🌻Capitolo 4 - anatra al miele

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Anno 3050 circa, maggio

I battenti del portone che conduceva alla sala del trono erano spalancati, come a indicarci la via. La stanza era ancora più grande di quella d'ingresso, decorata con lo stesso stile policromo e gremita di guardie regie che fiancheggiavano le pareti laterali. Non sapevo che Lloyd avesse un tal numero di guerrieri ma, pensandoci bene, era una delle poche contee ad avere una vera e propria accademia militare e un esercito ben guarnito.

Mentre io e Keta camminavamo verso il fondo della sala e i nostri passi riecheggiavano in tutte le direzioni, il re – lo riconobbi solo perché era seduto sul grande scranno color mattone – era impegnato in una conversazione con tre figure, due delle quali erano il bardo e il figlio di Halos. Il terzo era un abitante di Lloyd, forse il suo miglior guerriero, nonché un ragazzo alto e abbronzato, con capelli biondo oro lunghi fino poco sopra le spalle. Grazie al mio udito molto sensibile, sentii la domanda che il re rivolse al bardo.

«Sei sicuro di voler essere tu ad andare? Non so cosa potreste trovare.»
«Certo, Sire» ribatté con fermezza il figlio di Iliwa, portandosi una mano al petto dove era appuntata una spilla dorata di cui non riuscivo a distinguere la forma.
«Non hai mai impugnato una spada, che io sappia. Come farai a difenderti in caso di attacco?»
«Una volta ho provato a lanciare con la fionda...  In ogni caso, devo estinguere il mio debito, non posso tirarmi indietro.»
«Quale debito? Ti sei rifiutato di strimpellare a una festa di corte? O hai rubato a qualcuno uno strumento musicale? Pensi solo a quelli» si intromise Flick. Indossava gli stessi vestiti di poche ore prima. Mi augurai si fosse lavato i capelli, almeno.
«Io non sono un ladro» tagliò corto l'altro, non rispondendo di fatto alla domanda. Oltre alle sue parole, potevo sentire i suoi battiti cardiaci accelerati, come se il cuore stesse tremando. Ma non serviva un udito fuori dal comune per capirle quanto fosse agitato: i suoi occhi virarono altrove, non riuscendo a sostenere la conversazione, e una delle sue scarpe giganti iniziò a tamburellare sul pavimento. In una sola di quelle, Flick avrebbe potuto infilare entrambi i piedi uno in fila all'altro.

Il guerriero di Lloyd, alla destra del trono, si chinò all'orecchio del re per sussurrare: «Una ragazza? Davvero ci mandano una ragazza per un'impresa reale?»
«Se il sovrano di Specchialuce ha sentenziato l'invio di una ragazza, sarà stato perché era più saggio così» asserì l'altro uomo, con un tono che non ammetteva repliche. Finalmente qualcuno che mi dà credito... più o meno, pensai.

Quando fummo a pochi metri da loro, io e Keta ci inchinammo. Mi stupii di quanto il re di Lloyd fosse giovane, quello di Specchialuce avrebbe potuto essere suo nonno. Da vicino, ammirai la sua complicata capigliatura: i lunghi capelli del colore del mais erano tirati all'indietro da decine di forcine e intrecciati con gli steli di campanule lilla a formare una rete dalla geometria precisa.

Fece un cenno al suo guerriero per dargli un ordine, poi si alzò e si rivolse a noi: «Benvenuti alla Roccaforte Albore. Come penso già sappiate, io sono Foilir, re di Lloyd. Mi auguro che nelle vostre stanze abbiate trovato tutti i comfort che vi erano necessari. Prego, seguite Atoldir, il vostro futuro compagno di viaggio; vi guiderà nella sala da pranzo dove potrete rifocillarvi».

Flick si passò la lingua sulle labbra. «Oh, sì! Sto morendo di fame! Non vedo l'ora di assaggiare la famosa anatra in salsa di miele che si dice essere tanto deliziosa!» farneticò e si gettò nello spiraglio che Atoldir aveva appena creato aprendo una porta alla nostra sinistra. Mi accorsi che il ragazzo aveva stretto un pugno per trattenere la rabbia; credo che avrebbe voluto tirarlo in testa al ladruncolo.

Mi accodai al bardo per entrare nella sala del banchetto. Nel momento in cui gli passai davanti, lo sguardo di Atoldir si fece incendiario, come se i suoi occhi blu si fossero trasformati in due fiamme innaturali. Gli rivolsi l'occhiata più truce che mi riuscì, pensando che stuzzicarlo con uno sgarbato "cos'hai da guardare?" non fosse un'idea intelligente con il re a due metri di distanza.

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora