13. La terza elementare e la prima manifestazione del peggio

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Nella sua testolina, Veronica, pensò che solo studiando molto e riuscendo quindi arrivare ad un elevato livello sociale potrà compensare il fatto di essere disgraziatamente ripugnante, per la sporcizia che se la sentiva entrata in ogni sua cellula.

Ottené il primo premio per la prima classe elementare, ma cosa vuoi che sia, era normale, non era l'unica aver preso il primo premio. Non andarono all'asilo, combinazione proprio in quelli due anni che sarebbero dovuti andare l'asilo del paese non era aperto. La maestra era una bravissima persona, con esperienza e con tanta pazienza e mettendo anima e passione, fecce nel modo che non si sentisse quella mancanza.

Quando era nella terza elementare lo zio le fecce la sua solita visita. La trovò studiando, tanto sapeva gli orari e programmi nei minimi dettagli.

Arrivò già con un'espressione diabolica e lei provò scappare fuori, ma non ebbe tempo. La fermò prima che arrivasse alla porta, la mise con la forza sul tavolo della camera e freneticamente, ansimando, nel prossimo attimo, strappandole le mutandine, provò a penetrarla.

Era la prima volta che arrivò fino a quel punto.

Se fino in quel momento avrebbe voluto che per miracolo la sua vita smise di esistere, allora lo voleva più di ogni cosa al mondo.

Iniziò a dimenarsi con tutte le sue forze di una bambina di nove anni, lottando contro un uomo molto alto, robusto e forte, mentre annegava nelle proprie lacrime, avrebbe voluto avere la forza di urlare, di non soffocare più le grida, che qualcuno venisse a salvarla, ma non riusciva che emettere dei versi. Il padrino le teneva una mano fortemente sulla bocca e con l'altra le controllava e bloccava i movimenti.

Lottò e si dimenò affinché, impazzito, non riuscendo nel suo intento la gettò violentemente per terra. Lei si rannicchiò e, rimase a soffocare nelle sue lacrime, in quasi incoscienza, vagando in un tunnel senza il più pallido fiocco di luce, in un labirinto senza una via di uscita, mentre lui, poveraccio, insoddisfatto, se ne andò sbattendo la porta.

Non è mai troppo, c'è sempre posto per peggio, per quanto impossibile possa sembrare.

Non importarono i rimproveri della madre quando si rifiutava di ubbidire e andare a trovare o sbrigare qualche commissione per Raul, non importava più nulla. Avrebbe potuta menarla fino alla morte, niente importava più, anzi, pregava che capitasse in qualche modo.

Quello che non le dava pace era l'incapacità di comprendere l'atteggiamento della sua madre quale le imponeva di andare da loro, senza chiedersi sul perché mai la figlia fa di tutto per non assecondarla.

Per quanto fosse determinata a studiare, quell'anno non poté concentrarsi e i risultati scolastici erano evidenti: risultò la sesta della classe. Era tanto che non fu bocciata, ma fecce degli sforzi immani perché questo non accadesse.

Nessuno aveva indagato a fondo sul perché. La conclusione unanime era che non ha studiato, niente di più chiaro, logico e semplice. Solo sguardi e parole di rimprovero perché non si fosse impegnata abbastanza, tutto qui.

Per questo, la madre le impose di studiare a voce alta per sentirla e conseguentemente starne certa che lo facesse sul serio. La figlia segui minuziosamente le nuove regole, senza fare una piega, anche quando la madre non era presente.

Veronica era nella quarta elementare quando vide entrare nel cortile uno dei fratelli di sua madre, che la chiamò, le disse qualcosa sottovoce e nell'attimo dopo Kathelene scoppiò in un pianto struggente. 

Quella era la prima volta che Veronica vide sua madre piangere tanto forte, non soffocando più il suo smisurato dolore. Per quanto lo fosse quella "senza baci e abbracci", venni da sua figlia e la abbracciò fortemente, bisbigliandole fra gli singhiozzi che è mancato il nonno, cioè, il suo padre.

Fu una immensa perdita per la famiglia e un dolore incolmabile per tutti i compaesani e oltre, nonostante aveva 84 anni. Era molto in gamba, lavorava da solo la terra e seguiva ancora ogni lavoro necessario. Era andato nel giardino alle prime ore di mattina per zappare e sentendo un malore imprevisto provò rientrare nel cortile per appoggiarsi su qualche sedia, ma crollò a terra prima di raggiungerla e furono i suoi ultimi attimi di vita. Ebbe un infarto che non gli diede scampo.

 Con lui fu seppellito uno dei mentori spirituali più valorosi della zona.

La madre soffrì tanto, pianse ancora per lunghe notti, trattenendo i gridi di angoscia, vicino al letto di Veronica, che si sentiva in pena e in dovere di alleviare l'afflizione della madre come poteva, almeno dandole retta e fare la brava.

***

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