Chapter thirteen.

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Area verde di Tamachi, stato di Korijotai. 2 febbraio, ore 19.20.

Rin non aveva paura delle armi da fuoco.

Da piccola, il nonno la portava sempre a caccia con sé, insieme ai suoi adorati cani da ferma, pronti a puntare il volatile nascosto tra le foglie per poi farlo scendere dal ramo e condurlo in cielo aperto, dove l'esperto cacciatore, avrebbe poi mirato e colpito l'animale per farne un suo bottino. Cibo assicurato e cotto sapientemente dall'estro culinario della nonna, che aveva tanti figli e nipoti da sfamare e accontentare.

Non temeva i lunghi fucili da caccia a doppia canna, le carabine con il mirino di precisione che non lasciavano scampo alle bestie più grosse e più facili da rintracciare.

Quando il nonno si posizionava con l'arma che gli sfiorava il viso e l'occhio che quasi aderiva al mirino, lei si tappava le orecchie perché quel rumore era davvero forte, ma non le faceva paura. Era solita raccogliere i bossoli vuoti delle cartucce che saltavano fuori dopo il rombo, e poi, insieme, aspettavano che il loro cane riportasse ai padroni il premio di caccia. Rin, come ricompensa per l'ottimo lavoro, metteva sempre dei biscottini nello zainetto da porgere al suo animaletto a quattro zampe.

E poi, mano nella mano, se ne tornavano a casa tutti insieme, pregustando i manicaretti che la nonna avrebbe preparato per loro sulla tipica tavola imbandita.


Mai aveva mai percepito una minaccia in quegli spari.

Tantissime persone nel corso della storia, dovettero per forza procurarsi il cibo per mezzo di armi da fuoco, e c'era chi era costretto a farlo anche nel mondo moderno. Non tutti erano dei privilegiati e industrializzati come lei. Era soltanto un modo come un altro per sopravvivere.

Chissà perché le vennero in mente quei ricordi proprio in quel momento.

Chissà perché, quando i suoi occhi magenta incrociarono quelli neri e rabbiosi dell'uomo armato in mezzo alla folla in preda al panico, ebbe un presentimento nettamente diverso rispetto ai ricordi della propria infanzia.

E che cos'era quell'oppressione a livello del torace?

Era sola su quel palco, un bersaglio facile, alla mercé di chiunque avesse voluto fare del male. Sapeva che avrebbe dovuto indietreggiare, non era sicuro di stare lì, eppure le sue gambe si bloccarono, i suoi battiti si fecero improvvisamente più veloci fino a farle mancare il fiato, e una serie di tremori le paralizzò definitivamente la colonna vertebrale.

Rin aveva paura.

Ne ebbe la conferma quando il malvivente, con un ghigno sadico che gli fece alzare appena l'angolo della bocca, la puntò con la sua calibro ventidue, prese la mira e il suo dito indice si posizionò sulla guardia del grilletto.

Si arrese, Rin. Ormai sopraffatta da un destino fin troppo inaspettato e crudele.

Le palpebre si appesantirono e tra ricordi e rimorsi, sospirò a lungo, sentendo le forze abbandonarla completamente.

"Era fatta", pensò.

Eppure, aveva così tanto da scoprire e imparare. Da dimostrare.

Ventisei anni erano ancora pochi per delineare il futuro di una persona, inclusa la sua carriera e i successi.

Gli amori.

Un vero peccato per chi non aveva ancora affrontato l'argomento né a parole né con i fatti, ma si ripeteva sempre di non essere portata per quelle cazzate.

Lei avrebbe fatto innamorare tutti i suoi schiavi, per poi mollare loro una bella pedata nel culo e farli rigare dritti senza mai voltarsi indietro. Permetteva a tutti di entrare dentro di sé, ma mai a nessuno di entrare nel suo cuore.

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⏰ Ultimo aggiornamento: Feb 06 ⏰

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