolo non era terminato.

Mentre con gli occhi cristallini guardava in tutte le direzioni, per provare a paventare un'imminente minaccia, ecco che davanti a lui una scia di fiamme, tinte dal colore Originale del Fuoco, squarciò la polvere rutilante e si diresse contro di lui.

Accortosi all'ultimo, con un gesto d'istinto, rotolò via ricadendo accosciato e con in sembiante una lauta paura. 

Quella fiammata divampò su tutta la zona, e rischiarandola rivelò al Cavaliere le fattezze del suo nemico.

Un enorme drago dipinto dai colori della notte aleggiava d'in su per la piattaforma, che di lì a breve sarebbe stata tramutata in un'arena.

Aveva un corpo lungo e slanciato, tutto nero con qualche smagliatura di blu e di rosso sul dorso.

Il suo volto pareva un affilato e corrucciato becco, con all'estremità due punte che su di loro si chiudevano parallelamente al fine di conformare la sua altrettanto allungata bocca. 

Le ali, che sbattevano nell'aria cremisi, erano gargantuesche. A ogni aleggiata del drago esse creavano dei forti turbini per quant'erano larghe e grandi. Al che, quest'ultimo iniziò a sbatterle in direzione dell'Invocato dell'Acqua. 

Le Cronache Scarlatte - Il CavaliereDove le storie prendono vita. Scoprilo ora