Capitolo 19 - si entra in scena!

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Tempo presente

Hora

La mia spada rilucette appena sguainata, nonostante fosse pomeriggio inoltrato. Mentre io, Keta e Atoldir ci incamminavamo verso la nostra ipotetica fine, il figlio di Aliteo mi domandò, accostandosi a me: «Hai problemi anche a uccidere i Troll?»

Le creature avevano rallentato il passo vedendoci arrivare, ora ci separava solo meno di una cinquantina di metri. I loro volti grandi quanto zucche giganti erano deformati in grugni animaleschi, dominati da folte sopracciglia. Facendo due calcoli veloci, ne contai una decina, che significava almeno tre a testa. Alcuni erano armati di mazze, altri di tronchi, chi non aveva nulla sfoderava gli enormi e tozzi pugni.

Prima di rispondere a Keta, mi domandai se provassero dei sentimenti, se soffrissero per la perdita dei loro cari. Mi resi conto di non ricordare se i Troll fossero creature generate dal Dio Maat, oppure se procreassero come gli animali e avessero quindi dei "genitori". Ad esempio, i Grandi Nibbi di Espaea erano stati plasmati da Thas in origine, ma poi avevano iniziato a riprodursi normalmente e ora sono considerati esseri viventi senzienti. Ad ogni modo, che potessero provare dolore o meno, si trattava di scegliere tra la loro vita e la nostra.

«Credo che in questo caso farò un'eccezione. Non sono umani, alla fin fine.»

Un secondo prima dello scontro diretto, Atoldir urlò: «Finalmente un po' di battaglia! Mi stavo proprio annoiando!» e si gettò addosso a un Troll con la sua ascia affilata proiettata in avanti.

Partii anch'io e, da quel momento in poi, non feci quasi più caso ai miei compagni. La mia mente si focalizzò su un'idea soltanto: sopravvivere.

Saltai con la spada alta sopra la testa, probabilmente urlando, ma l'essere a cui stavo puntando usò la sua clava per bloccarmi. Il colpo fu talmente potente da frantumare la sua arma, senza tuttavia danneggiare il mostro. Schegge di legno si sparpagliarono ovunque coprendomi la visuale. Mi allontanai per non essere colpita, ma subito captai un'altra presenza dietro di me. Roteai e colpii alla cieca, ferendo lievemente il nemico che prima mi stava alle spalle.

Fronteggiai contemporaneamente entrambi i Troll per alcuni minuti. Uno tentò di tirarmi un pugno dall'alto, così mi scansai e lo tagliai sulle nocche; l'altro mi sferrò un colpo diretto alle gambe, ma riuscii a evitarlo in tempo saltando via. Facevo avanti e indietro, su e giù con la spada, ma non riuscivo a sferrare colpi mortali dovendo tener d'occhio due avversari.

Quando la stanchezza iniziò a farsi sentire e il respiro divenne un po' affannato, cercai di allontanarmi in modo da doverne affrontare uno solo per volta. Infilzai la spada nel braccio di uno e poi corsi attirando l'attenzione dell'altro.

Questo mi seguì, tuttavia non andò proprio come previsto. Il mio nemico mi afferrò da dietro con una delle sue manone zeppe di peli sulle dita e mi sollevò ad altezza del suo volto. I suoi occhi neri e infossati, come se non dormisse da giorni, erano proprio davanti ai miei. Sembrava non avesse le palpebre, o comunque che non le sbattesse mai. Potevo sentire il suo alito al sapore di broccoli da quanto ero vicina.

Preparai un altro colpo, mirando alla testa della creatura mentre ero a mezz'aria, ma essa si ritrasse e mise la mano libera davanti alla faccia, cosicché gli tranciai un polso anziché colpirlo alla nuca. Ululò di dolore e mi scagliò per terra a diversi metri di distanza. Rotolai per attutire la caduta, graffiandomi tutte le braccia e sentendo la ferita alla spalla che si lamentava. Mi fermai ai piedi di un altro Troll che, vedendomi distesa, cercò di calpestarmi.

Mi spostai sui gomiti e il piede mi mancò, ma subito il mostro mosse il braccio con cui brandiva un grosso pezzo di legno e fece per colpirmi mentre ero ancora stesa al suolo. D'improvviso si bloccò e una lama azzurra gli uscì dal petto per poi ritirarsi subito dopo. Mi segnai mentalmente di ringraziare Keta se fossimo arrivati entrambi alla fine dello scontro.

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora