cicatrici

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"chi è stato?" chiese in un sussurró Asher.
Niente più tono scherzoso, o cantilenante o inquietante.

La sua voce come un soffio nel vento mi riporto a quel esatto momento.

"HA nove anni, attento, potrebbe morire più facilmente" Rosso. Dolore. Sangue. Freddo. Fame. Speravo di morire. Ma ormai niente più  pensieri. Una frustata. Mamma, Papà, dove siete? Ho paura.

"Olimpia dimmi chi è stato" disse schiarendosi la voce cercando di mantenere un tono fermo. La sua presa si fece più morbida, perciò mi strattonai e mi girai per guardarlo negli occhi. Lui li chiuse, buttandomi completamente fuori. "Tu e la tua cerchia di amichetti non avete un fascicolo che descrive anche il mio cazzo di cibo preferito? Dovresti saperlo" sibilai io in cerca di una barriera di difesa.

Nessuno aveva mai visto le mie cicatrici. Non avevo mai avuto nessuno che mi avrebbe preparata a come il mondo avrebbe reagito.

Compassionevolmente? Indifferentemente ?

Non lo sapevo. Ero sempre stata da sola per tutto questo tempo. Non avevo mai dovuto far conto a nessuno.

"Olimpia..." disse lui in un sospiro di puro dolore. Ma che voleva lui da me? Perché tutto d'un tratto gli importava? Troppi pensieri, troppe incognite...

Mi girai e aprii la porta del bagno marciando verso la mia camera.

POV Barin

Ci mancava solo che ora dovessi trovare unaltro fottuto sorvegliante perché Swan gli aveva spappolato la trachea.

Sbuffai frustrato non sapendo come mettere dei paletti a quella donna. Se non fosse stata così tanto importante, avrei cercato di tenerla lontano il più possibile. Eppure c'era quella parte di me che era intrigata da lei. Dai suoi occhi sfavillanti mentre Ethan le puntava la pistola addosso.

L'avevo vista.
Ladrenalina, la dopamina. Come un drogato con davanti una dose, lei bramava quell'attimo. Io lo sapevo, l'avevo provato.

I miei pensieri si interruppero non appena qualcuno si precipitò nel mio ufficio.

Asher.

Era sconvolto. In più di 20 anni che ci conoscievamo non l'avevo mai visto così.

"Cosa le hanno fatto..." continuava a sussurrare camminando avanti e indietro. "Ash" provai a chiamarlo io con i nervi saldi, ma la confusione che si insinuava in me. Asher era quanto più a una famiglia ci si potesse avvicinare per me. E io torturavo, uccidevo e annientavo per le poche persone a cui tenevo.

"Barin... Tu non... Tu non l'hai vista" continuava a farfugliare lui. "È colpa mia, sapevamo che sarebbe successo e io l'ho lasciata comunque" piano piano i pezzi del puzzle cominciarono a unirsi e capii a cosa si riferisse. "È piena di cicatrici" disse lui voltandosi finalmente verso di me. Il dolore che vidi nei suoi occhi mi fece provare una stretta allo stomaco, e quando aprii bicca seppi già cosa stava per dire.

"Olimpia, Barin... Hanno fatto del male a mia sorella, e io non ho potuto fermarli. E ora il sangue chiama sangue"

POV Olimpia

C'era qualcosa che mi inquietava in tutta quella situazione. Asher che si comportava da pazzo era ciò che mi puzzava di meno. Sapevo quanto Barin, Red Ghost, fosse informato su ogni cosa capitasse in città, era come la mano del destino, era ovunque e poteva far sì che le carte in tavola cambiassero in un nano secondo.

Doveva aver sentito parlare di me sicuramente, quella all'inizio doveva essere stata una scenata, lui mi conosceva già. Ne ero sicura.

E poi c'era quel contratto.

Non gli avrebbe dato nessun privilegio avere una come me rinchiusa qui se poteva benissimo prendersi un genio dell'informatica che gli leccasse le scarpe. Io ero un guaio e lui lo sapeva. E allora perché me ? Perché non uccidermi e basta.

Pensa, pensa, pensa.

I casi erano due, o mi aveva ingannata e voleva farmi del male per qualcosa che io li abbia fatto, anche se dubitavo fortemente dato che non mi sembrava un uomo che dava importanza alle frivolezze. Oppure io contavo qualcosa.

No.
Non io.
I miei genitori.

Mi fermai di colpo. Forse erano tutte congetture. Ma lo sguardo di Asher non era uno sguardo casuale. Per lui contavo qualcosa. Ma l'unica cosa di cui non ero certa nella mia vita è chi fossero e cosa facessero i miei genitori.

Dovevo andare a scoprirlo. A costo di uccidere il diavolo.

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