Epilogo

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«Per tutti i peli di Halos! Che confusione!» esclamò Flick, portandosi le mani sulla nuca. Era vestito elegante per l'occasione: indossava una specie di corpetto abbottonato fin sotto al collo e palesemente troppo largo per lui, con dei pantaloncini a sbuffo. Essendo lì da qualche giorno, aveva potuto sistemarsi e lavarsi per bene i capelli, pettinandoli all'indietro. Viste le sue umili origini, non doveva aver mai avuto il privilegio di partecipare a un'adunanza regale, perciò aveva preso in prestito gli abiti a qualche bambino di Lloyd. Si mise in piedi sulla sedia per poter sembrare più alto, poi annunciò: «Necessito di un riassunto.»

Annuimmo quasi tutti, chi con fare annoiato, chi divertito. Il bardo cercò di farlo sedere a modo, ma ormai Flick era fuori dal suo controllo. «Vediamo un po'... quindi tu» iniziò, puntando un dito verso Chandra. «Hai diffuso nell'acqua della Roccaforte Frammento una pozione che ha trasformato i figli di Maat in piccoli vulcani eruttanti.»

Tutti gli occhi erano rivolti verso la donna, di cui si poteva scorgere a malapena la parte superiore del busto a causa delle dimensioni del tavolo, troppo grande per una figlia di Seshat. Il suo volto colpevole era però ben visibile.

«E hai stregato lui» continuò, indicando verso la parte opposta del tavolo dove si trovava Pin. «Per poterci spiare... per questo è pieno di amnesie.»
Il figlio di Seshat era ancora più pallido e smagrito di quando lo avevo conosciuto qualche giorno prima. Aveva confessato di non ricordare nei dettagli cosa fosse successo alla Roccaforte, quando lo avevo trovato bruciacchiato nel cortile: infatti, Chandra gli aveva modificato i ricordi per condurci alla Palude Velenosa.

«Hora, tu...» mi riscosse Flick, additandomi, «hai preso parte al nostro viaggio per arrivare a Ibya e... e non ho capito bene il perché. Uno scopo nobile o un tuo capriccio?»
Abbassai la testa. All'inizio credevo di agire in nome di tutti gli abitanti di Deidre, pensavo di avere la possibilità di renderla un posto migliore permettendo le unioni tra contee. Tuttavia, in fondo lo avevo fatto per espiare il mio senso di colpa per la morte di Edric. Volevo rimediare, e quella mi era sembrata l'occasione per riscattarmi. In quel momento, non riuscii a dire nulla di tutto ciò. Sperai che il racconto che avevo appena esposto fosse stato abbastanza chiaro. Avevo combinato un bel casino: per quanto non avessi fatto tutto da sola mi sentivo comunque responsabile.

Flick, forse mosso da quel poco di affetto che ancora provava nei miei confronti, decise di togliermi dall'impiccio guardando alla sua destra dove sedeva il bardo. «Anche tu hai approfittato della missione per metterti in viaggio e consegnarle quel... non ricordo il nome... beh, si è capito...»
«Lo stilo» interloquì Keta, paziente.
«Sì, ecco, quello. E per farlo hai inventato la scusa di dover controllare me! Pensa un po' che infame, che codardo, che...» Fu costretto a bloccare il suo sproloquio dal figlio di Veive stesso che lo interruppe: «Lo so, Flick, hai ragione. Ti ho usato, mi dispiace... mi dispiace davvero... e mi dispiace anche di aver fatto la spia, non conoscevo la tua storia ed ero preoccupato per Lucy...»

La giovane principessa non diede segno di essersi accorta di esser stata nominata. Era coperta da un lungo vestito bianco con motivi floreali ricamati sul corpetto. Le maniche erano lunghe e larghe, strette a livello dei polsi con del pizzo. Indossava dei guanti per coprire le mani e un cappello con un velo candido a nasconderle il volto, nonostante facesse davvero molto caldo e tutti conoscessimo il suo segreto, oramai.

«Di quello non ti dispiace affatto, secondo me!» lo rimbeccò Flick. «Lo hai fatto perché eri geloso! Che poi, geloso di cosa? Lucy non ti calcola neppure!»

La verità sbattutagli in faccia in maniera così diretta fece assumere al bardo un'espressione abbattuta, credo si stesse trattenendo dal piangere davanti a tutti. «I-io credevo che fosse coinvolta in qualcosa di losco, dovevo dirlo a suo padre...»

La figlia dell'IngannoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora