27. Un altro fallimento

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Kathelene e Grego dovevano comportarsi "con i guanti" con Veronica, con molta attenzione, in quanto questa scattava impaziente e nervosamente ad ogni parola con repliche aggressive verbalmente. C'era nulla che le andava bene e l'angustia governava ogni sua reazione. L'autolesionismo era all'ordine del giorno, ma non le bastava mai, andava sempre a peggiorare.

Le dissero di cercare comunque, anche se le speranze erano infime, un lavoro nella cittadina vicina, a quale lei, per rispetto e per il bene, che alla fine li voleva e a metà consapevole del suo approccio, ubbidì.

E' già difficile realizzare i propri obbiettivi quando si è determinati in questo senso, ma lei non lo era affatto e forse era anche questo un motivo per cui nessuna porta a quale bussava si apriva per accoglierla come dipendente. Sì che trovare un lavoro era essenziale per lei, ma non lì, vicino alla casa genitoriale. La cittadina, molto più piccola di quella in quale aveva studiato, non offriva tante opportunità.

Il suo obbiettivo era piuttosto di continuare gli studi, reticente nel trovare un'occupazione e per questo sì che ci metteva tutta la sua capacità di indurre suoi genitori ad essere d'accordo con lei e con le sue idee: di andare a fare ore di preparazione per le materie di esame e riprovare darlo.

Rifletté e trovò saggio dare l'esame ad un'università nella città dove aveva conseguito la maturità, considerando la sua scarsa preparazione e l'impossibilità di recuperare  tutte le materie delle prove. Era un'università di ingegneria che rilasciava, al suo conseguimento, la laurea triennale. Era nota come facoltà di "sub-ingineri", letteralmente tradotto "sotto-ingegneri" che lei trovava più che buffo, ma significava avere un grado di meno degli ingegneri propri e veri. C'era più possibilità di essere ammessi e a lei stava a guanto.

Ma siccome tutta l'esistenza umana gira intorno ai soldi, per quanto lo sosteniamo che non portino la felicità, ma che, come dimostrato, occorrono per trovare la sua strada.

Ecco, c'era bisogno di altri soldi per affittare una camera, per il professore, per i viveri nel periodo che sarà lì. E loro no, non erano riusciti affatto mettere neanche un soldino da parte.

Inutile che venivano criticati che non lo facessero o che non si permettevano una vita più decente, sotto tutti gli aspetti. Se ogni volta che appena riuscivano restituire i debiti cadeva dal cielo un'altra faccenda o guai da sbrigare ed affrontare, non c'era verso da risparmiare, se non c'erano manco per le faccende quotidiane.

Nessuno potrà mai capire pienamente come avevano fatto Kathelene e Grego anche quella volta di trovare tutto il denaro necessario, solo per vedere un'ombra di sorriso sul viso della loro figlia, sentire un minimo di serenità in lei e nella loro vita ed esistenza.

La zia che abitava in città le aveva trovato da affittare una camera in un alloggio di una sua conoscente che si era trasferita a convivere con il suo fidanzato. Questo significava che Veronica era da sola in quel monolocale e non poteva essere più contenta di poter dedicarsi totalmente allo studio.

La proprietaria invece trovò un bravo professore, ingegnere di professione, ma che dava lezioni molto apprezzate e con dei bei risultati a tanti aspiranti all'università. Era un suo nipote, per ciò si poteva dire che i genitori di Veronica erano perlomeno tranquilli perché la figlia era circondata da persone di fiducia e conosciute dagli zii.

Mancavano soltanto due settimane all'esame e si doveva dare veramente molto da fare. Sperare che in quel tempo riuscisse a ricuperare tutte le nozioni che non le aveva apprese al liceo era veramente roba da pazzi, ma lei comunque ci sperava. 

L'ottimismo mise la sua mano sulla coscienza e volontà di Veronica appena se ne rese conto che il professore era unico nei suoi insegnamenti, ma proprio per questo riusciva in un solo giorno comprendere e memorizzare quanto non riusciva prima, a scuola, in settimane di lezioni.

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