energia sconosciuta

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Mi stavo annoiando a morte.

Finivo i compiti che mi davano la mattina, e poi il pomeriggio aspettavo girandomi i pollici da qualche parte. Fortunatamente c'erano i libri. Proprio in quel momento ero immersa in un thriller nella biblioteca principale. Saranno state le 11pm, ma Barin e Asher erano chiusi nell'ufficio adiacente a confabulare. Ormai mi ero arresa dell'origliare.

Qualcuno bussò, e seppi subito che fosse James, ormai nessuno degli altri due bussava più. "Avanti" dissi chiudendo il libro e alzandomi guardinga.

Nonostante tutto, non mi fidavo di nessuno la dentro. "Salve signorina" disse James in tono gentile facendomi un sorriso affettuoso. "James" salutai io sbuffando e ributtandomi in poltrona con il mio libro. "È richiesta in ufficio dal signor Barin" disse lui aprendole la porta. Lei alzò gli occhi al cielo, aveva voglia di divertirsi "Di a SIGNOR barin che se vuole dirmi qualcosa, può presentarsi qui e evitare di mandare altre persone per chiamarmi al suo cospetto" dissi io divertita facendo una ironica riverenza. James riuscii a stento a trattenere un sorriso "glielo riferirò subito signorina" disse lui facendo un accenno di assenso con il capo.

Quando mi annoiavo mi piaceva creare
impicci e danni.

Due minuti dopo sentii passi pesanti e svelti sul pavimento, e quando la porta si spalancò non dovetti neanche alzare la testa dal libro. "Sai che a ucciderti non ci metto niente vero?" ringhio Barin strappandomi il libro dalle mani e lanciandolo nel camino.

Eh no. Potevi farmi di tutto, ma rovinarmi la fine di un libro proprio no. Provai a dargli una ginocchiata tra le gambe, ma ovviamente lui mi bloccò in tempo prendendomi la coscia con la mano.

La sua mano circondava tutta la mia gamba da quanto era grande. Vidi il suo volto rabbioso imperiare sopra di me. "Sei in casa mia. Gli ordini sono i miei. Se ti chiamo, tu vieni. Se ti dico di stare in silenzio stai in silenzio. Se tu dici di parlare, tu parli. Chiaro?" chiese lui avvicinandosi a me.

Stava succedendo qualcosa. Nei suoi occhi c'era una scintilla diversa, una diversa tonalità di verde.

Ero seduta sulla poltrona con la schiena schiacciata allo schienale, la testa reclinata all'indietro e la gamba bloccata nella sua mano che sfiorava la sua gamba destra. Lui era chinato sopra di me, e una strana energia mi costrinse a avvicinarmi. "Altrimenti?" sibilai io guardandolo fisso negli occhi.

Lui mi strinse la gola con la l'altra mano. Era una presa possessiva, mi toglieva il fiato, ma mi lasciva abbastanza aria per non andare in asfissia. Il suo pollice salì fino al mio mento, e il suo sguardo si fermò li "altrimenti, non me ne frega un cazzo se non hai paura della morte, ti farò venire paura della vita" ghignò lui lasciandomi delicatamente la gamba facendo sì che la sua mano accarezzasse le mie curve. Uno strano brivido mi salì per tutta la colonna vertebrale.

L'aria sembrava rarefatta, e non solo per la mano che avevo alla gola. Fu come se le particelle fossero ferme, in attesa di ciò che sarebbe successo. "Allora? Cosa vuoi da me?" chiesi io non distogliendo lo sguardo dal suo. Ero in balia di quel mare verde che erano i suoi occhi, l'unica cosa che mi teneva a terra era il battito freneticò del mio corpo e il calore della sua mano sulla gola. "Domani sera" inzio lui in un sussurro studiandomi i lineamenti del viso come fa un cacciatore prima di uccidere la sua preda. "Verrai con me a un evento molto importante" continuó avvicinandosi al mio collo, inclinandomi la testa con la mano.

Per qualche motivo, pensavo che quella situazione fosse più pericolosa di una pistola puntata alla testa.

Inspirò l'aria "Il tuo vestito è già nella tua stanza" disse in un sussurro quasi inesistente mentre con uno scatto felino alzava il busto e usciva dalla stanza.

Solo quando le porte furono chiuse, mi resi conto di aver trattenuto il respiro, di avere ancora il suo profumo addosso e di sentire ancora il calore della sua mano sul collo.

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