Ma chi la dimentica mai la prima volta!
Era il due settembre del 1982.
Veronica dovette andare nella città dove studiava per concludere la faccenda della richiesta del posto nel dormitorio e ritirare i risultati cartacei degli esami.
Kathelene le aveva fatto fare dalla sarta una camicetta bellissima di lino color verde acqua chiarissimo e una gonna salopette jeans. Poi che la sarta le aveva detto che ha un corpo magnifico, da invidiare, dalla vita in giù, magari se avesse avuto un pochino più grandicelli i seni, sosteneva che sarebbe stata perfetta. Ma Veronica gioì per il complimento dalla vita in giù, sai com'è, vedere e credere nella parte piena del bicchiere e non in quella vuota che era dalla vita in su, inclusa la povera testa di cavolo verza autunnale.
Al ritorno dopo aver già preso un treno, affinché passava l'altro mezzo di trasporto che la portasse a casa dei genitori c'erano circa due ore di attesa.
Da tempo che uno dei suoi carissimi cugini da parte della madre le diceva che, vivendo nella città del cambio dei mezzi di trasporto, se le fosse capitato di avere più tempo tra uno e l'altro, li sarebbero piaciuto che lei passasse a trovarli, lui con la sua compagna.
Era uno dei cugini delle prime generazioni, abbastanza più grande di lei, ma era una brava persona, molto simpatico, come anche la sua compagna e le sarebbe piaciuto rivederli.
Visto che aveva da aspettare più di due ore decise di andare a farli visita.
Non sapeva esattamente dove abitassero, soltanto la zona, che era un quartiere di palazzi con monolocali per i dipendenti delle fabbriche della città.
Arrivata sul posto iniziò guardarsi in giro, all'epoca non essendo i cellulari per chiamare e chiedere l'indirizzo esatto.
Si sentì guardata e notò che un giovane la stava osservando con attenzione e interesse.
Chiese a Veronica se ha bisogno di aiuto e lei gli disse che stava cercando un suo cugino che sapeva di abitare in quelli palazzi, ma che non ne avesse idea in quale.
Le chiese il nome e, molto gentile e disponibile si offrì di accompagnarla, dicendole che sì, conosceva suo cugino e la sua compagna.
Niente la impediva di seguirla, anzi, era strafelice di aver trovato quel giovane simpatico che l'accompagnasse e non perdeva più del tempo prezioso a vagare tra i palazzi.
La fece entrare in uno di questi, salirono qualche piano a piedi, non essendo dotati di ascensore e ad un certo punto lui le disse che erano davanti alla sua camera, che deve proprio prendere una cosa velocemente e che poi l'avrebbe portata alla camera di suo cugino.
No, non le aveva detto quale fosse, motivando che era un tantino complicato trovarla e che manco lui si ricordava con esattezza quale fosse, ma quando arriverebbero davanti se ne renderà conto. Non c'erano dei nomi o qualcosa del genere sulle porte, nessun elenco all'entrata di ogni corridoio.
Con voce già fin troppo gentile le chiese di entrare, che è solo per un attimo e che poi avrebbero proseguito.
Veronica non fece caso che si era dimostrato esageratamente sdolcinato, non colse alcun messaggio di allarme. Un singolo sfuggente pensiero la apostrofò seriamente che è una persona mai vista fino allora e la domandò se veramente fosse il caso di entrare. Ma lo allontanò più veloce di come lui le entrasse nella coscienza, dicendosi che sembrava una persona per bene, è stato così gentile, cosa le potrebbe mai fare, cosa potrebbe mai succedere!?
Se solo Veronica non avesse esagerato nel fidarsi di uno sconosciuto e le sue misere intenzioni.
Ma come si fa fidarsi di un totale sconosciuto quando non ci si può fidare dalle intenzioni dei propri figli, genitori, parenti di ogni tipo, dai propri compagni o compagne!?
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Un destino
General Fiction∞ STORIA VERA ∞ Benjamin Button disse: "Ho nulla da lasciare, se non la mia storia, che è al quanto singolare", come d'altronde singolare è la storia di ogni individuo, direi. C'è chi lascia delle proprietà, c'è chi lascia denaro in banca, però...