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Era passata più volte una donna di servizio a chiedermi se volessi da mangiare o se mi servisse altro, e io capii un'altra loro strategia.

Mi pensavano così stupida che credevano che ora che mi avevano dato un tetto sopra la testa, dopo 17 anni di vagabondaggio, mi sarei completamente innamorata di questa vita e avrei accettato il loro accordo senza pensarci troppo. Ecco un loro punto debole, sottovalutavano. Erano maggiori in astuzia, ovvio, ma avendo questa consapevolezza, non capivano il potere degli altri. Avrei dovuto usare questo a mio vantaggio.

Stavo sistemando i miei atttrezzi, quando notai che mancava il disturbatore di frequenza. Dal momento in cui doveva essere nel mio cappotto c'erano due motivi per cui non era lì. O Asher si era dimenticato di rimetterlo a posto, cosa poco probabile, o mi stavano controllando e non volevano che riuscissi a disturbare il loro giochetto pervertito. Mi bastò prendere il mio computer per rilevare la presenza di agenti esterni che agivano sul campo elettromagnetico tramite codici binari continui. Presi la mia pistola e non appena trovai i punti in cui erano messe le telecamere sparai mettendole tutte fuori uso.

Sottovalutavano, sottovalutavano, sottovalutavano.

Dieci minuti dopo qualcuno bussò alla porta. "Avanti" dissi pensando fosse la cameriera che mi chiedeva per l'ennesima volta se avessi bisogno di qualcosa. "Pulcino hai ristrutturato?" chiese Asher pimpante guardando i buchi nei muri. "C'era una cimice e ho pensato di fare una disinfestazione per conto mio" sibilai io fulminandolo con lo sguardo facendolo ridere di gusto. "sai la tua aggressività mi piace pulcino" disse maliziosamente Asher appoggiandosi alla porta con la schiena. "E tu mi disgusti" ribattei tenendomi a dedita distanza.

Lui si avvicinò con la grazia di una pantera, e mi passo un plico sottile di fogli, io li presi "questo è l'accordo, sappiamo entrambi che la presenza di un avvocato sarà inutile, perciò guarda bene ogni clausola, e se hai domande, domani sera cenerai con Barin e gliele farai" disse Asher.

"Chi è Barin?" Chiesi io confusa appoggiando il plico alla scrivania "il capo, pulcino" sorrise accondiscendente lui mentre cercava di spostarmi una lunga ciocca di capelli dal viso. Io gli bloccai il polso in un attimo e con l'altra mano presi la pistola con cui avevo sparato alle telecamere e gliela puntai in fronte "provaci di nuovo a toccarmi e giuro che oltre a essere pazzo sarai anche morto" ringhiai io scacciandogli il polso e abbassando la pistola.

Lui fece un suono tra una risata e uno sbuffo "prima o poi questa rabbia ti uccidera" mi sussurró soddisfatto delle sue parole, girandosi e uscendo.

Non permettevo a nessuno di toccarmi.

Ogni volta che la mia pelle aveva ricevuto un tocco, o era quello da parte dei miei genitori, o era per infliggermi dolore. Non credevo nell'amore tra persone, non credevo nell'amicizia ne in niente di simile. L'unico amore che volevo era quello da parte dei miei genitori, e ora che non potrò mai più averlo, ogni tocco mi ricorda sofferenza, dolore e rimpianti.

Ho giurato che non mi sarei mai fatta toccare da nessuno, e così sarà.

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