Ma tutto questo faceva parte dalla vita quotidiana di famiglia ed era quello che Veronica doveva fare da normale e brava figlia, per mantenere le apparenze del mondo di una famiglia abituale.
Diverso e orribile era invece il proprio mondo di Veronica, tutto suo, in gran segreto custodito dentro di sé, da quando Raul iniziò con il toccarla nelle parti intime, dappertutto e baciarla sulla bocca, toccandosi e strofinandosi addosso il suo corpicino mentre la zittiva minacciandola che se scuote un solo suono arriva il nemico e sarà peggio per lei, di non dire una parola ad anima viva, altrimenti sarà sempre lei a pagare le conseguenze che saranno qualcosa simile alla morte e distruzione sue e dei suoi genitori.
Ecco, secondo lui, il nemico era qualsiasi vivente che poteva scoprire i disgustosi orrori che commetteva, sorprendendolo in flagrante, inclusi i genitori di Veronica, chiunque, nominava mai chi fossero i nemici, ma si intendeva che tutti lo erano, tranne lui.
Lei capiva nulla, ma una cosa le era ben chiara: doveva stare zitta, tanto parlava quasi mai.
Quello che le capitava l'aveva indotta diventare ancora più taciturna di quanto lo era già, era terrorizzata di aprire la bocca per non far venire in qualche modo a galla tutta la verità.
Spesso sua madre, per lavorare a feri di notte veniva accanto al suo lettino e Veronica si svegliava quasi sempre nel pianto sospirato e le grida soffocate dalla madre, per la situazione famigliare e le proprie frustrazioni.
Pensava, rimuginava sempre, Veronica, come avrebbe mai potuto aggiungere anche lei un'altra sofferenza e distruzione alla madre con la sua sofferenza.
Ogni giorno che passava sopportava sempre di meno l'avversione e l'odio per Raul, per quello che lui le faceva e non sapeva accettare, denominare o comprendere.
Kathelene la mandava a fare qualcosa o a portare qualcosa e lei approfittava e nascondendosi si tirava violentemente con le dita la carne dovunque poteva arrivare sul suo corpicino, mordendosi anche.
Desiderava ardentemente farsi a pezzi, tanto si sentiva puzzare di padrino, sporca, insopportabilmente schifosa.
Poi, conseguentemente, ritardando nei suoi compiti, veniva sgridata dalla madre perché moscia, lenta, troppo lenta, incapace di fare qualcosa di buono, dicendole spesso: "Ne avrai grossi problemi nella tua vita per come sei e fai le cose!". Questo le veniva apostrofato anche per gli sbalzi di umore, quando Veronica esteriorizzava l'amore e la felicità per qualche insignificante accaduto, ma poi veniva sopraffatta dagli orribili segreti e ricordi della realtà e così sprofondava nel triste silenzio in poco tempo.
Non c'era nulla da domandarsi se la madre notava i lividi, vivevano in campagna, c'erano tanti occasioni in quali procurarseli.
In famiglia era un continuo urlo e litigi, quasi sempre per le condizioni di grave disagio. Non si ricorderà mai una chiacchierata serena tra i genitori. Se uno lo intendeva e iniziava un tranquillo discorso, l'altro scattava in urli, offese, accusando l'altra di ogni problema avvenuto.
Sì, l'aria di quella casa e del suo cortile sapeva solo di offese, accusazioni, pianti, urli, bestemmie e suoni dei pugni e calci.
Kathelene veniva picchiata assai spesso, cosi almeno Grego riusciva sfogare la sua frustrazione senza soffocare le grida. C'era violenza, molta, troppa violenza per venire aggiunta anche la sofferenza di Veronica.
Arrivò al punto di pensare che cosi è normale, che cosi fanno gli zii, che cosi devono fare e che è solo lei la disgraziata quale non riesce ad accettare il tutto tranquillamente.
La madre era molto premurosa che non mancassero i vestiti ai figli, il caldo, il mangiare, ma troppo presa della propria sofferenza per comprendere e guardare nell'anima della figlia o nei suoi occhi.
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Un destino
General Fiction∞ STORIA VERA ∞ Benjamin Button: "Ho nulla da lasciare, se non la mia storia, che è al quanto singolare", come d'altronde singolare è la storia di ogni individuo. C'è chi lascia delle proprietà, c'è chi lascia denaro in banca, però Veronica, dop...