La stanchezza del lavoro, il fatto che non riusciva dormire per nulla, la rabbia, la vergogna e l'incapacità di agire e vivere come una giovane donna degna e rispettosa, la fecce crollare e rimase a casa per un paio di giorni.
Facendo la spesa, quello minimo che se lo poteva permettere, incontrò Sebastiano che le impose senza lasciarla rispondere di rimanere nell'alloggio il giorno dopo perché doveva assolutamente parlarle.
Aveva qualcosa di strano, a parte la solita freddezza, nel suo sguardo e comportamento.
Ci provò non fare caso, la colpa di tradirlo ancora e ancora, la storia successa non da tanto, l'evidente indifferenza che lui le mostrava e l'amore che ancora sentiva per lui, crescente e straziante, le chiuse la bocca ed accettò di rivedersi il giorno seguente.
Pensò, "almeno lo avrò tra le mie braccia, dandomi la forza di andare avanti ed affrontare i demoni che mi devastano l'anima e l'esistenza".
Si preparò per il grande giorno indossando, come di solito, l'intimo seducente e vibrando nell'attesa del suo grande amore.
Quando andò ad aprirgli vide anche il fratello più grande di Sebastiano. C'erano tre fratelli, ma che quello maggiore si presentasse insieme a lui non l'avrebbe mai immaginato, per quanto le fosse acuta la fantasia.
Gli sguardi che incrociò erano talmente agghiaccianti che fu presa dal panico e chiese subito perché mai doveva portarsi dietro anche il fratello.
"Devi essere proprio fuori testa, put...., per avere la faccia di chiederlo anche!", rispose Sebastiano senza nemmeno guardarla.
In quello attimo Veronica pensò a come poteva rimediare e spiegargli della relazione con l'ingegnere, di farlo capire quanto lo amasse e di promettergli che non vedrà mai più l'altro.
Lui invece la spintonò ed entrò nella camera seguito dal fratello.
Non poteva fare altro che seguirli e mentre aprì la bocca per iniziare il suo discorso sentì un forte dolore al viso. Le aveva tirato un pugno talmente forte che perse l'equilibrio e cadde giù per terra.
Sì, se lo meritava, ma se con questo la puniva per averlo tradito, accetterà e darà il meglio di sé per riconquistarlo, anche se solo per le sue solite visite. Bastava che lo poteva ancora vedere, che le concedesse averlo anche per qualche minuto accanto.
Sebastiano mise sul tavolo una bottiglia con un contenuto che Veronica non riuscì capire cosa fosse.
Le disse di portare dei bicchieri e lei, barcollando per il mal di testa segui l'ordine, come anche quello di bere il contenuto.
Di quello episodio per tutta la vita avrà soltanto dei flash, come fossero degli eco di orrende sensazioni, le uniche immagini essendo i visi sfigurati di odio e gli urli che doveva pagare per avergli trasmesso una malattia venerea.
Oh, era questa la sua colpa e non l'incontri con l'altro, di cui i presenti non accennarono manco una parola. Naturalmente, era chiaro che lei andasse con qualcun altro, ma non specificavano di sapere chi fosse.
Quello che rammentava erano piuttosto sensazioni: la disperazione, il disgusto, la pazzia di dover lasciarsi possedere dal fratello più grande, come loro sostenevano e le imponevano, come punizione per quello che rappresentava e gli aveva fatto. Poi era il terrore della sensazione che nella camera c'era anche qualcun altro, ma che non riusciva affatto vedere chi fosse, ma si immaginava che loro lo sapessero perché pareva che si parlavano insieme, ma non riusciva opporsi, gridare, scappare. Era come una forza esterna la tenesse inerte, incapace di muovere un solo dito. Ricorda la straziante incapacità di poter parlare ed implorare di non farlo, poi dolori fisici, i suoi appena bisbigliati no, no, no.
Poi tutto sparisce, buio infernale, non è mai riuscita ricordare altro, non solo di quello giorno, ma anche di quelli successivi.
Non vide più Sebastiano e neanche i suoi fratelli o l'ingegnere.
Si sentiva sempre peggio fisicamente e non poté più continuare il lavoro duro di carica e scarica delle cassette di frutta e verdura.
Rimase a casa, abbracciando il suo tormento, in assoluta solitudine.
***

STAI LEGGENDO
Un destino
General Fiction∞ STORIA VERA ∞ Benjamin Button disse: "Ho nulla da lasciare, se non la mia storia, che è al quanto singolare", come d'altronde singolare è la storia di ogni individuo, direi. C'è chi lascia delle proprietà, c'è chi lascia denaro in banca, però...