3. La famiglia e parte dell'infanzia di Grego - padre di Veronica

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Grego arrivava da una famiglia che, nei tempi della sua infanzia, i genitori erano stati al rischio di essere classificati come "chiaburi" - un termine utilizzato durante il periodo comunista, fine degli anni quaranta, per indicare lo status di benestanti dei contadini appartenenti alla borghesia, che disponevano di più terra di quanto ne avrebbero potuto lavorare da soli, proprietari di mezzi di produzione ed utilizzando il lavoro salariato, termine che fu ispirato alla nozione di "culac", imposta nella Unione Sovietica.

La propaganda comunista accusava questi di "speculare sull'impoverimento e di accumulare ricchezze attraverso numerosi mezzi di sfruttamento a spese dei contadini lavoratori", essendo molto chiari nella loro politica, che sosteneva di dover aiutare i contadini poveri, di stringere alleanze con quelli medi e di combattere con ogni mezzo e senza pietà contro i "chiaburi".

Il più grosso problema e ancor più grande confusione, partite dalla capitale, era la definizione delle classe dei "chiaburi".

La contraddittorietà dei rapporti consegnati dalle contee aveva fatto sì che non lo fosse per nulla chiaro quale contadino appartenesse ai poveri, quale ai medi e quale ai "chiaburi".

I criteri di classificazione sarebbero dovuti essere: "se possiede la terra, in quale regione è situata la terra; se possiede anche altri mezzi di produzione, quanti e di che tipo; il tipo di coltivazione; quanto produce e quanto porta al mercato dai suoi prodotti; se sfrutta o meno la manodopera straniera; se è sfruttato o meno da altri; l'ampiezza della sua famiglia e una serie di circostanze locali che possiamo valutare solo esaminando ogni caso concreto individualmente. Ciò che è decisivo, tuttavia, è se sfrutta o meno la manodopera straniera e se è sfruttato da altri; se possiede o meno mezzi di produzione, quanti e di che tipo".

La categorizzazione era senz'altro politica e per nulla giuridica, ma questo non aveva impedito lo scatenarsi di una moltitudine di processi civili e penali, aventi come prove gli anteriori criteri.

Dopo l'iniziale criterio dell'estensione della propria superficie fondiaria, di quale si capiva se il contadino lavorava da solo la sua terra oppure usava manodopera pagata, il partito comunista aggiunse altri criteri, come, avere o meno altri mezzi di produzione che potessero portare altri redditi, per esempio: avere mezzi agricoli, produrre e/o lavorare la lana, gestire negozi di ogni tipo o esercitare mestieri nella ristorazione, artigianato, sartoria, pellicceria, ceramica, falegnameria ecc.

Quelli della "Securitate" , il Servizio segreto della Romania Comunista, avevano la responsabilità di raccogliere le quote dei prodotti agricoli e della registrazione nelle "Case Collettive Agricole". Le rigide istruzioni prevedevano che i "chiaburi" quali si opponevano dovevano essere fucilati immediatamente, sul posto, ma senza essere stabilito ufficialmente chi lo fosse oppure no "chiabur" e la punizione fu applicata a tanti, in un batter d'occhio.

La collettivizzazione forzata finì ufficialmente nel sessantadue, ma si prorogò a tutti gli effetti fino l'anno della Rivoluzione anticomunista, ottantanove.

Negli anni cinquanta fu introdotto un "Registro agricolo" dove veniva menzionato che le famiglie di "chiaburi" detenevano cinque ettari di terreno, quelle di status medio tra tre ettari e mezzo e quattro ettari e mezzo, mentre quelle piccole, tra un ettaro e mezzo e due ettari e mezzo.

Tutti gli altri che possedevano soltanto il giardino e la casa erano etichettati come poveri.

Alla fine diventarono tutti poveri, rimanendo, forzatamente, con solo il pezzettino di giardino e la casa.

Iniziò la deportazione dei contadini che si ribellarono, verso la zona del "Baragan", circa quarantunomila persone considerate pericolose dal regime comunista.

Iniziò la deportazione dei contadini che si ribellarono, verso la zona del "Baragan", circa quarantunomila persone considerate pericolose dal regime comunista

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Le loro terre, più di tremila ettari furono confiscate.

Nel sessanta fu dichiarato che la classe dei "chiaburi" era stata liquidata e che anche ogni forma di proprietà capitalistica in agricoltura era stata abolita.

Nel disconoscere tutto ciò, Nicolae Ceausescu, nel sessantuno dichiarò che furono arrestati quasi novantamila contadini, quali, umiliati, torturati, anche uccisi o giudicati in processi pubblici, appartenenti alle varie categorie, solo tra gli anni cinquanta - cinquantadue, però  incolpando altri certi personaggi politici di tali abusi.

Nel panico di essere dichiarati "chiaburi" e rischiare di essere processati o peggio, fucilati, per quelli due, tre ettari detenuti e la vendita nel loro, esageratamente nominato emporio, di qualche kilo di zucchero, olio o qualche dozzina di fiammiferi, i genitori di Grego bruciarono tutti i documenti di ogni proprietà, inclusi tutti i soldi avuti, in totale silenzio e discrezione, soffocando le loro grida di disperazione per la mancanza del minimo occorrente per la sopravvivenza del giorno di domani.

Ma questo, vista la confusione creata e la libertà data a quelli della "Securitate" di azionare come ritenevano, piuttosto secondo i propri criteri e poteri, i contadini solo presunti che fossero "chiaburi" venivano puniti e umiliati davanti a tutti, per scoraggiare ogni ribellione e far vedere a tutti i pericolosi per il regime.

Non perdevano alcuna occasione, come per esempio portare con la forza le donne e le persone anziane, anche malate, di domenica mattina, a pulire le strade e gli spazzi circondanti, in modo che tutta la gente che passava per andare in chiesa per la messa li vedessero mentre erano spintonati, offesi, umiliati.

I genitori di Grego avevano fatto quello che avevano ritenuto il meglio, in quella data situazione, in quel dato momento.

Il padre soffri cosi tanto che si ammalò e morì quando Grego, il più piccolo dei cinque figli aveva nove, dieci anni.

La madre non stava affatto meglio, anno dopo anno l'accaduto e la morte del marito la indebolì affinché anche lei non poté più gestire la casa, la terra.

La difficoltà del vivere di tutti i giorni, la sopravvivenza erano strazianti.

L'unica soluzione era che Grego si prendesse una moglie, rimanendo in casa dei genitori, come d'usanza per il più piccolo dei nascituri, ma una moglie brava, capace di portare avanti la baracca e soprattutto gran lavoratrice, per tutte le faccende e per la terra.

In effetti, quando la famiglia decise che Kathelene non poteva che essere un'ottima scelta, a tutti gli effetti, ma lei evitava Grego, esausta delle sue insistenze e angosciata di doverlo sposare, le rispondeva, incredulo: "Ma come mai che non mi vuoi?! Ho tanta terra!...", a quale lei, amareggiata, bisbigliava ironicamente: "Ah sì, che gioia, quanto romantico, ti servo solo come mulo per lavorarla ...".

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