aspettare

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Pov Olimpia

La sensazione di annegare.
La sensazione di gridare aiuto sott'acqua.
La sensazione di sprofondare.
La sensazione di non poter più sognare.

E mentre scivolavo su quel muro. Sapevo che la caduta sarebbe stata il mio peggior futuro. Eppure scivolavo, scivolavo, scivolavo. Senza più un appiglio a cui poter far caso.

Pov Andrew.

Stava andando tutto a puttane ecco cosa stava succedendo.

Ero in corridoio e non avevo fatto in tempo a fermare Barin quando aveva distrutto il mondo di quella ragazza.

Ora lui era davanti a lei, forse solo in quel momento resosi conto dellenorme cazzata visto che era fermo e impalato a guardare il corpo seduto e tremolante sul pavimento.

"Vai a darti una ripulita e a svegliarti un attimo Barin" sputai fuori io per la prima volta non portandogli rispetto e abbassandomi all'altezza della ragazza che fissava il vuoto. La possibilità di aver perso Asher aveva distrutto Barin, ma non per questo lui doveva distruggere chi più caro al suo migliore amico.

Barin lentamente e con una calma micidiale si avviò nelle sue stanze. Quella calma non mi piaceva affatto, ma avrei risolto una cosa alla volta.

"Olimpia ti ricordi di me?" dissi io più calmo possibile. "Vattene" sibilò lei catatonica e chiusa nel suo mondo. "Ascoltami, facciamo così, ti porterò da Asher, ti porterò da tuo fratello se è questo che vuoi, ma non perdere le staffe in questo momento ti prego" dissi io vedendo la furia ceca che aleggiava nel suo sguardo. Avrebbe potuto scattare e tagliare la gola a Barin, ne ero sicuro al cento per cento, e avendo visto cosa avesse fatto alla cena, sapevo che ne sarebbe stata capace a portare a termine la sua impresa.

Riuscii a catturare il suo sguardo. "Portami da lui" disse solamente alzandosi di scatto e facendo alzare anche me.

Non sapevo se vedere suo fratello aperto sul tavolo operatorio fosse una buona idea, ma per una come lei c'era bisogno di controllo ora che la sua vita era stata mandata all'aria. "Starò con te per tutto il tempo, e capirai che non possiamo interferire con il lavoro dei medici quindi te ne starai seduta su una sedia a vedere ma non ti muoverai di un millimetro" dissi io con tono fermo e sicuro. Ci mancava solo che uccidesse tutti la dentro e provasse lei da sola a salvare la vita di Asher. "Portami. Da. Lui" disse lei guardandomi con sguardo omicida. Io annuì e mi diressi alle porte.

Pov Olimpia.

"Non potete stare qui dentro" disse subito un medico con le mani dentro le interiora di Asher.
"O sto qui dentro seduta su quella sedia e vi lascio lavorare, o vado fuori dopo avervi staccato la testa dal corpo" dissi io in tono calmo ma con una promessa nella voce. Tutti abbassarono lo sguardo e continuarono a fare quello che stavano facendo.

Io in mia riposta mi sedetti su quella sedia. E guardai il mio corpo come se non fosse il mio. Ero un essere vivente catatonico che aspettava, aspettava e aspettava. Con lo sguardo fisso sulla macchina che mostrava i segni vitali, io aspettavo.

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